29 novembre 2008
Consiglio comunale: chi approva, chi non approva e chi non partecipa…
Discutere istituzionalmente o parlare a titolo personale? E’ questa la domanda che un cittadino di Massa Martana si è dovuto porre dopo la riunione del Consiglio Comunale di Massa Martana del 27 novembre 2008, domanda che ha ricevuto una risposta politicamente deludente ma che non può essere più a lungo ignorata, anche perché i punti centrali sottoposti alla deliberazione consiliare erano l’assestamento del bilancio comunale 2008 e l’approvazione del nuovo Statuto dell’Unione dei Comuni delle Terre dell’Olio e del Sagrantino, ente intercomunale istituzionale a cui apparteniamo dal 2001.
Il bilancio comunale compendia finanziariamente la realizzazione del programma approvato dagli elettori ma nell’ultima sessione consiliare il dibattito sulle variazioni d’entrata e di spesa al bilancio preventivo si è limitato a sterili polemiche su fatti non pertinenti alla realtà economico-finanziaria dei vari capitoli, senza entrare nel merito specifico delle variazioni e senza coordinarle in un contesto economico-contabile unitario.
Il futuro della popolazione insediata da millenni nella Valle Umbra Sud è oggi condizionato dall’introduzione di un sistema razionale e moderno d’amministrazione e di una struttura istituzionale elementare fondata sulle unioni di comuni, a cui siano attribuite funzioni e fonti di finanziamento autonome, anche se strettamente correlate con quelle della Provincia e la Regione e nel quadro di una piramide istituzionale che garantisca un sistema di maggiore efficienza e sostenibilità amministrativa, governando il nuovo processo istituzionale ed amministrativo, per una sempre maggiore centralità delle autonomie locali ed un’utilizzazione solidale delle limitate risorse delle comunità di piccole dimensioni come è quella di Massa Martana.
Il nuovo Statuto dell’Unione sancisce istituzionalmente lo sviluppo di questa realtà istituzionale ma, dopo la lettura limitata alle variazioni del nuovo Statuto, non c’era interesse a conoscere i termini della questione ed alle sue prospettive istituzionali economiche del problema che sembrava non riguardare i Consiglieri presenti, salvo qualche spunto critico sulla nuova Comunità Montana dei Martani e del Subasio, di cui Massa Martana costituisce la porta Sud con un territorio geoecomicamente omogeneo a quello degli altri sette comuni della Valle Umbra Sud.
Ultima ma non per singolarità è stata la dichiarazione di non partecipazione di un consigliere che non è uscito al momento della votazione per cui i presenti si sono divisi tra coloro che approvavano, coloro che non approvano e coloro che non partecipavano.
A mio giudizio e senza appunti critici personali, questo tipo di dibattito consiliare è inaccettabile ed uno degli obbiettivi dei futuri amministratori del Comune di Massa Martana sarà proprio quello di adeguarlo allo stato attuale della società civile, facendone il centro della vita politica cittadina ed inserendolo in contesto di “Libertà” democratica che tutti i candidati all’amministrazione comunale dovranno impegnarsi a riaffermare.
Renato Domenico Orsini
28 novembre 2008
Un Vero Sindacato non fa politica e contratta con tutti i governi
Le recenti vicende sindacali e le firme separate in diversi Contratti Collettivi di lavoro stanno di fatto determinando la rottura dell’unità sindacale così come per molti anni si è configurata in Italia. Generalmente non mi appassiono a dibattiti che abbiano l’obiettivo di mettere in risalto le difficoltà tra CGIL CISL UIL, in quanto ritengo che i diritti dei lavoratori/lavoratrici e dei pensionati/pensionate si difendono meglio quando c’è condivisione di intenti.
Purtroppo però in questa fase credo che il sindacato in Italia, e la CGIL in particolare, debbano necessariamente fare chiarezza su quello che è il loro rapporto con i partiti di riferimento e con il PD in particolare, non è più il tempo della “Cinghia di Trasmissione” di Togliattiana memoria, tanti cambiamenti sono intervenuti nella politica e nella società, tanti di facciata ed altri di sostanza, ma quello che non cambia mai e il comportamento della CGIL quando al governo va la destra.
Premesso che ho le mie idee politiche, e che nulla hanno a che fare con il centro-destra, l’attività sindacale non può andare in letargo con i governi di destra e riprendere vigore a difesa di tutto quello che fa il centro sinistra quando è lui ad avere le responsabilità di governo.
Un sindacato vero non abiura al suo ruolo in virtù di chi presiede il Consiglio dei Ministri, è per questo che la Cisl continua a contrattare e a presentare piattaforme alle controparti ed al Governo, è per questo che la CISL Umbria ha indetto per Venerdì 5 dicembre alle ore 10 una manifestazione a Perugia in Piazza della Repubblica per chiedere
al Governo Nazionale:
– di sostenere le politiche per l’occupazione ed i redditi dei lavoratori (finanziando gli ammortizzatori sociali), dei precari, dei disoccupati e dei pensionati;
– di garantire investimenti mirati alle politiche industriali e per lo sviluppo tecnologico;
– una nuova politica di investimenti pubblici
– un nuovo sistema di Welfare orientato alla tutela del lavoro attraverso il sistema della bilateralità
– nuove politiche e finanziamenti certi in difesa delle pensioni e della non autosufficienza
– nuovi provvedimenti per la regolarizzazione e la tutela degli immigrati
– più investimenti per la scuola, la ricerca,l’innovazione e la sicurezza sul lavoro
alla Regione e agli enti locali:
– una azione concertata finalizzata a recuperare risorse attraverso un’incisiva riqualificazione della spesa, tagliando sprechi, costi della politica e privilegi;
– il coinvolgimento delle amministrazioni locali nella lotta all’evasione fiscale e contributiva;
– il mantenimento e il rafforzamento del Patto per lo sviluppo e la coesione sociale con la regione dell’Umbria.
Siamo sicuri che è in questo modo che si affrontano i momenti di difficoltà richiamando al suo dovere chi ha la responsabilità delle scelte e non evitando il confronto pregiudizialmente.
Valerio Natili Segretario Fisascat Cisl Perugia
28 novembre 2008
Sanità ed Irccs: l’assessore Rosi risponde al prof. Martelli
L’AGENZIA UMBRIA NOTIZIE della Regione ha diffuso il seguente comunicato:
“Dissento fermamente dalle affermazioni del professor Martelli circa un presunto insufficiente interessamento della Regione Umbria al riconoscimento del centro di ricerca sulle tecnologie trapiantologiche”. È quanto sostiene l’assessore regionale alla Sanità, Maurizio Rosi, in risposta alle dichiarazioni rese dal professor Martelli nel corso della conferenza stampa da lui tenuta, insieme al suo “team” in merito alla costituzione dell’”Irccs”, Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico.
“Prendo atto – rileva – del fatto che vi sia stato da parte del professor Martelli un riconoscimento del sostegno che è stato dato dalle Istituzioni regionali al progetto del Centro di Ricerca di cui si è iniziato a parlare nel 2004 e che già nel 2005 vedeva la costituzione della Fondazione fra Ministero della Salute, Regione Umbria, Università di Perugia, Azienda ospedaliera e Comune di Perugia che la normativa richiede come atto preliminare per l’avvio di un Istituto di ricerca e cura a carattere scientifico”.
“Per quanto riguarda l’allungamento dei tempi per arrivare al riconoscimento del Centro di ricerca – prosegue – devo invece respingere le sue affermazioni che tendono ad attribuirne la responsabilità a un insufficiente interessamento da parte della Regione e dalle altre Istituzioni umbre che, al contrario, hanno seguito assiduamente le procedure autorizzative in tutte le fasi presso il Ministero della Salute. Come il professor Martelli sa, la nuova normativa, entrata in vigore nel 2003, che disciplina l’istituzione degli Istituti di ricerca, impone un percorso oggettivamente complesso e siccome la stessa norma ha introdotto contestualmente una procedura obbligatoria di riconferma degli Istituti esistenti, le strutture del Ministero della Salute preposte alle autorizzazioni hanno dovuto assegnare priorità a queste ultime, provocando un ulteriormente allungamento dei tempi necessari per evadere le richieste delle strutture di nuova istituzione”.
“Vorrei anche ricordare che la Regione è intervenuta concretamente anche per permettere il completamento della struttura che ospiterà il ‘Creo’, i cui lavori erano stati sospesi, assegnando prontamente all’Azienda ospedaliera i finanziamenti necessari per acquistare dalla Fondazione Chianelli l’opera incompleta e per proseguire i lavori, che sono stati già assegnati per un primo lotto”.
“Al di là delle questioni specifiche – conclude l’assessore alla Sanità – è comunque mio desiderio vedere prima possibile realizzato il progetto dell’Istituto di ricerca ed è proprio per questo che la Giunta regionale con delibera n. 610 del 24 novembre ha approvato, d’accordo con l’Università, una proposta per snellire la procedura di autorizzazione, prospettando al Ministero della Salute una soluzione che permetterebbe sia anticipare l’inizio dell’attività, sia accelererebbe l’iter per l’approvazione dell’atto di riconoscimento”.
28novembre 2008
Le speculazioni politiche e sindacali fanno rivoltare lo stomaco
Ho letto con grande interesse, accompaganto da un pizzico di scetticismo, lo scambio polemico intercorso tra Antonio Germino e la CGIL-FLC Camera del Lavoro di Todi riguardante la morte di quel povero ragazzo, Vito Scafidi, in un liceo del torinese.
Le speculazioni politiche e sindacali di questi giorni fanno semplicemente rivoltare lo stomaco. E’ incivile utilizzare la morte di un povero ragazzo per piccoli interessi di partito. Incolpare per di più il Governo Berlusconi di questa tragedia, occorsa purtroppo fatalmente ed incidentalmente, dimostra ignoranza di fatti e scarsa voglia di documentarsi.
Tutti dovrebbero sapere che l’edilizia scolastica, per quanti riguarda gli istituti di istruzione secondaria superiore, grazie alla Legge dell’11 Gennaio 1996 n.23, è di competenza provinciale e non statale. I tagli della Gelmini non c’entrano nulla questa volta visto che, basta leggere il Decreto Gelmini e le norme contenute in Finanziaria, l’unica voce di spesa che viene toccata è quella del personale, non quella dei fondi per l’edilizia.
Piuttosto bisognerebbe lavorare senza faziosità in Parlamento per aumentare questi fondi, per evitare che le lungaggini della burocrazia impediscano il loro utilizzo (come succede molto spesso) e dare veramente attuazione alla 626/94 sulle norme di sicurezza, senza cadere in polemiche che di sicuro non appartengono alla civiltà politica.
Ultima cosa. Quando la CGIL cerca di difendersi dicendo che non è un partito, francamente mi rendo conto di quanto poco comprenda dell’attuale società italiana e dei problemi che la coinvolgono.
Ci vuole fegato a sostenere questa tesi dopo aver detto NO alla riforma del pubblico impiego (si di Cisl e Uil). NO alla riforma del secondo livello di contrattazione ( Confindustria, Cisl e Uil hanno trovato un primo accordo), NO al decreto Gelmini (sull’Università sciopero in solitaria) e dopo la sceneggiata patetica (prima si e poi no) sull’Alitalia.
La CGIL è l’unico sindacato che, in questi tempi di grave crisi, ha deciso lo sciopero generale contro la politica economica del Governo Berlusconi e il 12 dicembre scenderà, unica sigla sindacale, in piazza.
Se non è un partito questo? Ma d’altronde con un sindacato composto per metà da pensionati, e sottomesso agli interessi del pubblico impiego, del futuro di noi giovani, di noi non-garantiti dallo Stato-mamma, cosa può fregare a loro?
Non lamentiamoci poi se gli operai votano la Lega Nord però… e se magari Epifani si candida alle Europee!
Umberto Magni – Popolo delle Libertà Todi
27 novembre 2008
La Cgil "conviene": qualche volta sarebbe meglio tacere
Dinanzi alle esternazioni non polemiche di A. Germino, avremmo voluto soltanto tacere per rispetto “vero” dell’ennesima vittima in una scuola italiana. Purtroppo un po’ di orgoglio e di amore per la verità, ci costringono a fare delle piccole, ma necessarie precisazioni. La CGIL (Confederazione Generale Italiana del Lavoro) ed in particolare la FLC (Federazione Lavoratori della Conoscenza), ha da sempre posto il problema della sicurezza negli edifici scolastici. Questo indipendentemente dal colore politico che caratterizzava coloro che ci governavano. Se anche questa volta un fatto così grave è accaduto sotto un governo di destra, crediamo che non si possa imputare a nessuno, ma è purtroppo una tremenda, questa si, casualità e fatalità.
Il fatto che la legge 626/94, legge che tutela la salute e la sicurezza negli ambienti di lavoro, sia disattesa proprio da parte dello Stato è un fatto di un’assurdità tale che non pensiamo possa essere tollerato da nessun essere civile e, crediamo pure, che tutti possano avere il diritto ed il dovere di reclamarne l’applicazione, ancor più in quelle strutture educative che formano i figli di tutti.
