Vivace botta e risposta tra il Psi di Todi ed il presidente del Consiglio comunale Floriano Pizzichini, il quale replica con un documento di pari durezza al comunicato diffuso ieri dal suo ex partito.
La diaspora socialista, oggetto di dibattito e confronto in tutta l’Umbria (e non solo), raggiunge così a Todi vette polemiche altissime, sommando forse alle divergenti valutazioni politiche anche la regolazione di conti personali, com’è probabilmente quasi inevitabile che accada in comunità tutto sommato piccole quale è quella tuderte.
“Sarà che con l’apertura della caccia qualcuno avrà confuso la penna col fucile – scrive Pizzichini nella sua risposta – o che si pensa di sublimare attraverso tanto rancore i brucianti attacchi che arrivano dal mondo venatorio, ma è chiaro che nel linguaggio usato contro di me nell’ultimo comunicato c’è molto poco di socialista e tanto di personale.
Francamente, al di la delle pesanti parole e delle triviali perifrasi con le quali si annaspa un ragionamento politico sul sottoscritto, provo commiserazione per chi, fra quelle righe ammette, ogni volta di dover chinare la testa di fronte al padrone, dimentico di un orgoglio, di un coraggio e di una dignità che ha barattato per continuare a galleggiare. Chi è socialista, chi in questa città ha avuto l’orgoglio di definirsi tale sa che quel linguaggio non appartiene ad una cultura liberale, democratica, come quella che nella storia ha rappresentato il Partito Socialista, come sa, inoltre, che per definirsi tali non è sufficiente trincerarsi dietro una sigla, che racconta oramai poco di quella che è stata una grande esperienza politica della nostra Repubblica.
In quel comunicato non si attacca me, ma ci si lava da colpe originali per cui purtroppo si sa che difficilmente arriverà il sincero perdono dei presunti alleati, fingendo di dimenticare cosa sono stato io per lo Sdi tuderte, quali e quanti ruoli ho avuto all’interno del Partito e quanto forte fosse il rapporto con la sua massima dirigenza. Si finge di dimenticare che l’intera “nuova classe dirigente” dello Sdi, nella legittimità delle proprie motivazioni, ha preceduto la mia scelta.
Ci si vuole purificare da ciò, e da quelle indicazioni che qualche “leader maximo” ebbe in campagna elettorale, suggerendo a più riprese la pratica del voto incrociato, tra l’altro (escluso il sottoscritto e pochi altri), con risultati straordinari.
Ora si torna a Canossa, col cappello in mano, e l’imbarazzo di non aver fatto quello che i socialisti chiedevano: una battaglia di dignità in nome di una storia che andava onorata e rispettata, e che è stata sacrificata per qualcosa che ancora risulta ai più incomprensibile.
Io non ho piegato la testa, e con orgoglio, pagando di persona, difendo e rivendico la mia esperienza politica, certo di non tradire l’idea del socialismo liberale craxiano a cui continuo ad ispirarmi. Tanti socialisti hanno fatto questa scelta, tanti la stanno facendo, tanti la faranno, convinti che ad essa sia dato il compito di contribuire attraverso quelle idee allo sviluppo, alla modernizzazione ed alla crescita della vita politica, sociale ed economica del nostro Paese.
Non si dimentichi che mentre Veltroni chiudeva le porte ai socialisti, per scegliere Di Pietro, Berlusconi nominava cinque socialisti nella squadra di Governo.
“Io non ho mai preteso di rappresentare i socialisti d’Italia – conclude Pizzichini – ma certamente sono fiero di non rappresentare coloro che hanno fatto della politica una professione, che da una vita siedono bramosamente nelle istituzioni scambiandole per casa propria, e sono fiero delle scelte che ho fatto pensando all’interesse di questa città, piuttosto che a quello dei partiti e dei soliti noti”.