“Mentre cresce il fabbisogno di personale sanitario e l’esternalizzazione dei servizi relativi negli enti locali, nelle aziende ospedaliere, nelle aziende sanitarie locali e nelle strutture private convenzionate, sono ignoti i costi effettivi sostenuti dalla sanità regionale a seguito delle esternalizzazioni attivate e restano deboli le tutele previdenziali ed assistenziali assicurate al personale dipendente esternalizzato, alle donne, alle puerpere”.
Questa ignoranza del problema è esternata dal consigliere regionale Udc dell’Umbria, Enrico Melasecche in una sua interpellanza, con la quale chiede che la Giunta regionale spieghi quali controlli sono stati finora esercitati.
La risposta è nel motivo per cui le criticate esternalizzazioni si sono realizzate. Motivo che abbiamo trovato in un pamphlet, che gira per internet e che racconta dei fatti e misfatti di quello che l’autore definisce come “l’universo sottomarino lavorativo”, un universo che potrebbe rassomigliare all’Umbria.
Le privatizzazioni nei servizi pubblici sono state contrabbandate come miglioramento dell’efficienza nell’erogazione di servizi.
Invero nella organizzazione e nella gestione nelle strutture pubbliche ci sono molti problemi, comuni a quelli delle strutture private: ogni manager o dirigente poco illuminato farebbe a meno, molto volentieri, delle problematiche che discendono dalla gestione del personale, l’ideale sarebbe la “fabbrica dei robot” ubbidienti e produttivi 24 ore su 24, 365 giorni all’anno.
Quando la gestione del personale si è complicata per vincoli e regole nate a difesa del lavoratore e qualche volta abusate, il desiderio dei manager di liberarsi del “fattore umano” è aumentato oltre misura.
Ma, come la storia insegna, le “rivoluzioni” si compiono quando si creano alleanze o convergenze eccezionali.
Di eccezionale c’è stato molto negli enti che sono all’attenzione del consigliere regionale.
In primis c’è stato il prevalere della cultura “giuridico contabile” dell’apparenza, dell’apparire aperti al “mercato”.
A partire dagli anni 90 appare bravo chi riduce l’incidenza della spesa del personale dipendente.
Poco importa se contemporaneamente aumenta l’incidenza dell’acquisto di beni e servizi, dove servizi significano personale che opera per un ente ma è organizzato e pagato da un privato che fattura all’ente.
Privato che ovviamente non fa l’organizzazione gratis et amore dei. Risultato quindi: meno “rogne” per l’ente, utile economico per il privato, realizzato aumentando via via i costi per la pubblica amministrazione o mal pagando il personale e/o dando servizi scadenti.
La pressione di quanti hanno visto nelle “esternalizzazioni” un affare da sfruttare, tuttavia, non avrebbe potuto sfondare se non ci fosse stato un altro, decisivo elemento; la possibilità di aumentare e migliorare il sistema politico clientelare.
Le assunzioni del personale nella pubblica amministrazione sono soggette a regole formali, non potenti ed aggirabili, che tuttavia sono un inaccettabile rallentamento per chi vuole imporre propri protetti.
Le assunzioni nelle imprese private non hanno sostanzialmente regole.
Il sogno del “politico” di turno è quindi quello di potersi sbizzarrire nelle “raccomandazioni” senza nulla temere; quindi meglio che pilotare assunzioni di lavoratori nel privato non c’è nulla al mondo.
Ma un tale sistema lega il politico che esternalizza ed il privato che assume: il primo poi dovrebbe controllare il secondo e, come detto nel pamphlet suddetto, questa sì che è la barzelletta dell’anno!
Entrambi: l’esternalizzatore e l’appaltatore devono sostenersi, l’uno non vedendo, l’altro non creando problemi.
Ma l’imponderabile, pur tuttavia ovvio, è in agguato: prima o poi i “beneficiati” dall’assunzione facile dimenticano il loro “peccato originale” e fanno fronte comune con quanti dal sistema sono stati solamente sfruttati o, ma questo è più raro, con l’utenza.