Queste rivendicazioni la CGIL le ha fatte da sempre, indipendentemente dagli eventi tragici, ma forse le orecchie, anche di coloro che sono più attenti, a volte sono distratte e da altre sirene attratte.
Scioperiamo? Si quando c’è bisogno di difendere un diritto lo facciamo, ricordando sempre a tutti che lo sciopero è, ancora, un diritto riconosciuto dalla Costituzione Italiana ed è pagato dal lavoratore che vi aderisce con la trattenuta della giornata non lavorata e non stiamo qui a spiegare quanto oggi ciò pesi su stipendi falcidiati da un costo della vita esorbitante.
Ultima cosa, o rivelazione, la CGIL non è un partito, ma un sindacato con 100 anni di vita alle spalle e non è stato, né sarà mai rappresentato in Parlamento, ma sarà sempre rappresentato dalle tessere dei propri iscritti e da tutti coloro che credono nella democrazia che, guarda caso, permette a tutti di dire le proprie opinioni,al di là del merito, anche quando sono scempiaggini.
CGIL – FLC Camera Lavoro Todi
26 novembre 2008
Cercare lavoro oggi, se hai oltre 32 anni, è impresa impossibile!
Ho 52 anni, non sono mai stato in galera, non ho mai rubato, ho sempre vissuto onestamente; sul lavoro sono stato sempre serio e professionale, nonchè rispettoso dei superiori e di chi usufruiva dei servizi e compiti assegnatimi.
Nel 2006 ho perso il lavoro a 50 anni: oggi ne ho 52, non lavoro da 30 mesi, sono iscritto al Centro per l’Impiego, ho maturato (con un certo imbarazzo) i requisiti previsti dalla Legge 407/90 per i disoccupati di lunga data, ho fatto e faccio centinaia e centinaia di domande tramite le Agenzie di Lavoro Interinale o Somministrazione come oggi si definiscono dove sono iscritto presso tutte, e ai Centri per l’Impiego, tramite Internet.
Non mi ha mai più chiamato nessuno. Avere 50 anni, ma ne bastano anche poco più di 32, è una cosa di cui vergognarsi in Italia. Aprendo il curriculum, le aziende, ma anche la agenzie con la scusa di attenersi alle richieste, appena arrivano alla data di nascita, passano oltre.
Non conta essere stati onesti, avere maturato esperienze nel lavoro, avere conseguito professionalità, essersi aggiornati con i tempi e le tecnologie. Oggi vale di più, senza nessuna offesa, avere il "piercing" al naso o il tatuaggio ma purchè si rientri in requisiti di massima limitazione di costi, anche se a totale discapito del servizio offerto, ma purchè non si "paghi".
A questo aggiungiamo le conseguenze disastrose della legge Biagi, che oltre al danno di aver pagato personalmente con la vita le sue idee, subisce anche la beffa, da parte proprio di quelle aziende che lui voleva agevolare, e che hanno stravolto tutte le sue intenzioni, attuando solo quelle agevolazioni che dovevano servire a facilitare la creazione di opportunità di lavoro, in una totale precarizzazione ed esclusione da quel mondo di tutte le professionalità e conoscenze che comunque per le loro peculiarità, costano e perciò non interessano.
Mettiamoci pure in fondo, anche con un tono pacatamente polemico, come se non bastassero già tutte le difficoltà esistenti, l’ulteriore aggravante per gli "onesti" che non ne sono in possesso, della raccomandazione, della spinta se non dell’imposizione da parte del "politichetto" di turno che forte della sua posizione all’interno di questa o quella P.A. favorisce l’elettore, che per una volta diventa "l’eletto", di turno.
Saluto cordialmente tutta la redazione ed i lettori di questa rivista, a volte scomoda per qualcuno, ed alla quale auguro una lunga esistenza.
Chiudo con una raccomandazione: dato che ho già i miei problemi, pure se firmo, magari non pubblicate per esteso il mio nome, hai visto mai, grazie.
Lettera Firmata
25 novembre 2008
Romina Perni: "Ho solo dato voce alle preoccupazioni per la scuola comunale di musica"
In risposta al comunicato del Pdl in cui si chiedono le mie dimissioni da Presidente della Commissione Cultura, vorrei semplicemente dire che ho deciso di convocare la Commissione perché sollecitata da più parti ad un chiarimento sull’iter che ha portato all’affidamento, da parte del Comune di Todi, della Scuola comunale di musica all’associazione “Fattodigiovani”, affidamento che ha generato preoccupazione in molti docenti e genitori per quanto riguarda la qualità di tale servizio nel futuro.
Le due lettere a cui si fa riferimento non erano assolutamente diverse nei toni e nel linguaggio usati, ma quella indirizzata ai genitori e ai docenti esplicitava solo in maniera più precisa (con l’aggiunta di nemmeno dieci parole) alcune problematiche relative all’imparzialità e ai requisiti professionali del soggetto gestore, con riserva di discuterne nella sede appropriata. Non ritengo di aver abusato delle mie funzioni né di aver espresso giudizi compromettenti e diffamatori, né tanto meno di aver causato danni alla Scuola stessa.
La Commissione sarebbe stata la sede opportuna per chiarire tali punti in tutta tranquillità, cosa che non sarà possibile visto il rifiuto a partecipare sia dell’assessore Margherita Bergamini (che ha declinato l’invito considerando la riunione “prematura”) che del presidente dell’Associazione David Brizioli (con cui, comunque, ho già provveduto a chiarirmi personalmente).
D’altra parte è diventata ormai un’usanza di Assessore e consiglieri quella di disertare le riunioni della terza commissione, l’ultima delle quali, nei mesi scorsi, convocata anche per parlare del futuro della Scuola comunale di musica.
Non ritengo inoltre di essermi arrogata prerogative che non mi appartengono visto che le commissioni consiliari possono riunirsi non solo per esaminare gli atti che andranno in Consiglio comunale, ma anche far emergere proposte e richiedere audizioni su argomenti di interesse pubblico: si è trattata quindi di una convocazione pienamente legittima a norma di testo unico sugli enti locali, oltre che sulla base di regolamento e statuto comunali (magari dargli una letta ogni tanto non farebbe male, soprattutto ad alcuni consiglieri).
La richiesta di dimissioni mi sembra quindi assolutamente fuori luogo e inaccettabile. Se il centro-destra necessita di pretesti per dare vita a inutili polemiche politiche, lo faccia pure. Ma non riuscirà ad impedire alla sottoscritta non tanto di esprimere giudizi, cosa che nella lettera “incriminata” non ritengo comunque di avere fatto, ma di dare ascolto alle legittime preoccupazioni dei cittadini di Todi.
Romina Perni – presidente commissione cultura Comune di Todi
24 novembre 2008
Le parole vuote della CGIL sulla tragedia nella scuola di Torino
Non essendo abituato a polemizzare in questi frangenti, chiedo scusa alla famiglia Scafidi e ai ragazzi rimasti feriti, ma leggendo la lettera della CGIL mi è venuta spontanea una domanda: "Perchè siete indignati?".
Posso capire che siete addolorati, anche se io non vi credo. Adesso chiedete al governo di attivarsi con la massima urgenza, per porre rimedio a che cosa? A trent’anni di incuria. La sicurezza sul posto di lavoro o di istruzione, a Voi è sempre rimasta uno slogan da portare in piazza quando accadono simili disgrazie. Furono stanziati 800 milioni che ancora sono lì perchè non avete pressato i vostri amici governatori?
E’ la stessa situazione di quando in un cinema di Torino morirono decine di persone. Prima muori poi si prendono i provvedimenti. Non c’è bisogno delle assemblee e delle lettere da inviare al governo, aprite una vertenza, per fare cosa? Un altro sciopero? Solo quello vi è rimasto, lo sciopero, per essere visibili.
La Gelmini vi ha anticipato, state facendo solo spettacolo speculativo. Mi dovete spiegare, per cortesia, di che cosa devono discutere i giovani? Che un loro coetaneo è morto per l’incuria o l’errore di qualcuno. Io non lo so, aspettiamo l’inchiesta.
Promuovete appelli… parlate di parole vuote, vuote sono le vostre parole, che per fortuna non attecchiscono più. La gente ha capito, e lo ha dimostrato alle elezioni. Non siete più rappresentati in Parlamento, non dimenticatelo. Quindi cogliete l’occasione per stare un po’ in silenzio a meditare.
Antonio Germino
23 novembre 2008
Ancora una morte dentro una scuola…
Siamo indignati e sconcertati per l’ennesimo incidente mortale avvenuto in una scuola.
La sicurezza dei luoghi deputati alla formazione dei giovani è la grande opera che chiediamo a gran voce al Governo di garantire rapidamente, attraverso un piano straordinario di finanziamento cui destinare le risorse necessarie, reperibili dai capitoli di spesa già destinati ad altre opere infrastrutturali, di ben altro significato e valore!
Invitiamo i docenti a dedicare la prima ora di lezione di lunedì ad una riflessione e discussione con gli studenti su questa ennesima tragedia, proponendo appelli e/o documenti a sostegno della richiesta di interventi immediati, affinché dalle parole, vuote, si passi a decisioni concrete.
Nell’esprimere il nostro dolore e la nostra vicinanza alla famiglia di Vito Scafidi, agli studenti feriti e alle loro famiglie, a tutto il personale e agli studenti del Liceo scientifico C. Darwin di Rivoli, ci impegniamo ad aprire una vertenza sicurezza con le istituzioni responsabili, a fianco dei lavoratori, degli studenti, dei genitori e di quanti, come noi, non accettano l’ineluttabilità di simili, gravi episodi.
Camera del Lavoro Cgil
22 novembre 2008
Per Eluana Englaro, una "riflessione" umbra
Alla veglia di preghiera per Eluana Englaro celebrata la sera del 20 novembre nella basilica fiorentina dell’Annuziata, l’arcivescovo di Firenze, l’umbro di Foligno – Giuseppe Betori – che ha lì sostituito il tuderte card. Antonelli, ha dettato la seguente riflessione:
"La forma popolare che abbiamo voluto dare a questo nostro momento di preghiera, quella tradizionale del santo rosario, è la veste più appropriata per i contenuti della nostra riflessione e della nostra implorazione, in quanto si tratta di contenuti altrettanto radicati nel profondo della coscienza del nostro popolo. Oggi infatti ci siamo riuniti, attorno alla Madre di Dio e Madre nostra, per ribadire la profonda convinzione, di fede e di ragione, che la vita umana è un bene inalienabile e indisponibile, e questa è la necessaria conseguenza del valore primario che è la vita per l’uomo e della dignità che va riconosciuta a ogni persona umana.
Lo facciamo con riferimento alla tragica vicenda di una giovane donna di Lecco, che dopo un incidente stradale vive da sedici anni in uno “stato vegetativo”, a cui la vita rischia di essere sottratta per volontà di una sentenza. Pur toccati, commossi e rispettosi per la drammatica condizione che ha colpito la vita di Eluana e, di riverbero, quella dei suoi familiari, mentre condividiamo la tristezza di quanti le sono vicini con affetto, non possiamo far tacere la nostra intelligenza e la nostra coscienza. Da esse ci proviene la forza suadente che ci fa ripetere: No! Non è ragionevole che la vita che palpita in questa giovane sia spezzata per mano d’uomo.
Non è ragionevole che accada questo, anzitutto perché Eluana è una di noi: non è qualcuno con una esistenza e dignità inferiore a quella umana, a quella di ogni altra donna che abita questa terra. La sua particolare condizione neurologica non le consente di comunicare sensibilmente con chi le è accanto e di compiere autonomamente dei gesti, ma essa è viva e partecipa della nostra stessa vita. Il rispetto, l’attenzione e l’amore alla vita dell’uomo non può conoscere eccezioni. Se così fosse, si aprirebbe la strada alla più iniqua forma di discriminazione, quella basata sulla condizione psicofisica e sulle capacità della persona.
Non convince neppure l’insinuazione che sul corpo di questa giovane si stia praticando una sorta di “accanimento terapeutico”. Lo escludono non solo la discrezione e la venerazione di cui essa è circondata, ma la stessa scienza medica, nella misura in cui riconosce unanimemente che non vi è terapia per lo “stato vegetativo”, ma solo la possibilità di praticare cure volte a sostenere la fisiologia del corpo, fornendo a esso anzitutto acqua e sostanze nutritive che questi pazienti non sono in grado di assumere con l’alimentazione orale.
Infine, è estraneo alla retta ragione il tentativo di giustificare la morte per interruzione delle cure minime essenziali attraverso il ricorso a una presunta e remota volontà della paziente di porre fine anzitempo ai giorni della propria vita. Quante volte, in un momento di paura, di smarrimento o di disperazione, a una persona è accaduto di desiderare o invocare la morte? Ma un’espressione di sconforto o di disagio non dà a nessuno l’impensabile diritto di togliersi la vita o di chiedere che qualcuno ci privi di essa e ancora meno che qualcuno tragga al posto nostro decisioni in tal senso.
