Le unioni libere in Italia sono 555 mila secondo l’ultimo dato Istat, il 3,8% delle coppie, concentrate nel Centro-Nord e tra i soggetti più istruiti, e risultano in forte crescita (erano l’1,3% delle coppie venti anni fa) e coinvolgono sempre più spesso i giovani.
Sebbene la famiglia e il matrimonio siano, nel nostro Paese, un caposaldo della società, si fanno spazio progressivamente forme familiari alternative alla coppia sposata.
Uno studio (Adele Menniti), condotto dall’Istituto di ricerca sulle popolazione e le politiche sociali (Irpps) del Cnr di Roma, condotto in una città del centro Italia su un campione di studenti e genitori, fornisce interessanti spunti di riflessione al riguardo.
I ragazzi intervistati frequentano l’ultimo anno delle scuole medie e gli ultimi due delle superiori; gli adulti sono i genitori degli studenti.
L’unione libera ha, nelle giovani generazioni, un appeal significativo ma è considerata la forma di unione migliore per i propri figli solo da un gruppo minoritario di genitori (15%), che nell’80% dei casi desidera per i propri figli il matrimonio, preferito, invece, solo dal 30% dei giovani.
La convivenza sembra essere apprezzata dai genitori più scolarizzati e soprattutto da chi ha vissuto l’esperienza della rottura del matrimonio, i separati e i divorziati.
L’unione libera è per i giovani molto spesso un periodo di prova, al fine di valutare la solidità del rapporto, prima di decidersi al grande passo: il matrimonio.
Più di uno studente su due si orienta verso questa soluzione, fra i genitori il rapporto è di 1 a 10. La convivenza come forma stabile e alternativa al matrimonio è stata indicata da un gruppo limitato di giovani, seppur più numeroso rispetto a quello dei genitori.
I padri desiderano molto più frequentemente per i loro figli/e il matrimonio (89% contro il 77% delle madri), le mamme appaiono più aperte a forme di famiglie ‘alternative’ come l’unione libera, la convivenza prematrimoniale e il vivere da soli.
E’ comunque chiaro che il matrimonio costituisce il traguardo del rapporto di coppia, sia per i giovani che per i genitori. Mentre però i genitori non vedono per i loro figli alcuna fase intermedia fra il vivere con loro e l’istituzionalizzazione dell’unione, i giovani rendono questo passaggio meno brusco.