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La Regione ha approvato un finanziamento di 400 mila euro per i lavori della chiesa che sorge a circa 600 metri dall'abitato di Viepri
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Il Sindaco Bruscolotti e l’Amministrazione Comunale di Massa Martana esprimono soddisfazione e gratitudine,  per l’avvenuta concessione da parte della Regione Umbria, di un finanziamento di 400 mila euro, richiesto per urgenti interventi di ristrutturazione concernenti l’Abbazia di S. Maria di  Viepri.

L’abbazia di Santa Maria di Viepri nota come Sancta Maria de Vepribus sorge fuori dall’abitato, a circa 600 metri e sembra sia stata eretta dai signori di Castelvecchio intorno al 1150, al tempo del vescovo di Todi, Attone utilizzando materiale di spoglio di altre costruzioni molto antiche.
Nel 1185 risulta essere alle dipendenze del vicino monastero di San Pietro di Monte Martano (così si deduce da un atto di sommissione dell’abate di questo, Bernardo, all’imperatore Federico Barbarossa). Forse non più benedettina, dal 1275 al 1299 risulta retta da un canonico e paga regolarmente le decime ai collettori pontifici.
Oggi la chiesa è solo una parrocchia, ma nel tempo ha ricoperto il ruolo di plebato e collegiata di un abate e cinque canonici regolari, ed agli inizi del XIII secolo era la pieve del distrutto castello di Monteschignano.

Il riutilizzo di materiale di spoglio di edifici molto più antichi presenti nella zona. Pur avendo subito ampliamenti e rifacimenti posteriori, mostra ancora ben visibile la struttura romanica primitiva. La facciata a due spioventi, è in blocchi squadrati di pietra ed ha un portale a due rincassi, sormontato da una bifora. Ai lati della finestra, in alto, sono murati due frammenti scultorei dei secolo X-XI. Le due absidi attuali, di origine duecentesca sono state ricostruite nel 1940, una è semplice, con coronamento a mensola; l’altra è conclusa da un fregio di archetti su mensole e lesene.
Sono presenti anche dei frammenti scultorei di origine romana (presi dalla vicina via Flaminia) ed altomedioevale, incassati nelle pareti delle due absidi, si notano anche alcuni frammenti di ornati bizantini ed uno scudo rococò del XVIII secolo, segnalante la presenza di frati Agostiniani. Unita con la facciata, a destra, si eleva una massiccia torre campanaria, oggi mozza, la torre romanica si dice sia stata abbattuta da un fulmine e successivamente inglobata nella costruzione adiacente e sostituita da un grande campanile quadrato. L’interno è diviso in tre navate terminanti in tre absidi, separate da una semplice serie di pilastri privi di capitelli. La copertura a crociera, che ha probabilmente sostituito l’originaria copertura a capriate, è sorretta da grandi archi trasversali.
Bella per la purezza delle linee è la zona absidale con presbiterio leggermente rialzato anche se non vi è traccia di sottostanti cripte. Di notevole conserva: un calice finemente cesellato; due tele di Andrea Polinori raffiguranti la Natività della Madonna e la Madonna del Rosario. Sono presenti, inoltre, frammenti di affreschi del XVII secolo.

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