La vita di Eluana è un bene, un bene prezioso che Dio le ha donato e di cui tutti noi siamo partecipi, perché della stessa vita noi viviamo. Un bene che siamo chiamati ad amare, custodire e valorizzare contro ogni tentativo di strumentalizzazione o di squalificazione.
Su queste elementari verità vogliamo riflettere, e lo facciamo anzitutto in nome della fede nel Dio della vita. Egli infatti, come ci dice Gesù, «non è il Dio dei morti, ma dei viventi!» (Mt 22,32) e vuole la vita di tutte le sue creature. È lui che ce la dona e che ci invita a custodirla, quella nostra e quella degli altri, come emerge fin dalle prime pagine della Genesi, con la domanda che ci interroga sempre e tutti: «Dov’è Abele, tuo fratello?» (Gen 4,9). A noi il compito di custodirla, perché questa vita possa essere accolta dal Padre comune al termine del cammino nel tempo, così che egli possa trasformarla in una vita senza fine. In tale prospettiva, la vita temporale e quella eterna non si oppongono, ma la seconda si presenta coma una trasfigurazione della prima, che in essa raggiunge la pienezza.
Proprio perché dono di Dio e perché destinata all’incontro definitivo con lui – un dono che deve essere a lui riconsegnato –, la nostra vita non ci appartiene, non è a nostra disposizione, né può esserlo quella di un altro, di un nostro fratello. L’unico modo con cui possiamo, per dir così, disporne è quello di donarla agli altri, secondo quella logica del servizio e del dono di sé di cui Gesù sulla croce ci offre il modello e il fondamento. Questo perché il dono di sé costituisce un’anticipazione e un ingresso in quella dimensione divina dell’amore che è il volto che assume la vita dell’uomo nel mistero eterno di Dio Amore.
Solo in questo senso e in questa scelta d’amore la vita nel tempo può essere considerata un bene relativo. Relativo per l’appunto alla vita eterna; e solo in questa prospettiva e non rispetto ad altri beni può diventare strumento di un bene più alto, che è Dio stesso. Non può essere invece considerata un bene relativo rispetto ad altri beni umani, di cui costituisce al contrario il fondamento, perché non ci può essere alcun bene per l’uomo se egli anzitutto non è un essere vivente. Tanto meno si può pensare di creare delle gradualità all’interno della vita, per cui, in specie nei suoi momenti iniziali e finali, essa possa essere considerata in alcune condizioni meno degna, e al limite un bene disponibile e quindi anche sopprimibile.
Ne va della dignità dell’uomo come essere personale, principio primo della convivenza umana e del quadro giuridico dei diritti umani che regge la nostra civiltà. La riflessione, a questo punto, dal campo della fede, si sposta a quello della ragione e si impone alla considerazione di credenti e non credenti. Ci sono state epoche e culture che hanno potuto pensare che la presenza o l’assenza di una o l’altra qualità, fisica o morale, potesse segnare un confine tra ciò che umano era e ciò che non poteva esserlo. In questa ottica venivano giustificati la schiavitù, l’infanticidio, l’emarginazione o la soppressione dei malati mentali, ecc. Oggi consideriamo istintivamente tutto ciò espressione di barbarie o di una compressione dei diritti umani che non vorremmo rieditare. Eppure proprio questa sembra essere la deriva verso cui ci stiamo incamminando, distruggendo a colpi di sentenze un quadro giuridico che finora ci ha salvaguardati dal conflitto degli interessi contrapposti e dalla babele dei desideri incontrollati.
La chiarezza e la incontrovertibilità di queste convinzioni non ci rende ovviamente estranei alla sofferenza in cui piombano persone e famiglie quando sprofondano nel vortice del dolore inconcepibile e straziante. Ma siamo convinti che la risposta alla sofferenza stia nel farsi «custode», secondo la parola della Genesi (Gen 4,9), cioè nel prendersi cura, nel condividere il peso della tragedia, nell’accompagnare e sorreggere in un cammino spesso oscuro. Questo la Chiesa ha sempre fatto nei momenti più luminosi della sua storia, e questo ha seminato come sorgente di animazione di una società che fosse più attenta alle fragilità. La Chiesa lo fa con i gesti della carità, ma lo fa anche e soprattutto mettendo in campo la risorsa più efficace che ha in suo possesso, vale a dire la preghiera, il dialogo d’amore con il Padre di tutti.
Lo abbiamo voluto fare anche noi questa sera, mettendo nelle mani di Dio Padre, per la mediazione di Maria, la vita di Eluana Englaro, perché si trovi la strada per rispettarla e affidarla al suo naturale compimento, senza esercitare alcuna violenza su di essa. Nelle mani del Signore poniamo anche la sua famiglia, quella naturale, straziata dal dolore, e quella che potremmo definire acquisita, formata dalle religiose che l’hanno accudita per tutti questi lunghi anni. La preghiera vuole chiedere al Signore di illuminare menti e cuori di quanti devono prendere decisioni che potrebbero essere di incalcolabile portata non solo sulla vita di Eluana ma anche sul futuro della nostra società. Vogliamo portare accanto al cuore del Signore anche la vita di tanti altri malati e delle loro famiglie, che vivono la medesima sofferenza o soffrono per situazioni analoghe, magari scarsamente sostenuti dalla società e dalla carità dei fratelli. Al Signore chiediamo, infine, che il nostro popolo non perda mai i riferimenti di fondo della sua civiltà, che dal rispetto della persona umana trae alimento essenziale per custodire e promuovere per tutti una vita buona.
Interceda per noi la Beata Vergine Maria Annunziata, che nel sì alla vita del suo Figlio Gesù dette inizio alla salvezza dell’intero genere umano. Amen."
22 novembre 2008
Alle terme di Parrano… non funzionano le terme
Tutti sanno quanto è salutare e piacevole andare alle terme, specialmente d’inverno, per vincere il freddo, immergendosi in acqua calda dalle benefiche proprietà, conversando amabilmente con amici.
Se la natura mette a disposizione questo prezioso tesoro, specialmente in una regione che non ha moltissime risorse da sfruttare, perché non approfittarne?
Sono anni che molti cittadini umbri, in particolare i residenti di Parrano e dintorni, aspettano con ansia la definitiva realizzazione del tanto pubblicizzato parco termale adiacente alle cosiddette “Tane del diavolo”
Le vasche sono state costruite… ma non è possibile attualmente usufruirne per l’assenza di servizi (bagni e spogliatoi, bar) nonché di personale (vedi in proposito il filmato pubblicato nella videogallery di TamTam, ndr).
Qualcuno dice che si attendono altri finanziamenti: è lecito sapere se queste notizie hanno un fondamento? E soprattutto: quando gli amministratori pensano di poter aprire al pubblico questo utile impianto?
Per il momento a chi ama le terme o ne ha necessità per motivi di salute non rimane altro che percorrere molti chilometri in più per raggiungere Viterbo, San Casciano dei Bagni o Saturnia.
Buon bagno.
Amici delle terme
20 novembre 2008
Per il prossimo sindaco di San Venanzo nulla è ancora deciso…
Da notizie apparse sulla stampa locale, anche se in verità non firmate da alcun gruppo, si apprende che sarebbe stato raggiunto un accordo politico per le prossime elezioni amministrative nel nostro Comune.
La sezione del Partito Socialista di San Venanzo al riguardo specifica che nell’incontro tenutosi lo scorso 29 ottobre tra il gruppo di maggioranza e le forze politiche che la sostengono si è parlato esclusivamente dell’attività amministrativa sin qui svolta e della programmazione di fine legislatura, dando un giudizio positivo, ma non si è in alcun modo parlato di accordo politico né tantomeno di candidature.
Il Partito Socialista ribadisce inoltre che sta lavorando per recuperare alla coalizione tutte quelle forze che in questi ultimi anni se ne sono allontanate, in modo da iniziare insieme un serio e approfondito confronto politico tra tutte le forze del centro – sinistra che possa portare, senza alcuna pretesa egemonica, al nuovo governo amministrativo del nostro Comune.
La segreteria PS San Venanzo
18 novembre 2008
Il valore dei risparmi e la figura del consulente finanziario indipendente
Come era già avvenuto nel caso delle obbligazioni Parmalat, Cirio, Argentina ora anche una banca internazionale con una buona affidabilità (classificata rating A), come Lehman Brothers ha dichiarato il fallimento ed anche in questa occasione molti risparmiatori ne hanno fatto le spese.
L’obiettivo di ognuno di noi quando ci rechiamo in banca o all’ufficio postale, è quello di conservare il valore reale dei nostri risparmi (anche in funzione del tasso d’inflazione) e magari incrementarlo nel tempo. Diverso, invece, è l’obiettivo di chi ci troviamo di fronte, cioè quello di massimizzare gli utili attraverso la vendita dei propri prodotti. Ciò che emerge da questo elementare confronto, è che gli obiettivi nostri e quelli delle banche o uffici postali sono diametralmente opposti. Risulta evidente il conflitto d’interessi che grava sul mondo del risparmio, da qui sorge spontanea la domanda, come può essere “obiettiva” la consulenza che ricevono la maggior parte dei risparmiatori?
L’alternativa alla consulenza viziata da conflitto d’interessi, potrebbe essere quella di rivolgersi ad una nuova figura professionale che si sta affermando in Italia, cioè quella del consulente finanziario indipendente.
Come dice la parola stessa, questo professionista è indipendente da qualsiasi istituzione finanziaria (non è un promotore finanziario il quale ha un mandato da una banca) pertanto, non lavorando in conflitto d’interessi, può affiancare il risparmiatore nelle scelte finanziarie sue e della sua famiglia. Il risparmiatore può continuare ad utilizzare la propria banca o ufficio postale, ma prendendo consigli da una figura esterna, con il vantaggio di ottenere condizioni migliori dalla propria banca e di non ricevere consigli viziati da interessi di parte.
In genere i servizi offerti dai professionisti vanno dal supporto e monitoraggio per la costruzione di un portafoglio, alla previdenza complementare, alla scelta del mutuo, fino alla gestione finanziaria delle aziende. Chiunque volesse approfondire tutti gli aspetti relativi alla professione può consultare il sito dell’associazione che reppresenta questi professionisti a livello nazionale (www.nafop.it).
Paolo Rosignoli
18 novembre 2008
Contestazione all’Università di Perugia
Giovedì 20 novembre alle ore 16, in occasione del Consiglio di Facoltà di Lettere e Filosofia, il Movimento degli studenti, studentesse e precari della ricerca di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Perugia presenterà un documento in cui si esprime una forte opposizione alla legge 133 del 6 agosto 2008 e al successivo dl 180 del 10 novembre 2008.
Si chiede una presa di posizione forte da parte del consiglio di facoltà in tutte le sue componenti al fine di presentare un’istanza comune in vista dell’Assemblea d’Ateneo prevista per lunedì prossimo 24 novembre.
La consegna del documento sarà preceduta, a partire dalle ore 15, da una performance e da attività informative legate ai temi e alle iniziative della protesta.
Nel documento si contesta:
• la formula del Decreto Legge che esclude aprioristicamente ogni possibilità di concertazione con i soggetti direttamente interessati;
• la marginalità delle modifiche previste dalla legge 180 ai tagli del FFO e al turn-over della legge 133;
• la permanenza della facoltà di trasformazione degli Atenei in Fondazioni di diritto privato che penalizza in particolar modo le Facoltà di studi umanistici il cui sapere non è appetibile nè valutabile in termini di mercato.
Giacomo Ficarelli
16 novembre 2008
Lettera aperta al Partito Democratico di Massa Martana
Ringrazio il concittadino Roberto Vicaretti per la sua apertura ad una partecipazione costruttiva nella ricerca delle linee ottimali dell’Amministrazione comunale nell’interesse della Gente Martana ma insisto nella richiesta di convocazione di un Consiglio comunale aperto per definirne gli elementi nodali, in particolare quelli della politica d’integrazione a livello intercomunale, del piano generale del traffico e dell’intermodalità e del monitoraggio dell’urbanizzazione primaria nelle aree di sviluppo urbanistico.
La definizione delle linee programmatiche attuali di queste problematiche essenziali per lo sviluppo socio-economico del nostro territorio è infatti ancora in fase di discussione, ci sono diverse valutazione nel merito ed è necessario definirle chiaramente.
In particolare, sussistono divergenze politiche sulle prospettive della nostra adesione all’Unione degli otto comuni “delle Terre dell’Olio e del Sagrantino”, deliberata nel 2001 ma apertamente contrastata nel corso di un recente Consiglio comunale dalla componente socialista della maggioranza, che voleva privilegiare i legami con la Comunità Montana dei Monti Martani e del Serano, tanto da uscire polemicamente dalla sala consiliare perché il Sindaco aveva dichiarato di preferire l’Unione dei Comuni come ente istituzionale di secondo grado che conciliasse le esigenze d’autonomia locale con la sostenibilità economica di un’attività amministrativa che richiede una base demografica e territoriale più ampia di quella che un comune di tremilaottocentoventi abitanti può realisticamente avere.
