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Le motivazioni con cui il Tribunale del riesame di Perugia ha respinto le richieste di scarcerazione dei tre marocchini arrestati per terrorismo

I marocchini di Ponte Felcino sono persone che “hanno manifestato una scelta radicalmente eversiva, in una logica di contrapposizione globale all’Occidente”.
La Digos di Perugia avrebbe visto giusto sull’attività di addestramento al terrorismo islamico che, secondo gli investigatori, si è svolta nella moschea alle porte di Perugia.
Questa la motivazione principale della sentenza con la quale il tribunale del riesame di Perugia ha respinto sabato scorso la richiesta di revoca della misura cautelare in carcere per l’imam Mostapha El Korchi e altri due marocchini.
Nelle motivazioni, depositate oggi, del provvedimento adottato per Korchi – ritenuto dagli inquirenti figura centrale dell’inchiesta – hanno sottolineato l’esistenza del pericolo di fuga e di reiterazione: Quest’ultimo rischio è stato definito “elevatissimo” per cui i giudici hanno quindi considerato inidonea alle esigenze cautelari qualsiasi forma diversa dalla detenzione in carcere.
Il collegio ha ritenuto che i fatti ipotizzati nell’inchiesta coordinata dalla procura perugina si inseriscano in una vera e propria scelta di vita, addirittura di una professione di fede e rendono pertanto elevatissimo il pericolo concreto e attuale della commissione e della continuazione nella commissione di comportamenti analoghi”
I giudici – che hanno accolto la tesi del pm Alessandro Cannevale – si sono soffermati sul ritrovamento nell’abitazione di Korchi di tre fusti contenenti campioni di sostanze – secondo gli investigatori – tossiche e nocive. “L’assenza di qualsiasi spiegazione sulla loro disponibilità, l’acquisizione di istruzioni sull’uso di veleni nel contesto della visione di siti inneggiati alla cosiddetta guerra santa e ad attività di terrorismo non possono che dare valore gravemente indiziario”.
Nella motivazione viene fatto riferimento alle istruzioni per la guida di un Boeing 747 consultate su Internet dagli arrestati e agli esercizi fisici marziali insegnati da Korchi al cugino, ma anche ai commenti, intercettati dalla polizia, “favorevoli ad atti di violenza e di terrorismo” ai quali i giudici hanno attribuito un valore forte.

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