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La monosala cittadina non c'è la fa a reggere la concorrenza del Warner Village ed in futuro potrebbe finire per essere chiusa

A Todi il cinema Jacopone è in crisi. La storica monosala della città, aperta da più di 60 anni, va avanti grazie al lavoro di volontariato dei suoi gestori. Non più attività lucrativa ma puro servizio alla città e al suo centro storico. Per fare il punto della situazione abbiamo incontrato il responsabile organizzativo della Cooperativa Jacopone, Fancesco Tofanetti.
Quale è la storia del cinema di Todi? “E’ una delle poche monosale sopravvissute all’ondata dei Warner Village e dei cinema con più di 5 film in continua programmazione. E’ stato il primo della città. Alla fine degli anni ’40 la città aveva più di quattro cinema. Il teatro comunale, San Nicolò, il Cral (Nido dell’Aquila) e infine il vecchio Jacopone. Dopo l’incendio del Vignola venne chiuso, come del resto tante altre strutture di intrattenimento nella città, per motivi di sicurezza. Nel 1984 su invito del Vescovo Grandoni si costituì una cooperativa, chiamata Jacopone, per riprenderlo in mano e ristrutturarlo. Fu fatto un locale a norma senza alcun aiuto del Comune nè di altri enti”.
E la situazione attuale? “La gente che viene a vedere i film è sempre meno. Mamme con i bambini e i ragazzini che ancora non guidano. Di ragazzi tra i 20 e i 30 non se ne vedono. Il calo di presenze va fatto risalire a metà anni ’90. Tra il 2000 e il 2002 le presenze annue sono di 15.000 unità. Poche per sostenere un cinema ma comunque significative per un centro storico che la sera propone poco o nulla”.
La causa di questa crisi? “Sicuramente i grandi cinema nati da pochi anni. Faccio solo alcuni esempi per capire. Il Lilli a Perugia ha chiuso, pure il Modernissimo, il cinema ad Assisi ha chiuso da tempo, Narni fa solo spettacoli l’estate. La concorrenza è schiacciante. Noi facciamo di tutto per soddisfare i cittadini: come quello di riproporre i film del Warner Villane a distanza di 15 giorni ma non basta. A ciò si aggiungono le nuove tecnologie casalinghe che scoraggiano l’uscita al cinema come i Dvd, l’home teatre e il Dolby”.
Il cinema cosa fa per migliorare questa situazione così tragica? “Siamo in nove a lavorare nella monosala. Abbiamo deciso di lavorare come volontari senza retribuzioni, al massimo con qualche minimo rimborso spese. Tutto questo si fa per evitare che il centro muoia. Stiamo concludendo l’acquisto di un proiettore ad alta definizione. Con quello manderemo i Dvd con film che non si trovano più per fare delle piccole rassegne cinematografiche, anche per vedere le partite… magari. Potrebbe essere uno stimolo. La cosa che comunque deve fa riflettere è che i tuderti chiedono sempre molto e poi non frequentano quello che funziona”.

 

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