Attendo perciò una risposta ed auguro un proficuo lavoro agli amministratori che dovranno operare in questo difficile periodo di transizione.
Renato Domenico Orsini
15 novembre 2008
A proposito di "Ora è il tempo nostro"… ma tutto è pro-tempore
In merito a questo intervento, vorrei solo ricordare che quanto “sofferto” dal Sig Epifani come “perseguitato politico” o incompreso paladino delle libertà durante i 50 anni (di quella democrazia che tanto disprezza la sua parte politica) passati nell’aula consiliare del Comune di Todi, è nulla rispetto a quanto la sua ideologia e le sue idee hanno fatto soffrire all’Italia e al mondo intero durante decenni di dittatura fascista e alleanza politica con il nazismo e con il neofascismo stragista e golpista nella storia più recente.
Sulla base di questo assunto, non si è mai chiesto perchè il popolo italiano, per lunghissimo tempo, non ha più voluto sentire parlare dei fascisti? Non si è mai chiesto perchè prima del Berlusconismo (baciate la strada dove cammina!) la sua parte politica non ha mai vinto elezioni politiche, amministrative, rionali, scolastiche, di condominio nè a Todi nè altrove?
Tutta colpa della protervia social-comunista-clerico -massonica di Todi? Su una cosa ha ragione: tutto è pro-tempore…
Carlo Zoccoli
14 novembre 2008
Tutti assolti…
Tutti assolti, o quasi, come a porto Marghera, come altre centinaia di volte a pagare è sempre il sottoposto e il cittadino mai il potente di turno.
E anche questa volta per i fatti della scuola Diaz, in quel lontano 2001, a pagare sono solo gli agenti che hanno eseguito materialmente il blitz, oltre ai ragazzi pestati e costretti a subire le torture più svariate.
I condannati sono 13 su 29, con condanne dai 2 ai 4 anni di reclusione, che poi verranno scontati in appello e entrerà la condizionale con tutte le attenuanti, quindi possiamo anche solo dire tutti assolti.
Una vergogna che continua, che farà storia, lo ricostruzione dei giudici è questa: “quella sera un manipolo di 13 persone decide che alla scuola Diaz ci sta gente che deve pagare, gente che li ha messi in ridicolo in piazza, che ha disonorato l’arma. Così vanno, raccolgono un piccone e qualche mattone da un cantiere incustodito, preparano due molotov e fanno irruzione, ovviamente non solo in 13 ma 4 squadre di polizia e carabinieri, sul pavimento rimangono 63 feriti e 93 arrestati per resistenza a pubblico ufficiale. Tutti gli arresti risultano illeggitimi ovviamente. Ma i capi non sapevano nulla si sono fidati della soffiata di quei 13 cattivoni che da soli hanno gabbato centinaia di poliziotti”.
Come sempre paga solo e soltanto la manovalanza, quei 13 mascalzoni che si sono presi la loro rivincita gabbando tutti e soprattutto i vertici, Manganelli è sotto processo per falsa testimonianza ci si chiede perché uno innocente dovrebbe mentire.
Mai in Italia nessuno ha pagato per nessuna strage, che fosse industriale come Porto Marghera, edilizia come il Vajont, o terrorista come Piazza Fontana o la stazione di Bologna, non si capisce come sarebbe potuta andare diversamente questa volta…
Casapiddu.com
14 novembre 2008
Lettera di una professoressa agli psichiatri infantili: "vade retro"
Egregio Direttore, ho letto che è in via di approvazione in Commissione Salute al Senato il testo di legge sulla dislessia che dovrà passare alla Camera e che è già stata votata la procedura d’urgenza per l’approvazione (Corriere della Sera del 24.10.08).
Cambiano i governi, ma non cambia la pressione con la quale si vogliono codificare per legge i disturbi di apprendimento nei nostri studenti.
Nello specifico si tratta della dislessia, uno dei tanti disturbi (elencati nel DSM IV, Manuale Statistico e Diagnostico della psichiatria) dei quali soffrirebbero i nostri alunni.
Esercitando una costante pressione mediatica come sta avvenendo in questo caso per la
dislessia, successivamente verrà chiesto al Parlamento di approvare altre leggi che
obbligheranno la scuola e le famiglie a sottoporre i bambini e i ragazzi a screening e cure per gli altri disturbi che si trovano nel DSM IV.
Le modalità di diagnosi della dislessia, così come per l’iperattività ed altri disturbi si basano su test, vengono esaminati errori di scrittura, di lettura degli studenti: un ritardo nel linguaggio o la difficoltà di esprimersi in età prescolare possono essere un primo segnale. Se un bambino fa più errori degli altri, per esempio sbaglia 20 volte le doppie invece di 5 o 6 nello scrivere un brano come accade ai normolettori (bambini normali ), il segnale si fa più evidente. (Corriere della Sera del 24.10.08). In molti casi le prime diagnosi le fanno le insegnati indottrinate su questi disturbi nei vari corsi di aggiornamento. Spesso mi ritrovo con colleghi che, ad esempio, fanno notare che l’alunno ha una pessima grafia, o fa errori di scrittura, o legge male, a quel punto nell’indifferenza degli altri docenti della classe i genitori vengono invitati a portare il figlio alla ASL per un’eventuale diagnosi di dislessia o altri disturbi.
Per una mia alunna ad esempio l’insegnante di sostengo ha spiegato che le era stato diagnosticato un ritardo mentale, quando l’alunna in questione è di nazionalità filippina, i genitori a casa parlano soltanto la lingua filippina e lei sente parlare italiano soltanto in classe comprendendo poco o niente. Sfido chiunque a non avere problemi di comprensione nella sua condizione e a non essere esercitata a sufficienza nello scrivere e nel leggere l’italiano.
Se questa legge dovesse passare molti alunni con lacune e carenze nella loro istruzione sarebbero a rischio di diagnosi di dislessia.
Mi sono chiesta chi trae vantaggio da questa legge?
Gli alunni no, perché non far più leggere chi ha difficoltà nella lettura ma fargli usare gli audiolibri o aspettare che la madre o l’insegnante di sostegno legga per lui il libro, non credo migliorerà la sua capacità di leggere.
Non far fare più i calcoli ad un alunno discalculo (che fa errori di calcolo) ma costringerlo ad usare la calcolatrice, non credo sia il percorso per farlo diventare un Einstein. Lo stesso dicasi per l’imposizione dell’uso del computer con il correttore automatico per chi fa errori di scrittura.
Sono un’insegnante, non sono un medico ma ricercatori e fonti autorevoli affermano che non ci sono prove scientifiche o di laboratorio che provino l’esistenza dei disturbi psichiatrici.
Spero che la Commissione Salute al Senato prima di approvare questa legge si informi accuratamente perchè è in gioco il futuro di milioni di bambini e della nostra società .
Prof.ssa Margherita Pellegrino
14 novembre 2008
Vicaretti: la continuità dell’Amministrazione di Massa con Gubbiotti è già nei fatti
L’attenzione che il mio concittadino Renato Domenico Orsini dedica alle vicende politiche e amministrative del nostro Comune è senza ombra di dubbio meritoria. Sempre attento, puntuale e preciso nelle osservazioni, che, è giusto dirlo, hanno pungolato negli ultimi mesi l’azione della nostra amministrazione. E, sicuramente il professor Orsini ne converrà, deve dar atto – come peraltro già successo in passato – che la Giunta ha sempre dimostrato grande attenzione alle sue posizioni.
Il professor Orsini chiede un Consiglio comunale aperto "per riaffermare la continuità dei programmi impostati dal compianto Sindaco Giampiero Gubbiotti" e dice che come "cittadino ha il diritto di conoscere esattamente le linee d’azione dell’Amministrazione transitoria nel merito". Mi sembra, ancora una volta corretto. Ma soltanto in teoria. In pratica, infatti, l’amministrazione ha già avuto modo di affermare per bocca del vice sindaco Paolo Fumanti il desiderio della Giunta di portare a compimento il programma amministrativo predisposto da Gubbiotti nella seduta del Consiglio comunale aperto convocato in via straordinaria proprio il giorno successivo la drammatica scomparsa del nostro sindaco.
Inoltre in apertura dell’ultima seduta del Consiglio comunale (14 novembre 2008), il vice sindaco è tornato a rinnovare l’impegno di questa amministrazione per i mesi che ci separano dalle elezioni amministrative e ha nuovamente esplicitato che la Giunta porterà a termine il programma predisposto negli scorsi mesi.
Il mio, caro professor Orsini, non vuole essere contestazione, nè una provocazione, ma scrivo soltanto, come capogruppo del Partito democratico, per rassicurare lei e cittadini di Massa Martana del fatto che nessuno della maggioranza, nè della Giunta ha alcuna intenzione di mettere in pericolo o di interrompere lo straordinario lavoro fatto da Giampiero in questi nove anni.
Roberto Vicaretti, capogruppo Partito democratico
14 novembre 2008
Massa Martana: va riaffermata la continuità amministrativa con Gubbiotti
Il sottoscritto Renato Domenico Orsini, esercitando i diritti di situazioni giuridicamente tutelate, quali la cittadinanza, la residenza e la titolarità dei diritti politici, premesso che:
a) ai sensi del 1° comma dell’articolo 53 del D.Lgs. 267/2000, in caso di decesso del Sindaco la Giunta ed il Consiglio “decadono” e sino alla data delle nuove elezioni” le funzioni del sindaco sono svolte dal vicesindaco;
b) l’amministrazione del comune è stata attribuita transitoriamente al Vicesindaco fino alla data di svolgimento delle prossime elezioni comunali, sia per ciò che riguarda le attribuzioni elencate nell’articolo 50 del D.Lgs. 267/2000 che quelle stabilite dall’articolo 54 del D.Lgs. 267/2000;
c) il Capo III dello Statuto del Comune di Massa Martana, approvato con Deliberazione Consiliare 5 luglio 2001, n. 44 e vistata dal Comitato di controllo con Provvedimento n. 3202 del 20 luglio 2001, conferma la normativa della legge di cornice;
d) come cittadino ha il diritto di conoscere esattamente le linee d’azione dell’Amministrazione transitoria nel merito;
chiede che i criteri che guideranno l’azione dell’Amministrazione Comunale transitoria siano sottoposte dal Vicesindaco alla partecipazione dei cittadini di Massa Martana mediante la convocazione in tempi brevi di un Consiglio Comunale Aperto per riaffermare la continuità dei programmi impostati dal compianto Sindaco Giampiero Gubbiotti.
Si coglie l’occasione per confermare la continuità di una leale e costruttiva partecipazione alla vita pubblica della Comunità di Massa Martana.
Renato Domenico Orsini
14 novembre 2008
Niente gite scolastiche, cosa ne pensano quelli del "Mariotti"
Sono una studentessa del liceo classico “Annibale Mariotti” di Perugia e vorrei segnalarvi le sanzioni disciplinari profondamente ingiuste nelle quali tutti gli alunni della scuola stanno incorrendo a causa della recente occupazione di protesta contro il decreto Gelmini ( 5-8 Novembre 2008).
La decisione di occupare è stata presa in accordo con i rappresentanti di molte altre scuole perugine, per manifestare una comune opposizione alle decisioni prese dall’attuale governo su scuola e università; l’iniziativa è stata quindi altamente “simbolica” e “universale”, non relativa cioè a motivi attinenti ai singoli istituti, ma in appoggio alle manifestazioni avvenute ovunque in Italia contro le recenti leggi sull’istruzione pubblica.
Proprio per questo motivo, l’occupazione si è svolta nel massimo rispetto della struttura occupata (succursale del liceo), delle classi ginnasiali, ancora in obbligo scolastico, e di tutte le altre, che hanno potuto tranquillamente seguire le lezioni. I ragazzi occupanti hanno proposto lezioni alternative e conferenze tenute da esperti, professori del liceo e dell’università, aperte anche ai docenti interni, ai genitori e in generale alla cittadinanza tutta.
Fatta eccezione per un caso isolato di alcuni studenti che hanno lievemente danneggiato un soffitto e che comunque hanno accettato di pagare i danni, tutti gli altri hanno addirittura contribuito a migliorare l’edificio scolastico, ridipingendo una ringhiera arrugginita e riparando i lavandini rotti da tempo. Vari docenti e lo stesso preside hanno più volte visitato i due piani occupati e hanno potuto constatare l’estrema serietà e organizzazione dell’iniziativa, tanto che la stessa Digos, chiamata dal preside, si è complimentata con i ragazzi.
L’estrema correttezza degli occupanti e il fatto che la protesta non sia un fatto isolato, ma ormai un fenomeno diffuso in tutt’Italia (ad essa hanno contribuito ad esempio anche rettori, presidi di facoltà e docenti universitari, oltre ad alcuni dirigenti di scuole secondarie) non ha impedito al preside Vincenzo Maiolo di punire la scuola sospendendo viaggi d’istruzione e progetti, come minacciato al Comitato Studentesco straordinario che aveva preceduto l’occupazione.
