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Il commisssario per l'ambiente e quello per l'agricoltura propongono due soluzioni diametralmente opposte, mentre aumentano i Paesi che vorrebbero applicare il principio di precauzione

Guerra intestina nella Commissione UE sugli Ogm. Da un lato il commissario all’Ambiente Stavros Dimas si appresta a proporre uno stop all’autorizzazione alla coltivazione di due mais transgenici per motivi ambientali.
La decisione, i cui tempi non sono ancora definiti, sarà presa dalla Commissione Ue nel suo insieme, ma l’esito non è per nulla scontato, perchè la posizione di Dimas appare abbastanza isolata all’interno dell’esecutivo Ue. In particolare ha fatto sentire la sua voce pro Ogm il commissario europeo all’Agricoltura, Mariann Fischer Boel cercando di terrorizzare i produttori e consumatori di carni.
Nel frattempo continuerà la battaglia italiana, alleata alla Francia, per ampliare il fronte dei paesi Ue contrari alle aperture agli Ogm, anche con la consegna in commissione Ue, come annunciato la scorsa settimana dal ministro delle politiche agricole Paolo Di Castro, dei tre milioni di firme raccolte in Italia per un passo indietro sugli Ogm.

L’orientamento di Dimas sui due mais Ogm era già trapelato nelle scorse settimane, ma ora il diretto interessato l’ha confermato per la prima volta, sottolineando che numerosi studi scientifici lasciano aperta la questione dei rischi elevati a lungo termine per l’ambiente derivanti dalla loro coltivazione.
Ad essere nel mirino del commissario sono il Bt11 della svizzera Sygenta e il 1507 della statunitense Pioneer per i quali Dimas è intenzionato a proporre un parere negativo malgrado l’Efsa, l’agenzia europea per la sicurezza alimentare, abbia dato un parere favorevole nel 2005.
Stando alla bozza di decisione preparata dal commissario per l’Ambiente, i rischi riguarderebbero soprattutto alcune farfalle, in particolare la monarca. Nella bozza si citano studi secondo i quali la coltivazione di questi mais potrebbe portare ad “un danno potenziale irreversibile all’ambiente” e ad un “livello di rischio inaccettabile” con conseguenze anche su altri insetti acquatici e quindi sui volatili che se ne cibano.

In assenza di una “certezza assoluta” che la coltivazione di questi due Ogm non abbia un impatto negativo sull’ambiente, il commissario Ue può appellarsi al principio della precauzione per motivare il suo parere negativo alla richiesta di autorizzazione. Una mossa che farebbe il paio con la richiesta venuta da Dimas alla fine di ottobre di ulteriori accertamenti sulla superpatata, alla cui autorizzazione alla coltivazione per fini industriali manca solo il via libera della Commissione Ue.
Dalla fine della moratoria, nel 2004, sono 15 gli Ogm autorizzati in Europa, portando il totale a una trentina di prodotti biotech che possono essere commercializzati nell’Ue. Ma solo uno, il mais Mon 810, approvato alla fine degli anni Novanta, è destinato alla coltivazione.
Per il commissario europeo all’Agricoltura
, Mariann Fischer Boel, invece, un’eventuale moratoria sulle nuove autorizzazioni di organismi geneticamente modificati nell’Ue, come chiedono diversi paesi fra cui l’Italia e la Francia, avrebbe “delle conseguenze importanti” sulla produzione di carne, che dovrebbe “abbandonare l’Europa”.

Ai paesi tradizionalmente contrari agli Ogm (Italia, Grecia, Austria) si è aggiunta ultimamente la Francia, con l’annuncio di voler applicare una moratoria sulle coltivazioni transgeniche fino a che non sarà stata rivista la normativa applicabile. Anche il ministro dell’Agricoltura tedesco, Horst Seehofer, in un incontro con la stampa nel suo paese ha sostenuto che “sarebbe meglio fermare immediatamente le nuove approvazioni e vedere se la procedura è adeguata”.
Ma Fischer Boel ha risposto, in un’altra conferenza stampa, che il prezzo del mais, largamente utilizzato per i mangimi animali nell’Ue, è oggi superiore del 55% in Europa rispetto agli Stati Uniti. Non accettare nuovi Ogm già autorizzati nei paesi americani produttori di mangimi (mais e soia in Usa, Argentina e Brasile) significherebbe rischiare una crisi nell’approvvigionamento europeo, ha detto il commissario secondo cui “il risultato sarebbe che la produzione di carne dovrebbe lasciare l’Europa”.

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