Torna d’attualità la vicenda di Barbara Cicioni e Roberto Spaccino, della quale è tornato a parlare il noto criminologo Francesco Bruno definendo l’uomo «un essere dimenticato in carcere» da quasi sette mesi con l’accusa di aver ucciso la moglie, anche se i suoi difensori non sanno ancora «a che ora e come sia morta».
La dichiarazione è arrivata a margine di una riunione con gli avvocati ed i consulenti della difesa di Roberto Spaccino, arrestato il 29 maggio scorso con l’accusa di omicidio della donna, incinta di otto mesi, simulando una rapina nella loro villetta di Compignano di Marsciano.
«Ci rendiamo conto – ha detto Bruno – che a Perugia in questo momento gli interessi sono altri e che l’opinione pubblica è affascinata» dal delitto della studentessa inglese uccisa, ma per un «altro terribile delitto» da maggio è in carcere un uomo che «non siamo in condizione di difendere». Dal punto di vista della difesa «sette mesi dopo le cose sono come il primo giorno». «Siamo di fronte – ha sottolineato – ad una vera e propria lesione dei diritti umani».
I difensori di Spaccino, Luca Gentili e Michele Titoli, hanno riferito che non sono stati ancora depositati i rilievi del Ris nella villetta del delitto e le conclusioni della perizia medico legale.
La dottoressa Laura Reattelli, consulente medico legale della difesa, ha invece detto che in questo momento non si sa ancora se quella di Barbara Cicioni sia una morte naturale e l’ora in cui è avvenuta. Particolare questo che viene ritenuto fondamentale dalla difesa poichè riguarda la conferma dell’alibi di Spaccino, il quale ha detto che quando era uscito di casa per andare nella lavanderia di famiglia la moglie, con la quale pure aveva avuto una discussione, era viva. «Non sappiamo neanche – hanno osservato gli avvocati – se ci siano altri indagati».
Il noto criminologo ha detto anche di non essere in grado di svolgere la sua attività di psichiatra perchè ha potuto vedere Spaccino «soltanto per alcuni minuti» dopo l’arresto. I suoi avvocati hanno parlato inoltre di «scoramento» del loro assistito al quale viene impedito di vedere il suo parroco, Don Mario, e soprattutto i suoi due figli, Filippo e Nicolò, di 8 e 4 anni.
Il professor Bruno ha parlato infine di «analogie» con il delitto di Garlasco, con la differenza però che in quel caso l’indagato è stato arrestato e poi scarcerato in attesa di chiarire la sua posizione.
Dal punto di vista processuale per Spaccino il prossimo appuntamento dovrebbe essere in gennaio con la Cassazione, cui si sono rivolti i difensori con un ricorso sulla conferma della validità della misura della custodia cautelare da parte del tribunale del riesame.