La sanzione disciplinare è a mio parere assurda e illogica, poiché non c’è stato blocco dell’attività didattica, non ci sono stati atti vandalici e per di più il provvedimento colpisce tutti gli studenti indiscriminatamente, comprese le classi ginnasiali che non possono occupare e che si ritrovano punite per qualcosa che non hanno fatto. Infatti, nonostante la richiesta dei rappresentanti d’istituto di non coinvolgere nella sanzione chi non aveva aderito all’iniziativa, il professor Maiolo è rimasto fermo sulla sua decisione di penalizzare tutti.
Dietro il paravento dell’illegalità dell’occupazione, che in questo caso è veramente un cavillo, visto il comportamento esemplare e la serietà dimostrati dagli studenti occupanti, si cela chiaramente un motivo ideologico e politico, considerato anche che per l’occupazione di quattro anni fa, condotta in modo vergognoso dagli allora rappresentanti, non ci furono punizioni di questo tipo, ma anzi la concessione di una settimana auto-gestita in cambio della fine dell’occupazione.
Sono una semplice studentessa, ma mi chiedo se sia giusto punire in un modo che somiglia terribilmente a una vendetta piuttosto infantile dei ragazzi che hanno dimostrato maturità e serietà nel portare avanti una protesta per qualcosa in cui credono. Ai posteri l’ardua sentenza.
Contessina
14 novembre 2008
Epifani al Pd: "Ora è il tempo nostro"
Su TamTam è stato pubblicato il documento del PD di Todi, dove come solito i Sinistri “traducono” gli altrui interventi a proprio uso e consumo. Io conosco bene i diritti di un consigliere comunale di opposizione, avendo espletato questo ruolo per ben tre consigliature, peraltro disattesi ed ostacolati fino all’intimidazione.
Di qualche interrogazione sto ancora aspettando le risposte e qualche OdG ebbi a ritirarlo perché non veniva mai discusso. Qualche documentazione (in particolare sul Risanamento del Colle) mi fu rifiutata, tanto che le feci acquisire dal Consigliere regionale del mio partito direttamente in Regione.
Parlate di Consiglio comunale esautorato ma io mi ricordo che per fare effettuare talune sedute (con problemi per voi scabrosi) ebbi, con le altre forze di Minoranza, anche a far intervenire il Prefetto. Un conto, cari compagni, è pretendere legittimamente gli atti amministrativi ed un altro e credere d’avere ancora quell’autorità che ormai i cittadini hanno creduto bene di assegnare ad altri. Parlate di astio ed acredine? Basta guardarvi in faccia per leggere il livore che vi attanaglia. Se riuscite a sorridere lo fate con un’ironia malcelata ed una piega amara che consola. Io confesso di provare un certo rancore politico ed è il frutto di un cittadino che ha subito per oltre cinquanta anni la vostra protervia. Provo avversione politica ed è il prodotto di chi vi cono sce bene per la sua esperienza amministrativa come consigliere di minoranza. Tutto è “pro tempore”, anche per voi Sinistri è accaduto. Per ora è il nostro tempo. Fatevene una ragione. Quando scriviamo noi siamo: scomposti, provocatori ed offensivi. Basterebbe ripercorrere il periodo durante la campagna elettorale e l’arco di tempo dell’ultimo anno e mezzo, per provare quante falsità e diffamazioni avete dette e scritte nei miei confronti e nei riguardi degli esponenti del Centrodestra. Se volete il rispetto politico lo dovete pure dare: io non sono tanto buon cristiano da offrire l’altra guancia.
Mario Epifani – consigliere comunale Fiamma Tuderte
13 novembre 2008
La Rete dei comitati civici umbri ed i nuovi inceneritori di rifiuti
In Umbria negli ultimi giorni, è tutto un fiorire di dichiarazioni politiche acriticamente a favore di nuovi inceneritori da piazzare in primis a Perugia.
In una regione prevalentemente agricola dove piazzare industrie insalubri di 1 categoria, a termini di legge è perlomeno complesso, con la possibile violazione del D.gls. maggio 2001, n.228 "Orientamento e modernizzazione del settore agricolo, a norma dell’art.7 della L.5 marzo 2001, n.57, che fa espresso divieto di allocare in terreni dove si producono prodotti agricoli e alimentari di qualità DOC, DOP, DOCG, IGT, impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti.
L’intero Consiglio regionale così si è espresso, all’unanimità: SI a nuovi inceneritori.
Peccato che i "rifiuti" vadano gestiti, non smaltiti.
Secondo i Sindaci di Terni e Perugia, Locchi e Raffaelli e dell’Assessore ambiente della Regione Umbria, Bottini (tutti del PD ma la scelta è largamente bipartisan) "non c’è altra soluzione".
Peccato che l’inceneritore di Terni sia concausa di una situazione che non ha permesso neppure di arrivare ai minimi di legge riguardo la raccolta differenziata (45% entro fine 2008 per tutti i Comuni, pena sanzioni) e le stesse persone in carica da anni parlino di "ritardi" come se la responsabilità fosse di altri e non la loro.
Inoltre, è quantomeno politicamente opinabile che colui che a Terni è sotto processo per un inceneritore, non si astenga da chiederne di nuovi, almeno per ragioni di opportunità.
Riguardo alle dichiarazioni dell’assessore regionale Bottini che appaiono a media unificati senza alcuna domanda di merito (esempio quanto costa, chi paga, cosa brucia in un inceneritore etc), si rileva che prima di spendere parole importanti come "partecipazione" l’assessore regionale dovrebbe avere la compiacenza e la responsabilità istituzionale, almeno, di leggere quanto decine fra persone, esperti e associazioni gli hanno fatto pervenire da molti mesi con un lavoro gratuito e collettivo. Un lavoro posto all’attenzione di tutta la politica regionale: nessuno ha posto la questione in termini di "politichese", bensì di sistema regionale, di corretta organizzazione.
Quello di tanta società civile è un "Piano" coperto finanziariamente, basato sulle migliori esperienze nazionali e internazionali subito replicabili in Umbria (con grandi risparmi complessivi) che il TG3 regionale ha presentato con grande risalto, e che tuttora giace senza alcuna risposta da parte della Regione. Anche solo l’organico sarebbe fondamentale per sviluppare una agricoltura di qualità, traendo da uno scarto, il compost da sistemi di selezione moderni, un vantaggio collettivo.
In questo Piano non c’è spazio per alcun inceneritore, anzi, si prevede la riconversione di quelli esistenti, per ragioni economiche, sanitarie, lavorative e ambientali.
Forse la politica umbra preferisce non entrare nel merito, dal momento che non ha mai accettato un pubblico contraddittorio di fronte a telecamere per dirimere definitivamente la questione.
È comunque notorio per coloro che sono informati sul settore, che l’incenerimento è puramente una truffa già costata alla collettività 53 miliardi di euro dal 1992 al 2006 (documenti pubblici GSE – Ministero delle attività produttive), contro la Direttiva 2001/77/CE, e che non risolve per nulla i problemi bensì li aggrava.
Senza sussidi occulti nessuno costruisce inceneritori, fra tutte le pratiche di trattamento dei "rifiuti" la più immotivata, inutile, costosa e pericolosa.
Ogni altra precisazione è rilevabile anche dal mio sito personale, alla lista documenti (tra cui il doc. con numero di protocollo del GSE, e l’Intero "Piano per l’Umbria", liberamente scaricabili)
Roberto Pirani (www.buonsenso.info) – esperto in gestione e riduzione di materiali post utilizzo
13 novembre 2008
Decoro e politica indecorosa: il Pd di Todi contro Epifani
Abbiamo letto nei giorni scorsi le provocatorie, scomposte ed offensive prese di posizione del consigliere Mario Epifani nei confronti del consigliere Rita Petrazzoli.
Oltre alla delega per il decoro della città di recente assegnazione, l’esponente di Fiamma trattiene per sé da anni la delega alla politica indecorosa, assegnatagli da un centrodestra che delle sue esternazioni si giova da sempre, con la pretesa di non sporcarsi più di tanto.
È bene chiarire, allora, che, per quanto ci riguarda, la politica del rancore e degli attacchi personali del consigliere Epifani è politica condivisa da tutta la coalizione di centrodestra, alla quale confermiamo in questa sede che l’attività di controllo dei consiglieri comunali del Partito Democratico sarà d’ora in avanti incessante e condotta con ogni mezzo politico e di legge.
Nessun esponente del Partito Democratico ha chiesto boicottaggi o sabotaggi alla macchina comunale, ne’ ci risultano intimidazioni, tantomeno verso i dipendenti comunali che, ribadiamo con forza, debbono stare fuori dalle vicende politiche.
Sia chiaro: in questa città il Consiglio comunale è esautorato dal centrodestra dei compiti propri di indirizzo e programmazione; altrettanto non avverrà per le funzioni di controllo.
Sbaglia Epifani nell’affermare che un consigliere comunale di opposizione non ha sufficiente autorità per girare tra i corridoi del Comune: tutti i consiglieri, di maggioranza e di opposizione hanno le stesse funzioni e gli stessi poteri; a sufficienza e, si badi bene, per concessione di legge, per richiedere tutti gli atti amministrativi ritenuti opportuni e pretendere che siano messi a disposizione nei tempi di legge. E questo chiediamo alla struttura amministrativa e al sindaco. Dove è finita la tanto decantata trasparenza?
Se è vero che in ogni paese esiste un governo, è altrettanto vero che solo nei paesi democratici esiste, oltre al governo, l’opposizione, la cui funzione va rispettata.
Se ne convincano i destrorsi amministratori pro tempore di questa città, amanti di uno strisciante e sordo autoritarismo, che non ci intimidisce, ma che, anzi, ci spinge ancor di più a fare, per il bene di tutti.
Partito Democratico Todi
10 novembre 2008
A quando una data fissa per il Consiglio comunale di Todi?
Vorrei esprimere alcune pacate considerazioni sul recente mancato svolgimento del Consiglio comunale, che non si è potuto tenere a causa della mancanza del numero legale.
Ragioni e torti sono stati evidenziati da entrambe le parti, ma la questione non mi sembra di tale importanza da suscitare dibattito o addirittura tentativi di speculazione politica. E si rassicurino i nostri avversari politici: all’interno del PD e del suo gruppo consiliare non esiste alcun tipo di problema o incomunicabilità.
Vorrei rassicurare il consigliere Epifani in merito alla nostra totale convergenza sull’Ordine del giorno in commemorazione delle vittime del rogo del Vignola. Si tratta di un’iniziativa meritoria e direi anche dovuta. Sarà approvato all’unanimità alla prima occasione possibile.
Detto questo, e tirato per i capelli dai tentativi di speculazione politica messi in atto dal centro-destra (nonostante che, nell’aula consiliare, i toni dei due schieramenti fossero al momento dello scioglimento assai concilianti), passiamo ai fatti.
Ricorderanno i colleghi del centro-destra come nella Conferenza dei capigruppo, la sera prima, siano emerse da parte del centro-sinistra serie perplessità sulla possibilità di evadere in Consiglio comunale la discussione sulle interrogazioni (in gran parte risalenti al 2007 o ai primi mesi del 2008), perché le richieste risposte scritte non erano state fornite precedentemente in tempo utile per prenderne visione, né si poteva pensare che essendo alcune di esse accompagnate da corposi documenti, potesse essere sufficiente prenderne visione in pochi istanti al momento della discussione in Consiglio. Inoltre per cause di forza maggiore molti degli interroganti consiglieri del PD erano assenti (mentre altri sono stati costretti ad assentarsi all’ultimo momento, come il sottoscritto.
A quando una data fissa e sicura per i Consigli comunali, Presidente Pizzichini, in modo che quanti tra i consiglieri devono programmare con un mese di anticipo i propri rigidi turni di lavoro, possano mantenersi liberi?). Peraltro io (esaurito un altro tipo di indifferibile dovere) sarei potuto tornare in Consiglio comunale dopo poco più di 20 minuti… se la maggioranza di centro-destra fosse stata presente.
E qui veniamo allora a un punto ineluttabile.
Questa maggioranza consiliare di centro-destra, costituitasi non sulla base del voto popolare ma di una moralmente e politicamente inaccettabile campagna acquisti, questa maggioranza che ha sempre rigettato qualsiasi forma di collaborazione costruttiva, cui in ogni occasione si continua a preferire una mera esibizione muscolare e si contano gli 11 voti, (come è stato anche recentemente detto nell’aula consiliare, “per comandare”), è condannata ad essere perennemente autosufficiente e ad assicurare in ogni occasione il numero legale in Consiglio comunale. Nessun tipo di sostegno in tal senso potrà mai venire dalle fila del centro-sinistra.
Il Presidente del Consiglio Pizzichini (cui noi continuiamo a contestare una interpretazione faziosa e scorretta del ruolo, che dovrebbe essere “super partes”, di Presidente del Consiglio comunale), trovi almeno un sussulto di orgoglio e dignità personale, e dichiari pubblicamente di aver abbandonato per sempre la coalizione di centro-sinistra nella quale è stato eletto, e si dimetta dal gruppo SDI-MRE (invece di continuare a nominare ad ogni Consiglio comunale 2 scrutatori su 3 nelle fila del centro-sinistra, come se lui ne facesse ancora parte).
