Tra le tante reazioni e commenti seguiti alla presentazione del Relazione annuale al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia, presentata dal ministro per la Solidarietà Sociale Paolo Ferrero ve ne una che induce a riflettere. Secondo il deputato dell’UDC Giovanardi è stato “mistificatorio e culturalmente sbagliato l’aver inserito per la prima volta nella “relazione” il tabacco e l’alcool che nel nostro ordinamento non sono considerate sostanze illecite: non è possibile mettere assieme eroina e lambrusco”.
Eppure dai dati presentati emerge che secondo le ultime stime dell’Istituto Superiore di Sanità, ogni anno in Italia circa 24.000 decessi sono associati all’alcol e riguardano più di 17.000 uomini e circa 7.000 donne. Si evidenzia un tasso di mortalità di 35 decessi su 100.000 abitanti per i maschi e di 8,4 decessi per le donne attribuibili all’alcol. L’Istituto Superiore di Sanità stima, inoltre, che circa 80.000 decessi ogni anno sono attribuibili al fumo, pari a circa il 14% di tutte le morti. Più del 34% di tutte le cause di morte attribuibili al fumo di sigaretta colpisce soggetti di 35-69 anni. Solo 517 i morti per droga.
La prima cosa che si rileva è che mentre per abuso di alcool e fumo le istituzioni sanitarie italiane riescono a valutare quanti sono i casi di morte “associati” all’abuso di queste sostanze, cioè causati indirettamente da loro, non riescono a rilevare altro che coloro che perdono la vita direttamente ed immediatamente dopo aver assunto droghe. Questa è una grave mancanza, che induce a ritenere che la probabilità di “lasciarsi la pelle” sia molto ridotta. Non è sicuramente così, ma occorre che il sistema si svegli e calcoli anche le morti associate all’uso delle droghe, perché altrimenti sono solo “grida manzoniane” quelle di chi predica che “la droga è morte”.
E questo appena accennato è l’aspetto relativo ai “tossici”, la considerazione che si dà alla loro vita, che sembra diversa mentre del tutto eguale è l’esistenza grama, quanto meno, di un alcolista cronico ed un eroinomane cronico. Ed anche il loro aspetto esteriore, il loro trascinarsi per strada biascicando ed incutendo timore ai ben pensanti.
La seconda cosa che viene in mente a sentir Giovanardi è che l’unica cosa che distingue i problemi è un aspetto solo formale: uso legale o no. Ben poca la considerazione per i motivi che inducono a ricorrere alle droghe di ogni genere, ben poca la valutazione delle conseguenze per il drogato e minor ancora la valutazione delle conseguenze sociali dell’esistenza di milioni di “malati”. Paradossalmente, per il deputato UDC, ove la cocaina, l’eroina ecc. divenissero legali il problema sparirebbe.
In effetti quello che non si dice, ma che si evince per esclusione, è che alle ragioni per cui ci si droga ed agli effetti per i drogati sono interessati ben pochi. Quello che spaventa è al fine solo il fatto che, costando la droga ben più di un litro di vino, i malati si procurano i soldi occorrenti spaventando: con furti, scippi e rapine la parte “sana” della società. Non altrettanto spaventano le conseguenze, per esempio, della guida in stato di ebbrezza. Anche sulle strade gli alcolisti causano morti, ma per la legge non sono omicidi volontari sono solo “colposi” e la differenza solo formale accontenta tutti, salvo i diretti interessati.
Che questa sia la lettura da dare ad una parte rilevante delle posizioni politiche espresse sul problema droghe lo conferma l’intervento del consigliere umbro Zaffini, capogruppo di Alleanza nazionale in Consiglio regionale e primo firmatario di una progetto di legge sulla istituzione di una commissione speciale sulle tossicodipendenze, il quale ha dichiarato ”è sconcertante che non vi sia una risposta concertata tra medici e istituzioni, mediata da forze dell’ordine e magistratura, ai preoccupanti segnali sul piano della criminalità e dell’insostenibilità sociale e familiare del problema droga”.
- Redazione
- 17 Luglio 2007
Condividi su facebook
Condividi su twitter