Il rapporto finale dello studio “Il modello di monitoraggio ambientale e socio-economico per l’integrazione del principio di sostenibilità nella programmazione regionale” è al centro di un vivace dibattito dopo la pubblicazione di un articolo da parte di “Tam Tam”, sia sulla prima pagina del mensile di luglio che su questo portale on-line.
Un commento critico del sindaco di Monte Castello di Vibio, Roberto Cerquaglia, ospitato nella sezione “lettere e interventi” (in data 29 luglio), ha spinto Giancarlo Marchetti, responsabile Unità Operativa Tecnica ARPA Umbria, ad inviarci in proposito una lunga nota per chiarire le finalità dello studio.
“Da una parte – si legge nella replica – siamo soddisfatti dell’interesse suscitato perché da sempre auspichiamo il più ampio dibattito sui temi collegati alla sostenibilità dello sviluppo; d’altra parte ci preme sgombrare il campo da interpretazioni che non riteniamo coerenti con le finalità dello studio.
Arpa Umbria e il Dipartimento di Scienze Economico-Estimative e degli Alimenti della Facoltà di Agraria di Perugia, con lo studio realizzato, non hanno ipotizzato percorsi fantasiosi o cervellotici di “classificazione” del territorio regionale ma piuttosto hanno confezionato una metodologia di valutazione in grado di rispondere ad esigenze sempre più complesse di gestione delle informazioni nella programmazione. Da notare, tra l’altro, che il lavoro è stato realizzato su proposta e con la collaborazione della Regione e non per iniziativa sporadica dell’Agenzia.
Il tema della valutazione della sostenibilità, che ci è sembrato subito strategico, non può essere ridotto a semplice “pagella” dei Comuni e chiunque riconduca lo studio ad una banale classifica tra enti, ne tradisce sia la filosofia che gli obiettivi.
Lo studio propone un modello di calcolo che utilizza un metodo di analisi. Tale metodo è basato su indicatori ambientali, sociali ed economici modificabili di volta in volta in funzione delle finalità che ci si propone di raggiungere con l’analisi stessa ed è uno strumento per la lettura integrata delle componenti prese in esame, attraverso la graduale costruzione di indici complessi.
I risultati presentati nell’applicazione descrittiva del modello sono quindi ampiamente modificabili con la semplice sostituzione di uno o più indicatori e non hanno, meglio non devono avere, valore assoluto ma relativo. Il modello ed il metodo non intendono dire chi è il più bravo o il peggiore in qualcosa ma mettere in evidenza eventuali criticità e soprattutto cercare di definire una chiave di lettura integrata della sostenibilità basata su criteri trasparenti e facilmente condivisibili.
Una lettura più attenta dello studio può a nostro avviso chiarire altre perplessità. Gli indicatori scelti, e a volte contestati, sono stati selezionati e discussi ampiamente con gli uffici competenti della Regione proprio per evitare ogni forma arbitraria in merito e per assicurare partecipazione alla messa a punto del modello. Il loro popolamento è stato basato unicamente su dati certi e da fonti affidabili che comprendono ad esempio la Regione o l’ISTAT, i Centri per l’Impiego, oltre ad alcune sezioni agenziali per i dati ambientali relativi a emissioni e pressioni contenuti nell’Inventario regionale delle emissioni o calcolati nella formulazione del Piano di tutela delle acque.
Questi indicatori sono stati utilizzati solo se completamente disponibili a scala comunale, cosa tra l’altro molto penalizzante vista la scarsa presenza di informazioni spesso riscontrata a questo livello. Ad esempio, al momento dello studio, i dati disponibili per la raccolta differenziata a scala comunale erano solo quelli del 2004 e ovviamente oggi, a distanza di tre anni, alcune situazioni locali potrebbero essere significativamente cambiate.
Ciò conferma la natura dello studio che aveva come scopo prioritario di proporre una metodologia che diventasse patrimonio comune dei soggetti coinvolti nella programmazione territoriale e che va al di là del singolo indicatore scelto. Una metodologia che può essere discussa e affinata per un costante miglioramento dello strumento, con contributi costruttivi basati su un’idonea conoscenza dei fatti e nel rispetto reciproco del lavoro che ognuno di noi fa. Approccio questo che in alcuni commenti sembra smarrito senza che sia facile comprenderne i motivi.
Ci preme sottolineare inoltre che il lavoro è stato presentato pubblicamente lo scorso 28 giugno e che il documento è disponibile sul sito di ARPA Umbria. In quella data il lavoro presentato aveva ottenuto un generale apprezzamento e l’Agenzia resta disponibile ad un confronto approfondito con tutti i soggetti coinvolti ed interessati dal modello e dalle metodologie proposte convinti, in buona fede, della volontà di offrire uno strumento utile agli amministratori ed alla popolazione che questi rappresentano per una sempre più coerente e consapevole programmazione territoriale.