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Un rapporto del Ministero della Difesa statunitense mette in evidenza che in una base dove sono conservate bombe nucleari le condizioni di sicurezza sono insoddisfacenti

Quanti sostengono l’assoluta sicurezza delle centrali nucleari dovrebbero riflettere su quanto accertato in merito alla in-sicurezza dell’atomo impiegato in settori che, quanto a cautela, dovrebbero esprimere quella massima ipotizzabile.
Secondo quanto riporta in una interrogazione l’onorevole Federica Mogherini Rebesani (PD), la Federation of American Scientists ha recentemente pubblicato il rapporto Blue Ribbon Review of Nuclear Weapons Policies and Procedures dell’U.S. Air Force che fornisce il resoconto dell’indagine svolta dall’U.S. Air Force per accertare le condizioni di sicurezza dei siti europei che ospitano armi nucleari statunitensi.
Il rapporto segnala come la maggior parte dei siti visitati non soddisfino gli standard di sicurezza previsti dal Dipartimento della Difesa USA.

In particolare si sottolineano criticità relative al personale non sufficientemente formato, alle strutture non messe in sicurezza, alla carenze di illuminazione, a recinzioni inadeguate ed insufficienti.
Anche se, ovviamente, non ci sono conferme ufficiali sulla consequenzialità del fatto, il Dipartimento della Difesa USA ha deciso di voler pianificare il ritiro del 704o Munition Support Squadron (MUNSS) – reparto americano specificamente preposto alla sorveglianza dei depositi nucleari – dalla base italiana di Ghedi e di voler procedere al concentramento delle testate nucleari presso la base militare USA di Aviano.
Dopo il ritiro americano operato dalla base britannica di Lakenheath, la dislocazione all’estero di armi nucleari statunitensi interesserebbe solo due basi militari americane – Aviano in Italia e Incirlik in Turchia – e quattro altre basi nazionali europee in Belgio, Germania, Olanda e Italia – la già citata base militare di Ghedi – per un totale di testate nucleari B61 tra le 150 e le 240 unità, di cui 2/3 collocate nelle basi italiane e turche.

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