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Sarebbero queste le cause del crollo del dicembre 2010 secondo i periti nominati dalla Procura di Arezzo
diga_montedoglio-crollo

Molte delle speranze che in Umbria erano riposte nell’utilizzo dell’acqua contenuta nell’invaso di Montedoglio sembrano destinate a svanire almeno per qualche anno.
Molti lo sospettavano, ma adesso per il Procuratore della Repubblica di Arezzo ed i tecnici che erano stati incaricati di redigere una perizia (Enzo Boschi, Paolo Salandin, Pietro Sembenelli Groppo, Antonio Turco e Renato Vitaliani)  sulle cause del crollo del 29 dicembre 2010 è una certezza che ci sono stati errori sia nella fase progettuale che in quella esecutiva.
Tra le due cause non si sa quale sia la più preoccupante, perché ora bisognerà indagare anche quali altri dighe hanno avuto gli stessi progettisti e le stesse imprese costruttrici, soggetti che peraltro quando saranno “presi di petto” sicuramente metteranno in campo i loro periti per sostenere il contrario di quelli del Procuratore.

Nelle perizia è stato escluso che nell’evento possano aver influito terremoti o piene eccessive ma sarebbe stato accertato che i famosi “conci” crollati erano stati infiltrati dall’acqua a causa di una eccessiva permeabilità del cemento.
E’ presumibile che lo stesso problema abbiano anche i conci rimasti in piedi mentre la parte di diga costituita da un terrapieno non sembra abbia problemi.
Con queste premesse l’invaso dovrà restare semi-vuoto o semi – pieno cioè contenere circa 80mila metri cubi d’acqua anziché i 150mila previsti al massimo livello

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