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La componente femminile della famiglia di Compignano di Marsciano sfoga i suoi sentimenti repressi e spiega: "ognuna di noi è pronta a collaborare con tutto l'amore possibile con chi si prenderà cura di Nicolò e Filippo"
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“Quasi cinque mesi fa accadeva un fatto così terribile, doloroso e agghiacciante che segnava e cambiava per sempre le nostre vite: quella ragazza bella, solare, con il pancione se n’era andata per sempre insieme alla sua bimba mai nata che tutti noi aspettavamo ansiosi di conoscere, pensando già al regalo più utile con cui accoglierla.
I sentimenti di quei giorni: rabbia, dolore, impotenza, paura, ci annientavano. Vivevamo quelle ore quasi estraniati da tutto quel movimento, come se stessimo un po’ vivendo la realtà di qualcun altro, forse un sogno, un incubo da cui contavamo di svegliarci da un momento all’altro.
I carabinieri, gli inquirenti che non si allontanavano mai erano il nostro unico barlume di speranza ed eravamo tutti lì aspettando delle risposte. Quella morsa di dolore, che ci attanagliava il cuore, era sempre più forte e tutti quei giornalisti e fotografi con gli obiettivi puntati su di noi, persone semplici e riservate, schive della mondanità, ci infastidivano ed il pensiero di farci pubblicità grazie ad un fatto così terribile era per noi insopportabile.
Intanto ci preoccupavamo di come poter sostenere i nostri figli, che così piccoli stavano già vivendo un’esperienza così drammatica e in particolare ai piccoli N. e F. vittime innocenti di un destino crudele che li lasciava senza la loro adorata mamma. Facevamo ognuno nelle nostre menti dei progetti per il futuro in cui ritagliavamo uno spazio da dedicare a loro. Perché è così che funziona da noi: quando qualcuno è in difficoltà tutti gli altri gli si stringono attorno offrendo ma non imponendo il proprio aiuto.
Questo nostro stile di vita che a noi sembrava così scontato e normale è stato invece causa di un ulteriore macigno che ci è piombato addosso, siamo stati scambiati per un clan di persone aride e senza cuore capaci di coprire chissà quali atrocità. Al momento, scioccati e annichiliti dal dolore, ancora increduli di quanto ci stava accadendo intorno, non siamo riusciti mai ad esprimere pubblicamente le nostre sensazioni ed ancora di meno a smentire ciò che falsamente si diceva di noi.
La famiglia Spaccino veniva definita “patriarcale e contadina”, di uomini violenti e donne succubi dei mariti, considerate nulla, solo vittime. Quelle donne siamo noi: nonne, mamme, mogli e figlie. Donne riservate ma non per questo remissive, donne che hanno la propria posizione e considerazione all’interno della famiglia e, soprattutto, orgogliose della famiglia stessa.
Anche qui ci sentiamo di dover chiarire che il famoso “clan” non è altro che l’insieme di tante famiglie creatisi dall’esistenza di numerosi fratelli, per l’esattezza nove, gran parte dei quali si sono sposati ed hanno avuto figli, che a loro volta hanno figli o addirittura nipoti. E’ una colpa che tutte queste persone (cognate e cognati, fratelli e sorelle, cugini e cugine, zii e zie, nuore e suoceri, generi e suocere) si riuniscano e stiano volentieri insieme per festeggiare eventi importanti (matrimoni, battesimi, “rimpatriate” fra cugini residenti anche lontani, ecc…) o ancora per farsi forza nei gravi momenti di difficoltà, rispettando sempre e comunque chi, in talune circostanze, preferisce gioire o soffrire in più riservatezza?
Noi donne Spaccino non siamo abbastanza emancipate? Be’, forse e probabilmente lo siamo più di quanto si pensi e comunque lo siamo ognuna per come vogliamo essere e finché ciò resti in linea con i principi morali di ciascuna. E ancora, è una cosa di cui vergognarsi il fatto che siamo una famiglia contadina? E’ da sempre che l’uomo si nutre e trova il proprio sostentamento grazie alla coltivazione dei terreni e alla pastorizia, è quindi cosa tanto grave l’essere contadini? Il coltivare la terra? L’allevare bestiame per la propria famiglia, avendo la possibilità di farlo, piuttosto che andarlo a comprare già confezionato al supermercato? E’ necessariamente sinonimo di ignoranza questo?
All’interno delle nostre famiglie ci sono donne con la licenza media, altre diplomate, altre ancora laureate, la maggior parte di esse lavorano, altre sono casalinghe, altre studiano, ma ciò che è importante è che ognuna ha scelto autonomamente la propria strada, in base alle proprie capacità, esigenze, attitudini, ambizioni e aspirazioni, ma mai e in nessun caso è stata obbligata o imposta dal padre, dal marito, dal cognato, dal suocero o da qualsiasi altra figura maschile.
Ognuna di noi si sente in perfetto diritto di esprimere la propria opinione a proposito di qualsiasi argomento e di intervenire liberamente in ogni discorso affrontato in qualsiasi luogo. Spesso, in famiglia, l’ultima parola nelle scelte è proprio di noi donne perché, come nella maggior parte delle famiglie, siamo quelle che gestiscono la casa e i figli, seppur supportate dagli uomini, mariti e padri. E’ questo che si intende per famiglia patriarcale? Ci sembra, a questo punto, inutile precisare che, fortunatamente, noi donne Spaccino non abbiamo mai conosciuto alcun tipo di violenza fisica da parte dei nostri uomini.
Ciò che ci consola è che le critiche sono venute da chi non ci conosce e che i nostri amici, le persone con cui siamo cresciuti o ci rapportiamo nella quotidianità ci conoscono per quello che siamo e in questo triste periodo non ci hanno mai fatto mancare il loro affetto, la loro comprensione e la loro solidarietà. Vogliamo approfittare di questa occasione per ringraziarli tutti pubblicamente.
Noi siamo profondamente addolorate per il tragico evento avvenuto nel nostro borgo perché B. era una di noi, le volevamo tutte molto bene ed ha lasciato un vuoto profondo. Ma assolutamente non possiamo sentirci responsabili per qualsiasi cosa sia successa quella maledetta notte.
Vogliamo concludere con un pensiero per noi molto importante, un piccolo accenno a N. e F., che ognuna di noi ha visto nascere e crescere fino ad oggi, ai quali ognuna ha fatto una carezza, condiviso un gioco o un pensiero, ha fatto un gesto di saluto magari semplicemente incrociandoli in macchina per la strada. Ebbene, sono sempre nelle nostre menti e nei nostri cuori e ognuna di noi è pronta e disponibile a collaborare con tutto l’amore possibile con chi si sta prendendo e si prenderà cura di loro per poter migliorare la loro vita già così duramente provata”.

                                    Rita, Marilena, Maria Rita, Lorena, Patrizia, Simonetta, Anna Maria, Roberta, 
                            Maria Serena, Alessandra, Cristina, Claudia, Valeria, Paola, Pamela, Francesca, Daniela

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