Oggi il 58% del cotone, il 66% del mais e il 93% della soia negli Stati Uniti provengono dagli OGM di una notissima multinazionale, così come la maggior parte degli OGM presenti negli altri continenti.
Prodotto dalla stessa impresa multinazionale il glifosato, l’erbicida più diffuso al mondo. Dall’azione erbicida di questo diserbante gli ogm della multinazionale sono immuni.
Un successo per i semi ogm durato meno di 15 anni, che ha cambiato anche il modo di fare agricoltura, e che sembra sia sul viale del tramonto.
La stessa multinazionale ammette finalmente che “c’è un problema” dichiarando che il suo erbicida da solo non basta più a fermare le infestanti e starebbe rimborsando agli agricoltori 24$ per ettaro al fine di tenersi stretto il mercato, in attesa di trovare soluzioni.
Il problema è che, illusi dalla nuova scienza genetica, si è sottovalutata la capacità degli organismi naturali di organizzarsi e rispondere alle modificazioni ambientali.
Una decina di erbe infestanti, infatti, sono diventate resistenti all’erbicida .
Quella volgarmente chiamata l’erba dei maiali ha fatto di più: sta avendo uno sviluppo abnorme assumendo strane forme ma soprattutto crescendo in modo quasi mostruoso. Sarebbero state descritte situazioni in cui la pianta infestante cresce ad un ritmo di cinque centimetri al giorno superando i due metri e producendo rami che danneggiano le lame delle mietitrebbie..
Le colture maggiormente colpite sono quelle della soia e del cotone in ragione di quasi 6 milioni di ettari coltivati solo negli Stati Uniti su un totale di circa 22 milioni, ma gli esperti dicono che è solo una questione di tempo perché “l’epidemia si diffonda”.
Al momento l’unica soluzione tentata è stata quella di assoldare un esercito di braccianti per diserbare i campi con la zappa.
Conseguenza: la soia costa 60$ in più per ettaro e 140$ il cotone mentre i rendimenti sono calati del 20-30%, perché le erbe infestanti hanno ripreso, dopo poche settimane, a riprodursi più forti di prima.