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Il Comune di Todi, ancora una volta, sceglie di affidarsi a graduatorie esterne per la ricerca di un istruttore amministrativo, aderendo, prima, alla piattaforma ASMEL (D.G. n. 203 del 31/07/2025) e poi, più di recente, alla procedura di interpello D.D. n. 991 del 09/10/2025, gestita da una comunità montana salentina.
Dietro la promessa di procedure più rapide e meno costose, però, si nasconde un modello di reclutamento che priva l’Ente della possibilità di scegliere con consapevolezza i propri collaboratori.

Queste selezioni, basate su prove online e su elenchi di idonei provenienti da altre Regioni, non tengono conto della reale necessità dei Comuni di formare del personale qualificato. Chi viene assunto tramite graduatorie esterne spesso percepisce l’incarico come temporaneo e, non di rado, dopo pochi mesi partecipa ad altre procedure di selezione lasciando l’Ente e, di conseguenza, vanificando tempo, risorse e investimenti formativi. Il Comune dovrebbe invece tornare a bandire concorsi propri, mirati non solo alla valutazione delle competenze tecniche ma anche alla capacità generativa dei candidati.

Si parla spesso di contenimento dei costi, ma va ricordato che l’intera vita lavorativa di un istruttore pesa sulle casse pubbliche per oltre un milione di euro. In questa prospettiva, organizzare un concorso locale rappresenterebbe un investimento strategico in capitale umano. Difficile, però, parlare di oculatezza amministrativa in un contesto dove si scialacquano quattro milioni di euro per un impianto di risalita del tutto inutile o centinaia di migliaia di euro in eventi culturali senza alcuna analisi costi-benefici.

Delegare a terzi la selezione del personale non è strumento di semplificazione, ma un ulteriore passo verso la perdita di autonomia di una città che sembra rinunciare alle proprie ambizioni e alla capacità di programmare il proprio futuro e il proprio destino.

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