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Una sedicenne indiana si è uccisa temendo quella fine del mondo che anche il celebre astrofisico inglese Stephen Hawking ritiene una "bufala"; fenomeni uguali a quelli che si attendono dall'esperimento accadono già naturalmente senza che succeda nulla

I dubbi pubblicamente espressi da poche unità di scienziati, a fronte della tranquillità di altre migliaia, relativi a rischi per l’esistenza stessa della Terra derivanti dall’esperimento del Cern di Ginevra e la rilevanza esagerata che taluni media hanno dato alla vicenda hanno fatto la prima vittima.
Terrorizzata dalla possibilità della fine del mondo, per l’esperimento del Big Bang, a sedici anni, una ragazza indiana, che abitava nella città di Sarangpur nei pressi di Indore, nel distretto di Rajgarh dello stato centrale indiano del Madya Pradesh, si è tolta la vita.

Intanto, anche Stephen Hawking, forse il più noto sostenitore della teoria del Big Bang tranquillizza sull’esperimento, che raggiungerà il suo clou sono nelle prossime ore. “Se le collisioni all’interno dell’acceleratore dovessero produrre un microscopico buco nero – un’eventualità molto improbabile – questo scomparirebbe subito, producendo una caratteristica configurazione di particelle.
Collisioni a questo livello o a livello persino più alto di energia hanno luogo milioni di volte nell’atmosfera terrestre e non succede mai nulla”.
Peraltro, lo scienziato inglese è scettico sulla possibilità che dall’esperimento si possa giungere a scoprire il “bosone di Higgs”, ovvero “la particella di Dio”, tanto scettico da scommettere 100 sterline.
Nonostante ciò, il celebre astrofisico britannico ritiene che i risultati saranno in grado di dirci molte cose sulla struttura dell’universo, a partire dalla misteriosa materia oscura che tiene insieme le galassie.

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