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Diversi gli istituti nel comprensorio che non raggiungono il minimo di iscritti previsti: si propetta la perdita dell'autonomia e l'accorpamento ad altre scuole

Quando si sceglie di abitare in uno dei tanti piccoli Comuni dell’Umbria, il motivo principale è legato alla possibilità di assicurare ai propri figli una infanzia tranquilla lontana dai pericoli e dalle tentazioni delle grandi città.
Va ancora meglio poi se è il Presidente del Consiglio in persona a magnificare la bellezza di queste zone, ma il suo recente sguardo potrebbe essere premonitore di guai, come fosse l’ultimo prima che la “bellezza” sparisca.
Scuole piccole e tranquille, dove tutti si conoscono, sono l’obiettivo prioritario di tante giovani coppie che magari sopportano sacrifici per giungere a posti di lavoro lontani.
Questo trend tuttavia è messo in pericolo dal progressivo depauperamento dei servizi dei piccoli borghi.
Scadimento dei servizi privati del commercio
che non possono reggere, con i loro costi più elevati e fatturati ridotti, la concorrenza delle grosse catene di super-ipermercati e discount.
Ma scadimento anche dei servizi pubblici e, purtroppo, in prima linea la scuola.

E’ di questi giorni la forte polemica per la preannunciata chiusura di molte scuole o, la meno traumatica per l’utenza, operazione di accorpamento quando possibile, in virtù di decisioni governative che troveranno terreno fertile per attecchire in Umbria.
Qui, infatti, molte scuole già viaggiano sul filo del rasoio
e si reggono esclusivamente per la crescente aliquota di immigrati.
Si parla di almeno venti scuole a rischio ed alcune di esse proprio nel comprensorio della media valle del Tevere, perché la chiusura o l’accorpamento è già previsto ove vi sia il mancato raggiungimento del numero, 300, minimo di iscritti, se l’anno appena iniziato non vedrà un aumento di iscritti da conteggiare per definire la situazione dell’anno successivo.
In provincia di Perugia, sotto organico anche l’Istituto d’arte di Deruta con 183 iscrizioni, cui fanno compagnia quello di Gubbio, che ha 174 frequenze nominali e di Spoleto, con 226 posti per gli iscritti. Una situazione che vedrebbe drasticamente ridensionate le scuole d’arte della regione.

Ma oltre a queste vi sono altre scuole che fino ad ora hanno usufruito di deroghe riservate a situazioni territoriali particolari, come i comuni montani, e per gli istituti comprensivi di scuola materna, elementare e media, o per gli istituti di istruzione secondaria superioreche comprendano corsi o sezioni di diverso ordine e tipo.
Per queste il rischio è di dover subire il taglio della presidenza e l’accorpamento ad altri istituti, non avendo il requisito dei probabile 600 iscritti che la nuova riforma prevederebbe.
Nel gruppo ci sono gli istituti comprensivi di Torgiano e Cannara, rispettivamente con 486 e 305 posti a disposizione.

Fra gli istituti comprensivi in deroga, che attualmente sopravvivono pur essendo sotto il tetto dei 500 alunni e che sono a rischio per una riconsiderazione dei requisiti in deroga, per restare alla media valle del Tevere e dintorni ci sono quelli di Piegaro, con 301 allievi, e Massa Martana, che ne ha 322, oltre a Gualdo Cattaneo (482) e Montefalco (432), Castel Ritaldi (350) e Giano dell’Umbria (423).
Tra le scuole medie che non raggiungono il “quorum” stabilito ci sarebbe anche la Moneta di Marsciano(494).
Nel Ternano a rischio l’istituto comprensivo Alighieri di San Venanzo. Sotto il tetto dei 500 iscritti sono le medie di Attigliano (308), Baschi (385) e Guardea (315).

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