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Un libro della giornalista Maria Cristina Mancini ripercorre, con una lunga e documentata galleria di testimonianze, retroscena e approfondimenti, le diverse storie della manifestazione cittadina

Nell’ormai lontano 1983 un manipolo di intellettuali guidati da Enzo Siciliano decise di dar vita a Todi ad un rassegna culturale chiamata “Settimana Tudertina”, manifestazione che fu a tutti gli effetti l’antesignana di quello che sarebbe diventato qualche anno più tardi il Todi Festival di Silvano Spada e poi, più di recente, il Todi Arte Festival, kermesse che ha conosciuto proprio nel 2008 il passaggio di mano della direzione artistica da Simona Marchini a Maurizio Costanzo.
A questi 25 anni di attività festivaliera è dedicato il volume (224 pagine con oltre 200 immagini) “Todi Arte Festival: storia, eventi e protagonisti dalle origini ad oggi” del quale è autrice la giornalista Maria Cristina Mancini. Il libro, andando a colmare un vuoto, restituisce una visione d’insieme del particolare spaccato cittadino in questo quarto di secolo, attraverso testimonianze, interviste, ricordi, retroscena e approfondimenti.

Scritto con tecnica giornalistica e molto incentrato sulla prosa, la pubblicazione edita da “Gremese” è divisa in tre sezioni: la prima, dal 1983 al 1986, riguarda la “Settimana Tudertina”; la seconda, dal 1987 al 1998, il periodo di Silvano Spada; la terza, dal 1999 al 2007, quello di Simona Marchini, arrivando a sfiorare il nuovo cambiamento che si andava già profilando all’orizzonte e che ha poi preso forma in questi giorni, dal 7 al 14 settembre, con il programma dell’edizione 2008, nell’ambito della quale è stato presentato anche il libro della Mancini.
Leggendo il libro emerge un festival che nel tempo ha portato alla ribalta tanti giovani talenti allora poco conosciuti ed oggi affermati (Giulio Scarpati, Vincenzo Salemme, Pino Strabioli, Giuseppe Manfridi…) nonché ospitato attori e autori tra i più noti ed apprezzati (da Mario Scaccia ad Anna Proclemer, da Giorgio Albertazzi a Pupella Maggio, da Carla Fracci a Roberto Bolle), dando vita ad un’esperienza non costante ma preziosa, oggi ancora alla ricerca di nuove prospettive.

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