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Le indiscrezioni fatte trapelare lasciano supporre che gli inquirenti abbiano imboccato la pista che porta all'assassino

Dichiarazioni ufficiali da parte degli inquirenti e degli esperti di medicina legale non ve ne sono state finora di nuove, ma le notizie filtrate sugli organi di informazione (alcune delle quali indirizzate forse anche ad arte per aumentare la pressione su eventuali sospetti) disegnano un quadro che, pur non univoco, appare decisamente più complesso di quello iniziale.
Innanzitutto i primi risultati dell’autopsia sul corpo di Barbara Cicioni porterebbero ad anticipare, sulla base dell’analisi dei residui gastrici, l’ora della sua morte (ma c’è anche chi sostiene che in stato di gravidanza vi sono delle alterazioni che potrebbero anche incidere in tal senso). Secondo alcune valutazioni, inoltre, anche la posizione nella quale è stata ritrovata la donna potrebbe non risultare compatibile con le modalità della morte. Una morte che potrebbe essere avvenuta addirittura per stress cardiocircolatorio, dopo essere stata colpita al volto (Barbara aveva il naso tumefatto e altre piccole fratture sul viso) ed aver subito un tentativo di soffocamento.
Contrastanti invece le notizie circa il fatto che sotto le unghie della donna siano stati trovati residui di capelli (qualcuno ha scritto impropriamente addirittura di una ciocca), frutto di una probabile colluttazione, elemento che se confermato porterebbe direttamente all’identificazione del dna dell’assassino. Sempre secondo indiscrezioni, i carabinieri del Ris non avrebbero rilevato impronte di scarpe estranee di quella che un’informativa interna descrive come la “cerchia familiare”. Ed è per questo che gli investigatori hanno passato l’intera giornata di ieri a Compignano per riverificare e scandagliare testimonianze e dinamiche. La pista di una banda di balordi, magari stranieri, sembra a questo punto poco convincente, a meno appunto che non abbiamo potuto contare su un “basista” in grado di fornire informazioni fin troppo dettagliate. Da qui anche la verifica messa in atto dai carabinieri sui tabulati del traffico telefonico nella zona.
La circostanza che il furto possa essere stato portato a termine dopo l’uccisione della donna (con la ricerca della chiave e l’apertura della cassaforte) appare piuttosto inverosimile, mentre l’ipotesi che sia avvenuto il contrario confermerebbe il fatto che Barbara Cicioni conosceva chi da lì a poco gli avrebbe tolto la vita.
Gli interrogatori per chiarire questi aspetti sono proseguiti ieri incessanti, rivolti sia ai familiari che ai dipendenti dell’azienda agricola e delle due lavanderie di famiglia, oltre che nei confronti della colf extracomunitaria in servizio da circa un anno. “Il fulcro delle indagini rimane la casa”, ha confidato un investigatore a “Repubblica”, quotidiano dove si fa notare pure che “i carabinieri del Comando Provinciale di Perugia sono stati impegnati nella più strana caccia all’uomo che si ricordi: non c’è infatti un solo posto di blocco in tutta la zona”.
La sensazione, insomma, è che i magistrati un’idea dello svolgimento dei fatti l’abbiano avuta chiara in mente fin dal primo momento e che stiano ricostruendo lentamente il mosaico in grado di incastrare chi ha ucciso – è bene non dimenticarlo – non una ma due persone: una donna e una bambina che sarebbe nata da lì a poco.

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