In effetti le differenze nei risultati sono abissali e sorge il dubbio che sia in corso un “colloquio” tra chi parla di mele e chi discute di pere perché pare impossibile una tale diversità per la stessa malattia a meno che “l’aria” italiana non sia profondamente diversa da quella polacca.
Sono state trovate lesioni in una sola vena nel 43,5%, in due vene nel 49,5% e in tre vene nel 3,1% dei pazienti. Sono state riscontrate patologie venose nella vena giugulare interna destra nel 64% dei pazienti, nella vena giugulare interna sinistra nell’81,7%, nella vena sinistra brachiocefalica nell’1%, e nella vena azygos nel 4,9%.
I pazienti sono stati sottoposti a venografia ( una metodologia che gli autori ritengono “gold standard”, con catetere delle vene giugulari interne, delle vene brachiocefaliche e della vena azygos.
Sono stati considerati patologici i seguenti risultati: assenza di deflusso, deflusso rallentato, inversione della direzione di flusso, dilatazione prestenotica accompagnata da deflusso ridotto, deflusso attraverso collaterali, strutture intraluminali che ostacolano la vena, ipoplasia, agenesia o restringimento significativo della vena.
Secondo gli autori dello studio, le patologie venose sono risultate essere fortemente associate alla sclerosi multipla, tuttavia responsabilmente hanno avvertito che rimane da stabilire la rilevanza clinica di questo fenomeno: cioè capire se le patologie venose sono la causa della sclerosi multipla, per cui la eliminazione della CCSVI risolve all’origine il problema oppure se l’insufficienza venosa sia solo una delle tante conseguenze della sclerosi di cui aggrava i sintomi, per cui la rimozione della CCSVI avrebbe effetti limitati e transitori