La politica dei due forni è finita, se ne convincano anche quanti, nella città di Todi, continuano forse a sperare di poter tornare in gioco con un doppio salto mortale rovesciato
Stefano Cappelletti – capogruppo Pd Consiglio comunale
10 novembre 2008
Il centrodestra di Todi ha riscoperto il rispetto per le istituzioni!?
Intervengo per fare chiarezza su quanto accaduto in occasione dell’ultimo consiglio comunale, soprattutto per destituire di senso le supposizioni fatte dal Coordinamento PdL di Todi.
La sottoscritta non ha potuto partecipare al Consiglio comunale per motivi di lavoro. Ho tentato fino all’ultimo momento di trovare una soluzione, ma non mi è stato possibile. Purtroppo, svolgendo un lavoro molto flessibile, da un lato ho a volte il vantaggio di non avere vincoli temporali particolarmente stringenti, dall’altro, in occasione di particolari eventi e a meno che non conosca la data con largo anticipo, non mi è possibile assentarmi. Ho comunicato poi la mia assenza al capogruppo e agli altri consiglieri del PD presenti, auspicando un rinvio almeno dei punti che mi riguardavano direttamente. Nessuna “ritirata tattica”, quindi, anche perché il capogruppo e due consiglieri del Partito Democratico erano comunque presenti. Nessuna “mancanza di comunicazione” tra di noi, ma solo un tranquillo scambio di informazioni. Nessuna volontà di mettere in difficoltà gli alleati in nessun modo.
La discussione si sarebbe potuta tenere anche con i consiglieri del centro-sinistra presenti in aula, ma a me è sembrato corretto l’atteggiamento di chi ha proposto di rinviare la seduta, cercando una data più utile per maggiori presenze e chiedendo di avere a disposizione tutte le risposte alle interrogazioni e non solo una parte delle stesse.
Noto tra l’altro con piacere come il centro-destra abbia riscoperto in questa occasione il rispetto per le istituzioni nelle quali siede, rispetto che mi sembra sia stato in parte messo in un angolo quando, ad ogni seduta del Consiglio comunale, veniva chiesto regolarmente un rinvio di questo punto per non molto chiare ragioni di tempo, tanto che alcuni ordini del giorno più politici hanno perso la loro attualità. Quello sulla moratoria della pena di morte, che io in prima persona avevo fortemente voluto presentare, risale addirittura ad un anno fa, quando l’Assemblea generale dell’Onu si stava esprimendo proprio su questo argomento. Discuterne ora ha sicuramente un valore e un significato diversi.
Stesso rispetto non mi sembra si registri nel modo con cui l’Amministrazione gestisce le interrogazioni: anche in occasione di questo ultimo Consiglio comunale le risposte fornite sarebbero state di numero molto ridotto rispetto al totale e anche in questo caso i tempi si sono allungati talmente tanto da far perdere la valenza anche politica di alcuni rilievi fatti.
Un consiglio, in conclusione, al PdL di Todi: non perdetevi in inutili elucubrazioni e in ipotesi prive di fondamento, come quella di scarsa comunicazione all’interno del PD. Forse sarebbe il caso di smetterla di montare polemiche politiche che credo interessino veramente poco ai cittadini tuderti.
Romina Perni – consigliere comunale
10 novembre 2008
Ambiente, informazione e "questioni di pollaio"
La scorsa settimana sono apparsi in cronaca locale sul Corriere dell’Umbria e sul Giornale dell’Umbria 4 articoli sulle vicende del pollaio di Amelia; in particolare sull’episodio del ritrovamento di nafta nel terreno destinato alla costruzione del (mega) pollaio prontamente oggetto, da parte dell’amministrazione amerina, di una denuncia contro ignoti. Nei primi due articoli, afferma Andrea Liberati, segretario di Legambiente Umbria, i giornalisti, uno in particolare, facendosi scudo dietro frasette del tipo: "se fosse così…", "alcuni iniziano ad azzardare le prime ipotesi…", "l’eventualità puramente fantasiosa finora"…, "alcuni addirittura azzardano una puramente ipotetica ed istintiva associazione…" in realtà, alludono apertamente ad un coinvolgimento di quanti si oppongono, esercitando un proprio diritto, alla costruzione del pollaio e tra questi Legambiente. Queste "frasette-scudo" però, continua Liberati, non proteggerebbero affatto il giornalista, che immaginiamo giovane ed inesperto, dalla possibilità di essere querelato per calunnia, diffamazione e quant’altro i nostri Centri di Azione Giuridica ravvisassero di pregiudizievole dell’onorabilità della nostra associazione. In questa occasione Legambiente non trascinerà in tribunale nessuno ma unicamente per il grande rispetto che abbiamo per la libertà di stampa, anche quando "mal esercitata"; alle due testate giornalistiche chiediamo, però, la pubblicazione, la più ampia possibile, di questa nostra lettera di ferma protesta.
Più gravi, nella sostanza, gli ultimi due articoli, dove, stando alla lettura dei giornali, il Sindaco ed altri autorevoli esponenti della sua coalizione, pur con giri di parole più accorti, ma egualmente "velenosi", paiono sposare la tesi della responsabilità materiale/morale di quanti si oppongono alla costruzione del pollaio (e tra questi Legambiente) nel presunto atto vandalico e di altri, analogamente presunti tali, avvenuti sempre in concomitanza di un conflitto di opinioni e giudizi tra cittadini ed amministrazione. Il rispetto che si deve ad un’associazione che da più di vent’anni, grazie ai propri volontari ed alla loro passione civile, è sempre in prima linea nella difesa dell’ambiente, dei diritti e della legalità e che lotta contro tutte le mafie e le ecomafie, ci porta, legittimamente, a pretendere le scuse ufficiali dell’amministrazione di Amelia ed a pretendere una risposta non equivoca a queste semplici domande:
«Ma il Sindaco, gli altri amministratori di Amelia e le forze politiche che li sostengono credono per davvero che dietro a questi atti vandalici possa esserci la mano o anche semplicemente l’istigazione di una organizzazione come Legambiente o degli altri cittadini che civilmente si oppongono alla costruzione di questo "tanto agognato" (dall’amministrazione) pollaio?»
«Da cosa origina l’evidente dismisura, stando sempre alle cronache locali, tra il "perorare a spada tratta" questo progetto "privato" e la, assai più "timida" azione che dovrebbe rassicurare i cittadini a proposito di un diritto "comune" che riguarda così da vicino la loro salute e quella dell’ambiente in cui vivono?"
Ed infine: «E’ così che l’amministrazione di Amelia intende rispettare il diritto dei cittadini ad essere informati ed a concorrere, nelle forme previste perfino dalla nostra Costituzione, alle decisioni? E’ questa la loro idea di partecipazione democratica e di valorizzazione della cittadinanza attiva?»
Legambiente tutta, sia nelle sue articolazioni locali che regionali continuerà ad opporsi fermamente alla costruzione dell’allevamento avicolo, avendo sempre come riferimento le ragioni dell’ambientalismo scientifico e la ragionevolezza di una passione civile non violenta e non ideologica.
Andrea Liberati, Segretario Legambiente Umbria
8 novembre 2008
Consiglio comunale "saltato": ennesima brutta figura del centrosinistra tuderte
Ancora una volta l’opposizione ed in particolare il Partito Democratico tuderte sembra implodere nelle proprie contraddizioni.
Sulla vicenda del Consiglio comunale andato deserto, convocato come sempre nei tempi e termini dettati dal regolamento, la sera precedente si era riunita la Conferenza dei capigruppo, a cui tutti i rappresentanti delle forze politiche presenti in consiglio avevano partecipato (compreso il PD), discutendo dell’ordine del giorno del Consiglio e trovando addirittura accordi su alcuni punti.
Dunque, fino alla sera prima, il capogruppo del PD Stefano Cappelletti non aveva rappresentato agli altri alcuna necessità di un rinvio.
Non va dimenticato inoltre che da alcune sedute il centrosinistra chiedeva una convocazione del Consiglio su tale ordine del giorno, al quale, correttamente, il Presidente Pizzichini ha dato seguito.
I consiglieri di centrodestra, tutti presenti, hanno ritenuto opportuno non dar luogo al dibattito per rispetto delle istituzioni (il Consiglio comunale appunto) nella quale siedono.
Trattandosi infatti di una seduta con un ordine del giorno esclusivamente politico (si parlava di vita, di moratoria della pena di morte, di istituzione di una giornata della memoria a perenne ricordo delle vittime del Vignola, di sanità locale, ecc…) non avrebbe avuto senso un dibattimento e una espressione di voto senza la presenza di alcuni firmatari dei singoli punti.
Se divisione c’è stata,quindi, certo questa non è del centrodestra ma delle forze del centrosinistra, diviso fra la volontà di rinvio del PD e la richiesta di Rifondazione Comunista di fare comunque il Consiglio.
In sintesi l’ennesima brutta figura da parte del PD tuderte dove, oltre che nei confronti degli alleati, sembra che sia deficitaria persino la comunicazione tra capogruppo, segretario e resto del gruppo consiliare.
In realtà ancora una volta il PD dimostra di compattarsi solo nelle occasioni in cui può ostacolare l’amministrazione Ruggiano nella realizzazione delle proprie progettualità, mostrandosi diviso quando si tratta di presentare idee e proposte alternative da mettere in campo.
In secondo luogo, nello specifico del Consiglio andato deserto, l’assenza dei consiglieri del PD, può essere interpretata come una ritirata tattica della quale, però, rimane oscuro il perché non sia stato avvisato rappresentante in consiglio di Rifondazione Comunista, di cui comprendiamo lo sconforto.
Coordinamento PDL Todi
8 novembre 2008
Il "qualcuno" dei Sinistri sono io: ecco cosa dico sulla seduta andata deserta
Poiché quel "qualcuno", al quale si riferiscono i Sinistri, sono io e poiché il mio punto di vista sulla vicenda del mancato Consiglio Comunale è stato ignorato da tutti (meno che da loro, letto questo comunicato), oltre a contestare le motivazioni addotte ecco quanto ho scritto sul mio blog la sera stessa della seduta andata deserta.
Va precisato che durante la conferenza dei capigruppo nessuno ha posto in dubbio lo svolgimento del Consiglio comunale, tant’è vero che questa si è svolta in un clima propositivo e di collaborazione. Quindi la decisione di disertare la seduta, da parte del Centrosinistra, è maturata dopo.
Cosa stia avvenendo in casa dei Sinistri non è dato sapere. Sta di fatto che, la seduta consiliare di questa sera è saltata non essendoci il numero legale. Strano atteggiamento, considerato che il Consiglio era stato convocato in seguito alla richiesta pressante della Minoranza per evadere le interrogazioni e gli Ordini del Giorno. Dico strano atteggiamento perché ieri pomeriggio, noi tutti i capigruppo, siamo st ati in riunione e niente ha fatto presagire che oggi, alcuni di loro, fossero latitanti. Nella conferenza dei capigruppo si è concordato lo svolgersi della seduta, modificando il testo anche del mio OdG sulle vittime del Vignola con uno condiviso da tutti e quindi che sarebbe stato votato all’unanimità. Credo che il consigliere Caprini, presente all’appello, fosse molto indispettito per questa defezione del PD, dell’Udeur e dell’Italia dei Valori. Certo è che non potevano contare sulla presenza dei consiglieri del Centrodestra a garantire il numero legale. Consapevoli di questo dato di fatto hanno tirato un tiro “mancino” a Caprini." Con tutta onestà, io personalmente, non ho capito il fine di quest’atteggiamento dei Sinistri, che danno sempre più segno di essere caduti nelle sabbie mobili, dove più si agitano e più sprofondano.
Mario Epifani – Fiamma Tuderte
7 novembre 2008
Il Pd sul Consiglio "mancato" e le strumentalizzazioni di qualcuno
Circa la seduta di Consiglio comunale andata deserta nella giornata di ieri, corre l’obbligo, soprattutto nei confronti dei cittadini, di precisare alcuni elementi che giustifichino il mancato svolgimento della seduta stessa, evitando errate letture ed interpretazioni e qualche speculazione politica di troppo.
1. La data del Consiglio comunale non era stata concordata preventivamente tra i consiglieri comunali: già alla ricezione della convocazione, venerdì 31 ottobre 2008, era emersa l’impossibilità per alcuni consiglieri di centrosinistra di partecipare alla seduta;
2. nella giornata di ieri sono emerse, per problemi non prevedibili, le indisponibilità di altri consiglieri;
3. a ciò si deve aggiungere che diverse risposte scritte alle interrogazioni non erano disponibili (quindi non si sarebbe potuto trattarle) ed altre sono giunte solo nel pomeriggio di ieri, poco prima della seduta di Consiglio, senza lasciare il tempo necessario ai consiglieri per gli approfondimenti del caso.
