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Cna e Confartigiano di Perugia respingono le accuse delle associazioni dei consumatori in ordine ai costi delle revisioni

L’adeguamento delle tariffe di revisione dei veicoli non si tocca. E’ questa la risposta ad Adiconsum da parte degli autoriparatori della CNA e Confartigianato Imprese di Perugia, che reagiscono alla richiesta di annullamento del decreto già firmato dal Ministro dei Trasporti.
Secondo gli artigiani perugini “il Ministero dei Trasporti aveva quantificato questo aumento, unitamente ad ANARA Confartigianato e CNA ed alle altre associazioni più rappresentative del comparto, già nell’ottobre 2004. Incremento riconosciuto da una Commissione di esperti più che motivato a fronte di una tariffa bloccata dal 1999 e del costante aumento dei costi delle nuove e delle storiche attrezzature sia strumentali che informatiche e del conseguente aggravio dei costi di gestione”.
La polemica si fa più forte quando poi Cna e Confartigianato partono all’attacco “le proteste di un’associazione dei consumatori evidentemente marciano a corrente alternata: non si attivano quando la motorizzazione civile vede incrementare i suoi introiti del 74,5% per effettuare le stesse operazioni di revisione, mentre si allerta quando i centri privati, che sono stati costretti a dotarsi di apparecchiature sempre più sofisticate e costose per svolgere questo ruolo in supplenza dello stato, non chiedono altro che adeguare tariffe vecchie e insufficienti a coprire i costi di investimento, allineandosi così alle altre situazioni europee”.
Poi un mezzo passo falso degli artigiani, che guardano alle tariffe europee ma non ai redditi degli utenti e dei lavoratori, quando affermano: “in Germania da tempo vige la stessa tariffa richiesta dagli autoriparatori dell’Italia, in Francia si pagano 52 euro, in Gran Bretagna 52 e 59 in Olanda”.
Lo Stato italiano, fanno notare infine, i rappresentanti degli autoriparatori della CNA e della Confartigianato, dando nei fatti un’indicazione su chi dovrebbe essere chiamato in causa, ricava dalle revisioni il 61,42% di ciò che viene fatturato, quello tedesco il 16%, quello francese il 19,65% e quello spagnolo il 18,9%.

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