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Il Massachussets Institute of Technology (Mit) di Boston ha brevettato un sostituto del raro e costoso sicilio per realizzare i pannelli

La scelta dell’ENI di non impegnarsi nel settore del fotovoltaico, fin quando non si fosse trovato un sostituto al sicilio, per la costruzione dei pannelli, potrebbe essere prossima ad interrompersi.
Al mitico Massachussets Institute of Technology (Mit) di Boston, il laboratorio di autoassemblaggio molecolare ha brevettato un metodo per utilizzare molecole biologiche per raccogliere l’energia solare nei pannelli.
I ricercatori hanno individuato la ‘candidata’ ideale a lavorare nelle future celle ‘bio-solari’ in un tipo di clorofilla particolare che si trova nei batteri cosiddetti ‘estremofili’. Questi microorganismi sopravvivono in condizioni estreme di temperatura, e sono quindi in grado di resistere al calore che si sviluppa nei pannelli.
Nei prototipi studiati e brevettati la clorofilla è legata per via chimica a nanotubi di ossido di zinco o ad altri substrati semiconduttori, e il tutto e’ ricoperto da un polimero trasparente.
Quando la clorofilla viene colpita dai raggi solari i suoi elettroni si eccitano, e vengono trasportati dai semiconduttori.
Non sono ancora stati resi noti i parametri di efficienza o di durata dei nuovi pannelli, ma secondo il coordinatore del progetto, presto saranno pronti i primi esempi di celle biosolari sfruttabili commercialmente.

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