4. Considerata la situazione venutasi a creare, in molti tra le forze di maggioranza ed opposizione, abbiamo ritenuto opportuno:
a. rinviare di qualche giorno la seduta;
b. concordare una data preventivamente, mettendo tutti i consiglieri in condizione di partecipare;
c. dare modo all’Amministrazione di predisporre le risposte scritte mancanti;
d. consentire ai consiglieri di avere tali risposte in tempo utile per gli approfondimenti.
5. Per questi motivi è venuto meno il numero legale utile all’avvio della seduta.
Un numero legale che, ricordiamo, comunque, solo la maggioranza di centrodestra può – e poteva anche ieri pomeriggio, se avesse voluto – garantire; ciò a riprova del raggiunto accordo tra forze dei due schieramenti.
Questi i fatti. Francamente ci eravamo anche lasciati con l’impegno a non strumentalizzare l’accaduto, ne’ da una parte, ne’ dall’altra, ma qualcuno, come al solito, non ha resistito.
Gruppo Consiliare Partito Democratico Todi
6 novembre 2008
Le minacce alla libertà dell’informazione
Non è sicuramente questione di capire da quale casa siano usciti, ma è fondamentale capire chi gli ha permesso di far precipitare l’Italia e tutti noi, italiani, dal 44mo piano di quel palazzo che si chiama libertà di stampa che equivale a democrazia.
Fino a l’altro ieri in Italia non si stava bene, quarantatre piani sotto ai Paesi che nel mondo garantiscono la libera espressione del pensiero. Tra le nazioni che potevano ce ne erano sicuramente molte di democrazia antica, ma anche altre che solo di recente si sono scrollate di dosso regimi oppressivi e violenti. Finlandia, Islanda, Paesi Bassi e Norvegia, Danimarca, Irlanda, Slovacchia e Svizzera erano ai piani alti, seguite da Nuova Zelanda e Lettonia. Poi solo dopo molti piani c’era l’Italia.
Eravamo aggrappati a quel 44mo piano; non era un gran chè: politici anche di mezza tacca o meno ancora pretendono di imporre quello che si deve dire, come dirlo, dove dirlo, magari con vigliacchi e "anonimi" tentativi di intimidazione, anche nei paesetti delle più piccole regioni d’Italia e contribuiscono a creare un "dizionario" dei prepotenti; prepotenti ed imbecilli, perché prima o poi le cose si sanno, tanto prima e tanto più il paese è piccolo.
Il ridicolo, quanto meno – appena la misura sarà colma – prima o poi sommergerà questi piccoli "dittatori", che credono di tenere in scacco il mondo e che, invece, come nel famoso film di Chaplin, non si accorgono nemmeno di stare cercando di manovrare un grosso pallone pieno d’aria…
Neppure l’episodio accaduto l’altra sera alla Rai – a "Chi l’ha visto?" – è di per sé importante; sarebbe potuto accadere anche a "Porta a Porta", oppure al direttore" di un qualsiasi giornale o giornaletto della carta stampata o on line.
Ma in Italia, dai tempi del "gladio" dell’Onorevole Cossiga ed ancor prima dopo la Liberazione, la lista degli obiettivi strategici da difendere ad ogni costo ed ad ogni momento, stabiliti dai governi nazionali o dai trattati internazionali erano, e forse sono ancora solo scritti da qualche parte, le sedi delle emittenti televisive o radiofoniche nazionali. Sono questi le sedi da "zittire" prima di tutte in ogni caso di colpo di stato interno o attacco esterno.
L’altra sera è stato dimostrato che da parte dello Stato, che chiede ordine e sicurezza, non c’è alcun interesse a proteggere, almeno con un povero vigile urbano, quegli obiettivi strategici.
A certi livelli è difficile che ci siano degli stupidi, è più probabile che ci siano persone interessate a che le porte rimangano aperte ed anche le finestre.
Così si può finire, noi tutti, sul selciato di fronte al palazzo della libertà di informazione. E poi diranno che è stata una disgrazia.
5 novembre 2008
I cighialisti "sparano" contro la Lega Umbra per una caccia più giusta: "vi siete contati?"
Non possiamo non rispondere a coloro che seminano zizzania o pensano di aver ragione solamente perché strillano più forte.
Che il mondo dei cacciatori sia diviso è cosa nota (non si è fatta la scoperta dell’acqua calda!) ma schierarsi contro tutto e tutti e sparando a destra ed a manca è un comportamento fanciullesco e da stolti; e se non si conoscono a fondo tutte le problematiche di un certo argomento è bene non parlarne.
Non tutti i cacciatori sanno che le squadre cinghialisti dei due distretti D5 e D6 dell’Atc Perugia 2 hanno speso di tasca loro mediamente dai 2.000 ai 3.000 euro per prevenire i danni di questa bestia nera con foraggiamenti mirati, eretto recinzioni elettrificate per chilometri, organizzato con l’amministrazione provinciale decine di serate all’aspetto per dissuadere ed interrompere le scorribande del povero cinghiale che non ha i viveri stipati nel frigorifero.
Dobbiamo metterci in testa, e questo vale anche per le altre specie di selvaggina, che chi si impegna e gestisce correttamente una determinata specie di selvatico poi ne dovrà beneficiare dei vantaggi…; è semplice strillare e contestare in modo sconsiderato ed irresponsabile pensando di raccogliere i frutti di chi ha seminato.
Si ricorda inoltre che non è questo lo spirito di contraddire un certo operato o una certa scelta; ci si confronta nelle assemblee di categoria, indette da qualsiasi associazione, e se le decisioni adottate non portano ai fini prefissati successivamente si modificheranno in modo democratico.
I cinghialisti danno una mano nella gestione delle ZRC nella cattura delle lepri, nella lotta al controllo dei nocivi ecc. ecc.. il sistema della pronta caccia che garantisca selvatici in abbondanza per far divertire il cacciatore della domenica non esiste più, è roba degli anni sessanta… ora chi si impegna e lavora si diverte e gli altri rimarranno a strillare!
E’ da scellerati pensare di aprire le riserve che “funzionano” (dove c’è selvaggina) solamente perché alla successiva apertura si trovano più animali da abbattere ma queste (tutte) devono esser messe in condizione di svolgere la loro funzione di prefiggere allo scopo a cui sono destinate; ci rimane difficoltoso capire lo scopo dei parchi e delle oasi se non quello di succhiare i soldi alla collettività e per garantire uno stipendio a qualche amico dei politici di turno.
I cinghialisti in Umbria sono circa un terzo dei cacciatori, è vero che molti esercitano anche altre forme di caccia per cui dovremmo in un futuro non lontano regolamentare anche la caccia alla specie lepre (ma anche le altre) sia per numero di partecipanti che di cani ed anche per conoscere il numero degli animali che vengono prelevati per poi immetterli con raziocinio.
Non possiamo tutti esercitare tutte le forme di caccia esistenti, ma è tempo che si facciano delle scelte difficili ma coraggiose per avere più selvaggina e per divertirsi tutti, ad esempio: chi caccia il cinghiale potrà fare anche la migratoria, chi caccia la lepre e la migratoria… e così via.
Non si possono cacciare gli ungulati in battuta nel periodo estivo, perché si andrebbe a sovrapporre questa caccia ad altre forme di caccia, le zone boschive sono ancora impenetrabili e questo comporterebbe non pochi problemi anche ai fini della sicurezza, non ultimo è uno scempio vedere una carcassa di un cinghiale gremita di mosconi e ricoperta da milioni di bigattini; e ricordiamo che l’ultima azione di caccia finisce in modo conviviale rievocandone le gesta insieme agli amici a tavola.
Non è ora di raccogliere le firme (vi siete contati?) ma di lavorare in modo scrupoloso e mirato se si vogliono raggiungere dei precisi obbiettivi coinvolgendo il mondo degli agricoltori e perché no anche degli ambientalisti perché noi siamo i primi fruitori di un ecosistema che si stà sgretolando; si ricorda infine di effettuare dei specifici corsi di avifauna a chi non sa riconoscere un “tortoro” da un fagiano, come avvenne anni or sono in preapertura per cui come già disse qualcuno: chi è senza peccato scagli la prima pietra.
Le squadre di cinghialisti dei distretti di gestione D5 e D6 dell’Atc 2
5 novembre 2008
Il Governo dimentica la “Tre Valli” dell’Umbria
Mi trovo costretto a riprendere il discorso della mancanza di investimenti sulla “Tre Valli”, infrastruttura indispensabile per lo sviluppo dell’Umbria, che ambedue gli ultimi Governi hanno relegato nel dimenticatoio.
Negli ultimi mesi sono tornato più volte sul discorso, in particolar modo in concomitanza della notizia della mancata comprensione del progetto nel primo programma di interventi nel Comitato Ministeriale per la Programmazione Economica del Governo Berlusconi.
Il completamento di questa arteria è indispensabile per lo sviluppo dell’Umbria e la sua integrazione nel contesto del Centro Italia, considerando l’impellenza della richiesta avanzata dalla stessa cittadinanza.
È necessario, parlando di federalismo, mettere le Regioni in condizione di competere sul mercato, in modo tale da evitare il mantenimento di un tale stato di arretratezza di porzioni importanti della nostra Regione, tagliate fuori da grandi arterie di comunicazione.
L’Umbria deve uscire dal disagio infrastrutturale che penalizza cittadini, imprese e territorio, in particolar modo per un territorio con la nostra conformazione geografica. Quale occasione migliore di questa, per il Governo, per operare una scelta del genere, vista la grande maggioranza parlamentare?
I parlamentari umbri dovrebbero essere i portavoce delle esigenze del territorio presso il ministro Matteoli, anche se pare che questo Governo – continuando sulla strada della decretazione d’urgenza – trascuri il contributo di rappresentanza territoriale degli eletti. Non sarà questo uno degli effetti delle liste bloccate, che inibiscono la capacità rappresentativa dei territori, poiché gli eletti sono scelti dalle segreterie dei partiti?
Aldo Tracchegiani – consigliere regionale "La Destra"
5 novembre 2008
Belia: "io una stella mobile?"… Ha parlato una meteorea!
Mi corre l’obbligo, non certo il piacere, di replicare al livido e scomposto attacco personale rivolto nei mie confronti da Rossini. Un attacco, da cui più che considerazioni e critiche di carattere politico, alle quali per altro non è mio stile sottrarmi, emergono toni rancorosi e pontificatori che trovo sinceramente fuori tempo e fuori luogo.
Per quanto riguarda il minuzioso riferimento alla mia modesta storia di appartenenza politica, trovo sinceramente sconcertante che mi accusi di trasformismo chi, ha traghettato mezzo secolo di storia e di valori del cattolicesimo democratico dentro il contenitore del Partito Democratico. Rossini conosce bene le perplessità della prima ora che io ho espresso su tale prospettiva e sa che, con tempi politicamente non sospetti e non equivoci, mi sono dimesso dal Direttivo della Margherita, proprio in polemica con il progetto di fusione con i DS. Nonostante questo, all’epoca a Rossini non risultavo certo frequentazione tanto sgradita visto che mi chiese per settimane di sostenere la sua candidatura ad ultimo Segretario Comunale del Partito (cosa che peraltro feci). Ma tant’è!
Altrettanto stucchevole e priva di stile trovo la citazione della mia collaborazione professionale prestata ai Comuni della Media Valle del Tevere come Comunicatore dell’Ufficio della Cittadinanza. Infatti caro Rossini quello non era volontariato ma appunto “prestazione professionale” e cioè ore di lavoro in cambio di compenso. Peraltro gli ottimi rapporti che tuttora intrattengo con i miei colleghi e con alcuni sindaci e assessori del territorio sembrano indicare che io non abbia lasciato un cattivo ricordo. In riferimento a questo aspetto trovo ancora più stupefacente la critica da parte di chi, più o meno nello stesso periodo, anche se per un tempo più breve, lavorava assunto per cooptazione, e legittimamente si badi bene, come operatore sociale in un progetto del Comune di Todi gestito dalla Caritas Diocesana!
Sul fatto che, nell’esercizio della mia attività di dipendente comunale, fossi uno stretto collaboratore della giunta Marini, questo attiene al fatto che io, a differenza di molti altri, sono dotato di professionalità ed etica del lavoro tale da saper distinguere l’impegno lavorativo (qualunque sia l’orientamento politico dell’Amministrazione in carica) da quello politico!
Peraltro caro Rossini, se dovessi avere qualcosa da eccepire sulla mia collaborazione professionale di allora, potrai più utilmente ed agevolmente rivolgerti all’Onorevole Catiuscia Marini dato che è fu lei a conferirmi l’incarico (e la quale peraltro mi sento di ringraziare per gli anni di stimolante collaborazione professionale).
Quanto poi alla vicenda delle elezioni, non mi sembra che il pulpito da cui viene la predica brilli di particolare smalto in quanto gli unici due iscritti alla Margherita (Rossini e Isacco) presenti nelle liste del Partito Democratico hanno praticamente dimezzato i consensi rispetto alle precedenti elezioni comunali. Certo se il fine giustifica i mezzi, il fine (l’elezione) è stato sicuramente raggiunto.
