Tanto tuonò che piovve ed i costi della politica iniziano a scendere. Le decisioni di auto-riduzioni “stipendiali” di Camera e Senato avranno un triplice effetto. Finalmente gli umori della pubblica opinione iniziano a contare nelle scelte effettive. Oltre la riduzione della spesa dei due organi costituzionali viene a mancare ogni alibi da parte delle Regioni e degli altri enti della Pubblica amministrazione che finora si lamentavano e facevano resistenza non volendo essere i soli a subire i “tagli”.
In proposito sta facendo mezzo scandalo quanto successo a Bologna per via di quella commissione consiliare troppo rapida: 7 minuti appena di riunione. Sette minuti hanno portato in tasca a ciascuno dei 30 «annunciati» presenti una paghetta di 72,96 euro. Cioè 10,14 euro a minuto.
Per Deputati e Senatori i vitalizi calano e sarà più difficile maturare privilegi particolari. Uno di questi salta del tutto: quei 3.100 euro all’anno di rimborso spese che vengono loro elargiti per «viaggi all’estero per motivi di studio». Circa 70 milioni di euro l’anno di risparmi stimati che rappresentano, viene assicurato dai presidenti dei due rami del Parlamento, «un primo passo» in attesa che maturino le condizioni politiche per una riforma costituzionale di riduzione del numero dei parlamentari.
In sintonia col tema pensioni, solo però dalla prossima legislatura, viene soppressa la contribuzione volontaria ai fini del riscatto della ‘pensione’ e si modifica l’importo dell’assegno vitalizio che potrà arrivare ad un massimo del 60% dell’indennità lorda. Per i 1.297 beneficiari del vitalizio al Senato e per i 1.406 della Camera (dove in 456 sono in attesa di raggiungere l’età per percepirlo, cioè i 65 anni) non cambia nulla, poi ci sarà lo “scalone”. Il taglio in sè degli assegni vitalizi farà risparmiare 40 milioni, di cui 27 vengono dall’abolizione della possibilità di riscattare la pensione in caso di scioglimento anticipato della legislatura, 2,5 milioni si tagliano con l’ampliamento delle fattispecie per le quali si prevede sospensione del vitalizio e 8 milioni vengono risparmiati per il tetto al 60% dell’indennità parlamentare lorda posto sui vitalizi.
Con l’individuazione di più cariche di quelle attuali, fin dal primo gennaio 2008, si inasprisce il divieto di cumulo del vitalizio parlamentare con le indennità derivanti da incarichi pubblici o che comunque gravino sul bilancio dello Stato o di enti locali. I nuovi requisiti per il vitalizio prevedono che potrà essere percepito solo a 65 anni. L’anticipo a 60 anni varrà solo per chi abbia svolto il mandato parlamentare per almeno 10 anni effettivi.
A sentire i maligni anche i Governi beneficeranno della riforma perché si allunga, da due anni e mezzo, a quattro anni e mezzo di mandato il tempo da maturare per aver diritto al vitalizio. Cinque anni effettivi, qualunque sia il numero di legislature in cui il mandato si è svolto. Nel caso del cosiddetto ‘scioglimento tecnico’ (cioè dell’anticipazione delle elezioni di pochissimi mesi), si è concordato che una frazione di almeno 6 mesi dovrà essere computata per un anno.
Attualmente, il vitalizio può variare da un minimo del 25% al massimo dell’80% dell’indennità parlamentare lorda: ciò resta invariato per i parlamentari in carica. Per chi inizierà il mandato dalla prossima legislatura entrerà in vigore una nuova tabella, con una progressione dal 20 al 60%. In pratica, si parte da un minimo del 20% con 5 anni effettivi di mandato, e si aggiungerà una quota del 4% per ogni anno dal sesto al 15/o. Per tutti coloro che proseguiranno il mandato oltre il 15/o anno, l’aliquota non crescerà più, restando ferma al nuovo tetto del 60%. L’effetto finanziario di questa misura è una riduzione del vitalizio per chi avrà meno di 8 anni effettivi; invece resta invariato per chi ha 8 anni, ed aumenta per chi ha tra 9 e 17 anni. Per i mandati più lunghi la decurtazione arriverà al 60%, determinando una significativa riduzione dell’onere complessivo per il bilancio delle Camere.
Attualmente il vitalizio viene sospeso se si viene rieletti parlamentari nazionali o si viene eletti parlamentari europei o consiglieri regionali. La nuova normativa prevede di estendere la sospensione a tutti gli incarichi di natura politica che comportano emolumenti a carico del bilancio dello Stato e di altri enti pubblici, purchè per tali incarichi siano previsti emolumenti pari o superiori al 40% dell’indennità parlamentare lorda. Oltre a quelli di governo, determinano la sospensione del vitalizio i seguenti incarichi: assessore regionale, presidente di provincia o sindaco di Comune oltre una certa soglia di popolazione. Sono incompatibili col vitalizio gli incarichi: di Presidente della Repubblica, di giudice costituzionale, di membro del Csm, di componente di altri organismi di autoamministrazione delle magistrature amministrative, contabile, tributaria e militare, di presidente del Cnel, di componente di Authority e di componente del Cda Rai. Resta comunque il diritto di optare tra l’indennità ed il vitalizio.
- Redazione
- 24 Luglio 2007
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