Il Natale è appena passato e con l’anno nuovo tornano i problemi. Problemi non da poco secondo l’indagine “Povertà e indebitamento delle famiglie nel Lazio”, realizzata dai ricercatori dell’Evaluation Research Group (Erg) dell’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione (Istc) del Cnr di Roma.
Un’indagine i cui risultati devono preoccupare anche in Umbria perché per molti aspetti la nostra regione non sta meglio.
In cima alle preoccupazioni dei cittadini laziali c’è il lavoro. Ben il 31,2% della popolazione intervistata lo dichiara apertamente. “L’occupazione è vissuta con apprensione da tutti coloro che si trovano in età lavorativa (dai 18 ai 54 anni)”, rivela Antonella Rissotto dell’Istc-Cnr.
Il gruppo di lavoro del Cnr ha unito le informazioni di carattere oggettivo, relative al reddito, e quelle derivanti dal vissuto delle persone intervistate. “Attraverso questa combinazione”, spiega la ricercatrice, “è stato possibile individuare quattro situazioni tipo: individui oggettivamente e soggettivamente poveri (19,8%), soggettivamente poveri ma oggettivamente non poveri (34,5%), oggettivamente poveri soggettivamente non poveri (2,1%), né soggettivamente né oggettivamente poveri (43,6%)”.
“Proprio nella fascia che ha dichiarato di sentirsi soggettivamente e oggettivamente povera si registra la presenza maggioritaria di soggetti ‘non occupati’, con bassi livelli di scolarità che non posseggono una casa di proprietà, precisa Rissotto.
“Per quanto riguarda la composizione familiare di questo gruppo ci troviamo di fronte a nuclei relativamente numerosi, formati da 4/5 componenti, con presenza di minori a carico. Questa categoria ritiene che la situazione economica della famiglia sia peggiorata nel corso degli ultimi 12 mesi e si attendono un peggioramento per i successivi 12”.
Un altro dato interessante viene da coloro che si autopercepiscono poveri rispetto al loro vissuto, ma che oggettivamente non risultano tali, spiega la psicologa sociale Angelita Castellani, del gruppo Erg.
“Il loro titolo di studio è prevalentemente medio-basso, non possiedono una casa di proprietà e la loro condizione lavorativa è ‘atipica’. È proprio in questo gruppo che si concentra la maggior parte di forme contrattuali instabili. Dunque il precariato ha senz’altro una grande responsabilità nella mancata percezione di una sicurezza economica. La presenza di un folto gruppo di individui che si considera povero potrebbe rappresentare una spiegazione del diffuso sentimento di insicurezza e incertezza che interessa una parte di quei ceti sociali che, in senso oggettivo, sembrerebbero a riparo dall’indigenza”.
L’indagine ha evidenziato che per i residenti della regione Lazio l’incidenza della povertà soggettiva è pari al 54,3%; tale valore raggiunge il massimo nelle famiglie con un solo componente (66%), decresce man mano che il numero di componenti aumenta (47,9% nelle famiglie con 4 componenti), per salire nuovamente nelle famiglie più numerose (con 5 o più componenti).
Questi dati testimoniano l’importanza della solitudine e della fragilità delle reti sociali nel vissuto di povertà delle persone soprattutto quando queste fanno parte di piccoli nuclei familiari.