La direzione della Usl 2 ha raggiunto un accordo con le organizzazioni sindacali dei medici di famiglia con lo scopo di contribuire al mantenimento e al miglioramento dello stato di salute dei cittadini attraverso lo sviluppo della medicina del territorio
In particolare si richiede un “riposizionamento” del ruolo della Medicina Generale attraverso una attenzione crescente alla “medicina anticipatoria” ed alla cosiddetta “medicina di opportunità”, nei confronti delle persone sane, le quali dovranno essere coinvolte in misura maggiore in programmi di screening, a scopo di prevenzione e diagnosi precoce delle malattie, abbinati a momenti di educazione sanitaria, impartita dai medici generici ad ogni possibile occasione, ed incentrata sulla promozione di stili di vita adeguati allo scopo di prevenire diabete, malattie cardiovascolari, tumori e malattie respiratorie.
Attenzione anche alla ricerca di un’integrazione sempre più completa e proficua tra ospedale e territorio, così da garantire un appropriato utilizzo dell’ospedale e la definizione di percorsi comuni e condivisi, soprattutto nell’ambito delle malattie croniche. E’ quest’ultimo un obiettivo che punta in modo particolare ad un uso responsabile delle risorse disponibili, che tradotto in termini più comprensibili significa riduzione di ricoveri ospedalieri.
Obiettivo di per sé condivisibile se non rischiasse di portare ad una minore assistenza o a trasferire i costi dell’assistenza sulle spalle dei cittadini.
Un pericolo del genere non sembra affatto peregrino, secondo quanto emerge dal ‘V Rapporto del Ceis Sanita 2007’ del Ceis Sanità dell’università di Roma Tor Vergata, presentato al Senato.
Secondo questo rapporto, cresce sempre di più il numero delle famiglie italiane impoverite a causa delle spese sanitarie che deve affrontare di tasca propria.
Una situazione che si fa più pesante soprattutto per le famiglie con più figli e i ceti medi. Ma ad una maggiore spesa da parte degli italiani, non è corrisposto un proporzionale recupero di efficienza.
L’analisi del Ceis, relativa ai consumi delle famiglie italiane (anno 2005), rivela dunque che i fenomeni di impoverimento, dovuti alle spese sanitarie private, presentano un trend in costante crescita: le famiglie impoverite sono 346.069, pari all’1,5% della popolazione, con una distribuzione difforme a livello regionale.
Si va infatti dallo 0,3% in Toscana al 4,9% in Calabria. Le cause principali, secondo il rapporto, sono la carente copertura del Ssn nei confronti dei bisogni legati all’assistenza per i non autosufficienti e le cure dentistiche.
Le più alte incidenze di impoverimento sono associate alle persone sole over 65 anni e alle coppie senza figli con un membro anziano (rispettivamente 2,9% e 2,3%).
Ad essere sempre più ‘flagellate’ dalla piaga dell’impoverimento sono anche le coppie con figli, passate dallo 0,6% del 2004 all’1,2% del 2005 per le coppie con un figlio, e dall’1,1% all’1,9% per quelle con tre o più figli. Situazione che si accompagna alla crescita dell’incidenza di povertà, salita dal 22,4% al 24,1%.
Anche in Umbria una situazione del genere non sembra sia solo teorica. Le incentivazioni economiche che dovrebbero spettare, in base all’accordo predetto, ai medici che rimangano sotto una determinata soglia di spesa nelle prescrizioni farmaceutiche, potrebbero essere alla base delle insoddisfazioni di alcuni assistiti che si vedono restringere le possibilità, che fino ad ora le erano date in base ad un comportamento prescrittivo, che doveva e deve essere sempre improntato a criteri di “scienza e coscienza”.
Tutto l’accordo tra la USl 2 ed i medici generici, si basa in effetti su uno scambio tra: maggiore impegno dei medici o minore spesa indotta da essi e somme di denaro.
Queste verranno corrisposte ai medici se:
a) la loro prescrizione farmaceutica sarà contenuta; b) se procederanno a valutazioni del rischio cardiovascolare: in particolare dei diabetici e degli ipertesi; c) se convinceranno, e seguiranno i pazienti risultati positivi alla prima fase dello screening del colon- retto, alla colonscopia ;d) se effettueranno la vaccinazione antinfluenzale di almeno il 50% dei propri assistiti. ultrasessantacinquenne; e) se si impegneranno in alcuni progetti per migliorare l’appropriatezza nella richiesta di alcuni esami strumentali.
Una parte delle quote è inoltre prevista per lo sviluppo della associazione fra medici, di cui peraltro andrebbe meglio pubblicizzata la ricaduta, in termini di migliore assistenza, a favore dei cittadini.