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Secondo medici polacchi l'associazione tra sclerosi multipla ed insufficienza venosa cronica cerebro spinale sarebbe stata provata al 96,1% in un campione di 586 malati, ma gli stessi sanitari non si pronunciano sulla rilevanza clinica del fenomeno
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Mentre sul metodo Zamboni  ( CCSVI- Sclerosi multipla) ci si appresta, anche in Umbria, ad iniziare uno studio clinico di grande spessore, i sostenitori di questo metodo annunciano una  “clamorosa”  conferma dei precedenti risultati pubblicati dal professore dell’Università di Ferrara che smentirebbero “alcuni studi diagnostici contrari all’ipotesi di Zamboni condotti con metodologie non standardizzate (Doepp, Baracchini, Centonze, ecc.) tra cui anche quello promosso dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (Aism) che nell’ottobre scorso aveva annunciato alla stampa che "sulla base di dati preliminari, la presenza di CCSVI è stata osservata globalmente in meno del 10% dei soggetti esaminati.”

In effetti le differenze nei risultati sono abissali e sorge il dubbio che sia in corso un “colloquio” tra chi parla di mele e chi discute di pere perché pare impossibile una tale diversità per la stessa malattia a meno che “l’aria” italiana non sia profondamente diversa da quella polacca.
Infatti, secondo il team polacco coordinato dal dr. Marian Simka di Katowice  uno studio per valutare la prevalenza dell’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI) in una coorte non selezionata di pazienti con sclerosi multipla (SM) avrebbe dato i seguenti risultati: anomalie venose in 563 pazienti (il 96,1%) su 586.
Sono state trovate lesioni in una sola vena nel 43,5%, in due vene nel 49,5% e in tre vene nel 3,1% dei pazienti. Sono state riscontrate patologie venose nella vena giugulare interna destra nel 64% dei pazienti, nella vena giugulare interna sinistra nell’81,7%, nella vena sinistra brachiocefalica nell’1%, e nella vena azygos nel 4,9%.

I pazienti sono stati sottoposti a venografia ( una metodologia che gli autori ritengono “gold standard”, con catetere delle vene giugulari interne, delle vene brachiocefaliche e della vena azygos.
Sono stati considerati patologici i seguenti risultati: assenza di deflusso, deflusso rallentato, inversione della direzione di flusso, dilatazione prestenotica accompagnata da deflusso ridotto, deflusso attraverso collaterali, strutture intraluminali che ostacolano la vena, ipoplasia, agenesia o restringimento significativo della vena.

Secondo gli autori dello studio, le patologie venose sono risultate essere fortemente associate alla sclerosi multipla, tuttavia responsabilmente hanno avvertito che rimane da stabilire la rilevanza clinica di questo fenomeno
: cioè capire se le patologie venose sono la causa della sclerosi multipla, per cui la eliminazione della CCSVI risolve all’origine il problema oppure se l’insufficienza venosa sia solo una delle tante conseguenze della sclerosi di cui aggrava i sintomi, per cui la rimozione della CCSVI avrebbe effetti limitati e transitori
 

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