Nero è il panorama anche per l’Umbria dove a settembre vengono segnalati 7 decessi sul lavoro (nona posizione tra le regioni italiane per incidenza sulla popolazione lavorativa: Terni con tre morti è 22ma tra le province e Perugia con 4 è 69ma) ben consapevoli che ottobre poi è stato tragico.
Secondo i dati dell’osservatorio mestrino, in nove mesi sono state 403 le vittime sul lavoro nel nostro paese, contro le 381 dei primi nove mesi del 2010. Rimane costante, purtroppo, l’incremento dei decessi pari al 5,8 per cento.
Dati che renderanno amara la bocca del Ministro del Lavoro Sacconi, atteso oggi a Perugia per l’inaugurazione della nuova sede dell’Università dei Sapori
La Lombardia, continua a tenere le fila delle stragi sul lavoro, seguita da Veneto, Emilia Romagna , Piemonte, Toscana, Sicilia, Campania e Lazio. Dati, comunque, che potrebbero per vari motivi essere sottostimati.
Come potrebbero essere falsati anche i dati rispetto alla popolazione lavorativa per il vasto fenomeno del nero o delle morti delle persone che lavoravano per hobby, come i tanti anziani agricoltori falciati dai loro vecchi trattori sui campi di casa.
Con questo raffronto, comunque, ad indossare la maglia nera e’ la Valle d’Aosta, mentre il peggior dato a livello provinciale arriva da L’Aquila.
Gli incidenti mortali in agricoltura sono al solito i più frequenti (38,5 per cento del totale); il 22,8 per cento nelle costruzioni.
Quarantenni e cinquantenni i piu’ a rischio (44,3 per cento dei casi). Gli stranieri che dall’inizio del 2011 hanno perso la vita al lavoro sono 50, il 12,5 per cento. Le donne decedute sono 7 in nove mesi.
Analizzando le cause di morte si scopre che la caduta dall’alto continua a rimanere la più frequente con il 24,8 per cento dei decessi sul lavoro. Seconda è il ribaltamento di un veicolo o di un mezzo in movimento (22,1 per cento dei casi); terza lo schiacciamento dovuto alla caduta di oggetti pesanti sulle vittime (18,4 per cento).









