In Umbria la popolazione ha prodotto il 31,9% dei rifiuti organici presenti nelle acque di fogna (dati 2005). Turismo e pubblici esercizi hanno contribuito rispettivamente col 6,8% e 10,3%. L’industria manifatturiera ha fatto la parte del leone con il 51%.
Per il territorio nazionale, il carico organico potenziale totale prodotto dalle acque reflue urbane, comprensive dei reflui generati dall’industria, ammonta a 174.752.420 Abitanti Equivalenti Totali (AET). E’ come se ogni abitante scaricasse nelle fogne un quantitativo inquinante triplo di quello normale.
Ovviamente è la diffusione dell’attività industriale e non la popolazione a incidere maggiormente nella determinazione del fabbisogno depurativo complessivo. Nelle regioni del nord tale valore si colloca intorno al 56%, contro il 37,6% di sud e isole; in particolare, le regioni in cui il settore industriale registra la maggiore incidenza sono l’Emilia Romagna (62%) e la Lombardia (58%).
Per quanto riguarda il turismo, anche in questo caso si rileva che il carico inquinante generato dal settore risulta essere particolarmente significativo nelle regioni del sud e delle isole (13,4%), con un valore più alto in Calabria (24%).
A livello nazionale, il 63,5% dei reflui prodotti dalle attività domestiche e da quelle ad esse assimilabili subisce un trattamento almeno secondario. Si collocano al di sotto del dato nazionale la Sicilia (33,1%), la Calabria (37,4%), la Liguria (37,4%), l’Abruzzo(44,3%) e le Marche (45,2%). Si rilevano valori sensibilmente superiori al dato nazionale nella Provincia di Bolzano (91,0%), in Molise (88,4%) e Toscana (82,8%) a testimonianza di un elevato livello di soddisfacimento della domanda di depurazione dei reflui urbani. Per l’Umbria un 68,2%, un valore al di sopra della media ma non esaltante.
- Redazione
- 9 Agosto 2007
Condividi su facebook
Condividi su twitter