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L'Anci è preoccupata soprattutto perchè si ipotizza, per i trattamenti riabilitativi in favore dei disabili gravi in regime semiresidenziale, di elevare al 50%, in luogo dell’attuale 30%, la compartecipazione del paziente o del comune

Il progetto di revisione ‘straordinaria’ dei livelli essenziali di assistenza sanitaria predisposto dal Ministero della Salute potrebbe suscitare possibili ricadute sul sistema finanziario e organizzativo dei Comuni.
In una lettera al Ministro della Salute Livia Turco, il Presidente dell’ANCI Leonardo Domenici e il Responsabile per l’integrazione socio-sanitaria Giacomo Bazzoni esprimono la ‘’forte preoccupazione dell’Associazione’’ e denunciano che nel percorso di approvazione e modifica dei LEA sanitari, l’ANCI e i Comuni non sono stati coinvolti, nonostante ‘’i costi esplicitamente gravanti sugli utenti e sui Comuni’’, in particolare nel caso di utenti in situazione di disagio economico, ‘’come accade nel caso delle prestazioni relative all’Area dell’integrazione socio-sanitaria (allegato 1 C del DPCM 21 novembre 2001)’’.

L’ANCI denuncia
anche “la scarsa evidenza attribuita all’obiettivo dell’integrazione socio-sanitaria, sia nell’approccio generale che nella definizione degli interventi specifici contenuti nel citato progetto di revisione: conseguenza questa di un approccio prevalentemente di tipo sanitario’’.
In particolare, i Comuni sono preoccupati dall’ipotesi ‘’di ridurre al 50%, in luogo dell’attuale 70%, la quota di tariffa giornaliera a carico del Servizio Sanitario Nazionale per i trattamenti riabilitativi in favore dei disabili gravi in regime semiresidenziale, elevando conseguentemente al 50%, in luogo dell’attuale 30%, la quota a carico di utente/Comune’’.
Se questa indicazione dovesse diventare norma, secondo l’ANCI si realizzerà un trasferimento di costi a carico dei Comuni che metterà a rischio la tenuta dei bilanci comunali.

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