Peraltro prendo come buon auspicio la mia prima esperienza elettorale dato che l’Onorevole Marini (della cui brillante carriera politica credo che nessun abbia a dubitare) alla sua prima esperienza elettorale raccolse poco più di cinquanta preferenze valide.
Rivendico caro Rossini, il diritto delle mie scelte, e di scegliere oggi, il Partito della Libertà quale casa più rappresentativa per la mia coscienza e per le mie idee, riflesso italiano del Partito Popolare Europeo. Io ancora oggi posso dirmi, e con fierezza, figlio politico di De Gasperi padre fondatore dell’Italia e dell’Europa, democristiano e anticomunista, ma politicamente di chi sei figlio tu? Io non baratterò mai per un “piatto di lenticchie” né tanto meno per un posto in una giunta o per una presidenza di un ente o per una segreteria di partito, la coerenza del mio pensiero e i valori a cui mi sono sempre ispirato.
E’ per questo, tra, l’altro, che non solo in campagna elettorale, ma anche oggi mi onoro di andare “a braccetto” con il Presidente Pizzichini, che ha avuto il coraggio, a differenza di tanti suoi compagni di partito di non chinare la schiena a elemosinare scampoli di potere, ma di assumersi la responsabilità personale del coraggio delle proprie idee. Da persone adulte e responsabili quali siamo, nonostante le naturali divergenze che attengono alla sfera della politica, abbiamo sempre saputo distinguere e salvaguardare il sincero legame di stima ed amicizia che ci lega.
E’ proprio vero che la politica è come nel cielo stellato, ci sono stelle più luminose e meno, Soli e satelliti, ma ci sono anche asteroidi e tante, tante meteore destinate a lasciare dietro di se null’altro che uno sbiadito ricordo.
Marco Belia – Portavoce del Partito delle Libertà Todi
4 novembre 2008
Rossini: le "parole" e "l’esempio" del portavoce del Pdl Belia
Ha ragione Belia (vedi intervento del 1 novembre, ndr), portavoce del Popolo delle Libertà di Todi: c´è un persistente buio tra le fila dell’opposizione tuderte. Un buio sceso da quando anche l´ultima stella del firmamento ha smesso di brillare nel cielo del centrosinistra: Marco Belia, appunto.
Una stella mobile, Belia, che in anni di disinteressato impegno non ha mancato di illuminare tutte le forze politiche di centrosinistra.
Una stella mobile, dal pensiero mobile: perché in politica c´è chi ha idee e si prefigge obiettivi e chi ha obiettivi e li persegue adattando le idee. Belia è indubitabilmente esponente di questa seconda, nobile ed alta corrente di uomini politici.
Con trascorsi giovanili nell´associazionismo cattolico e passaggi a volo radente nel sociale, il giovane Belia comprende giorno dopo giorno di avere inclinazioni di centrosinistra. Si impegna fin da giovane per le buone sorti della Margherita tuderte.
Buono ad accendere battaglie, un po’ meno a combatterle, le stella mobile partecipa attivamente al primo congresso cittadino, schierandosi, chiaramente, dalla parte di chi vince.
Il ragazzo inizia a muovere i primi passi nel centrosinistra.
Si parte con un impegno nel nascente Ufficio di Cittadinanza della Media Valle del Tevere, con sede a Todi.
Un impegno non proprio di volontariato. Si prodiga nel nuovo incarico, divenendo, di fatto, uno dei collaboratori più stretti nel sociale della Giunta di centrosinistra, che allora faceva molto bene, oggi, ripensandoci – sostiene Belia – molto male.
Da stretto collaboratore a punto di riferimento il salto è breve: cresce il ragazzo e sembra promettere bene. Frequenta i salotti buoni, prende contatti con i comuni limitrofi, va alla radio a presentare progetti ed attività di un ufficio che, sostiene apertamente, sta facendo molte cose.
Il 9 gennaio del 2005, il solerte Belia appare addirittura sulle colonne de La Repubblica, a pag. 32, in un articolo di Michele Smargiassi dal titolo “Todi, le facce del welfare tagliato”: attento e premuroso collaboratore della Giunta di centrosinistra che deve fare i conti con i tagli imposti dal Governo nazionale di centrodestra, Belia è ancora e più che mai uomo di sinistra.
Punta in alto la stella mobile del centrosinistra e di lì a poco si convince che il futuro gli riservi molto di più: l´ambito comprensoriale può offrire futuri spazi, anche se ormai si intravedono all´orizzonte le elezioni amministrative del 2007 e Belia forse ci pensa su: perché non puntare a fare l´assessore ai servizi sociali della prossima Giunta di centrosinistra?
L´obiettivo sembra chiaro. Ora bisogna piegare le idee. Si muove nell’ombra la stella mobile. C´è da prendere peso, magari con un distinguo politico e Belia lo fa: nel mondo dei centristi che guardano con scetticismo al nascente Partito Democratico, si schiera decisamente a favore del progetto per il PD, cercando di farlo sapere un po’ dappertutto, soprattutto in casa DS, con i quali il progetto si farà.
Cerca di imbastire discorsi sul suo futuro. Le risposte, però, non arrivano e Belia inizia a dubitare delle proprie idee, poco utili a raggiungere l’obiettivo.
Ci manca solo che a dicembre del 2006, a sei mesi dalle elezioni, in casa Margherita si accenda un congresso di serrato confronto. Non è uomo da battaglia, Belia: è una stella, non un fulmine. La sua luce può solo illuminare, non colpire. Si dà alla macchia per tutta la fase congressuale, uscendone raramente, per dar ragione un po’ a tutti. Il congresso si svolge, il quadro si compone. Fine della battaglia; Belia esce dai boschi. Giusto il tempo di capire che non è più nemmeno nel direttivo del partito e decide: la Margherita non è più casa sua.
Ma non lo dice. Passa settimane a comporre le poche tessere sul tavolo, poi, in gran segreto (tanto che la notizia arriva prima da Roma che da lui!) fonda l´UDEUR a Todi. Sì, l´UDEUR di Mastella, noto centrista, perché intanto Belia ha rivisto le sue idee: il progetto del Partito Democratico non è più condivisibile ed i DS non sono più i primi interlocutori. Meglio parlare con altri, sempre nel centrosinistra.
L´ambizione sembra essere sempre quella: l’assessorato ai servizi sociali. Ma è chiaro: ormai bisogna esporsi, candidandosi, portando nella lista SDI-MRE-UDEUR i voti dei cattolici centristi che non condividono il progetto del Partito Democratico.
Belia sposa la causa. Si impegna, convintamente. Sembra offrire casa per le riunioni, passeggia sottobraccio in Piazza con il deputato umbro UDEUR Capotosti, invita Mastella, che all’ultimo non viene…
Si avvicinano le elezioni, si aprono le scommesse: Belia è dato tra i consiglieri entranti. Stima: 150-200 voti. Sta facendo un’ottima campagna elettorale, soprattutto in quel di Pian di San Martino, dove gira con un tal Floriano Pizzichini (della serie: Dio li fa, poi li accoppia).
A voto avvenuto, si conteranno per Belia 49 (diconsi quarantanove) preferenze. Sparisce per qualche giorno, intento a capire cosa non abbia funzionato di quel meccanismo perfetto. Forse sente l´assessorato ormai lontano. Bisogna ripensare obiettivi e presenza. Non rimane che vedere come butta al secondo turno. Vince il candidato sindaco del centro-destra. E allora… Non resta che rigenerarsi, cercando un nuovo cielo in cui brillare.
Sparisce definitivamente. Di tanto in tanto, con rapide sortite, esce allo scoperto per dar voce all´UDEUR delle 49 preferenze, marcando distinguo con le altre forze di centrosinistra. Prende le distanze dal gruppo consiliare, poi, ad inizio anno la svolta: Mastella entra in crisi, l’UDEUR implode. Belia è libero!
Può passare a destra, per continuare il suo percorso politico, fatto di poche e mobili idee e molti obiettivi, che, ormai, solo il centrodestra può garantire. Primo incarico: Portavoce del PDL, un grande popolo che a Todi sceglie di far portare la voce ad un transfuga con un bagaglio di 49 voti.
Qui finisce, per ora, il racconto della storia di un personaggio in cerca d´autore, con un curriculum politico da trasformista e le ambizioni da stella.
Mi scuso per la domanda che sale d´impeto, ma non la trattengo: da politici del genere che lezioni dovremmo prendere?
Carlo Rossini
4 novembre 2008
San Venanzo: battaglia in Consiglio per la sede del Corpo Forestale dello Stato
Da una richiesta in uso gratuito dei locali dell’edificio scolastico della scuola Media di San Venanzo, di proprietà comunale, inoltrata dal Corpo Forestale dello Stato, nella seduta di giovedì 30 ottobre il Consiglio Comunale ha deliberato di non concedere in uso i locali richiesti, ma, con il solo parere favorevole della maggioranza, è stato deliberato di elargire una somma di denaro (una tantum € 2.500?) come contributo per i servizi che il C.F.S. fornisce al Paese.
Va ricordato alla cittadinanza che tale richiesta era sopraggiunta al Comune a seguito della mancata erogazione di fondi, da parte del Ministero delle Politiche Agricole, per l’affitto dei locali dove ora è ubicato in San Venanzo il Comando Stazione, obbligando lo stesso al trasferimento della sede alla vicina stazione del Monte Peglia (a Km 9).
La motivazione del Sindaco di concedere il contributo come sostegno al C.F.S. per il mantenimento della sede a San Venanzo, ha ricevuto diversi critiche sia da parte della minoranza che da esponenti della maggioranza. Al primo cittadino è stato fatto notare come un provvedimento di questo tipo avrebbe potuto comportare diverse conseguenze per la nostra comunità:
1. si verrebbe a creare un precedente a fronte di altri Corpi dell’arma o Enti assistenziali;
2. l’uso dell’edificio sul Peglia, di proprietà dello Stato, attualmente libero ed inutilizzato, non graverebbe sulle tasche della nostra collettività;
3. la centralità del Comando Stazione sul Peglia, anche rispetto ai Comuni di Montegabbione e Parrano che compongono il raggio d’azione per il C.F.S., ne attesterebbe una dislocazione strategica.
Quando però il clima sembrava trovare unanime il parere dell’intero consesso verso la negazione sia di nuove locazioni comunali, sia di eventuali fondi atti a mantenere la sede nel capoluogo, ecco che il Sindaco, con un tono decisamente autoritario, ha voluto ribadire che il contributo non servirà per l’affitto degli attuali locali, ma sarà solo un sostegno al C.F.S. per il presidio che esercita nel nostro Paese.
E’ sembrato come un richiamo all’ordine, e da quel momento la maggior parte dei consiglieri di maggioranza che prima avevano espresso un pensiero negativo all’improvviso hanno cambiato opinione e si sono schierati in aiuto del Sindaco, che fino a quel momento era sembrato in netta difficoltà.
Il gruppo di opposizione, per coerenza, al momento del voto ha preferito abbandonare l’aula consiliare, precisando che, anche se contrari all’ordine del giorno, comunque nessuno mette in discussione il prezioso servizio svolto dal C.F.S. sia in termini di sicurezza per i cittadini che per la tutela dell’ambiente.
Va menzionato che oltre all’opposizione anche il consigliere di maggioranza Rosati ha scelto di abbandonare l’aula.
Paolo Febbraro, Luciana Gonnellini, Jacopo Meniconi – consiglieri comunali di minoranza
3 novembre 2008
Anche Frontignano al buio: Ruggiano ridacci la luce!
Vorrei comunicare che oltre al black-out di Borgo ne esiste un altro in giro per il comune di Todi (o forse di più, chi lo sa!?).
Io abito a Frontignano e sono 3 giorni che nella frazione c’è il black-out. Nessuna luce!
In aperta campagna potete immaginare il pesante buio che avvolge la ridente frazione poco dopo le 17 del pomeriggio.
In compenso però, nella strada vicino al quartiere Badoglie, strada che porta a Frontignano, si costruiscono rotonde, addirittura con finto pratino, a più non posso!
Come mai? Mi sembrano esagerate e per dimensioni e per "raffinatezza". Ridateci la luce!
Federico Codini
3 novembre 2008
Le controproposte degli universitari di Perugia
Non possiamo più accettare le continue e ripetitive critiche al movimento studentesco che vogliono vedere tutti gli studenti conservatori, soddisfatti e contenti dei disservizi dell’Università. Non possiamo accettarle semplicemente perché non stanno in piedi.
Gli studenti e chi vive l’Università tutti i giorni hanno ben chiari i problemi e le maglie deboli della rete dell’Ateneo; sanno anche però che, ad esempio, le risorse che il nostro Paese destina alla formazione sono decisamente inadeguate e mal spese.
Proprio per questi motivi, gli studenti pensano che sia necessaria e non più rinviabile una seria riforma organica del sistema universitario tutto, che valorizzi il merito e garantisca il diritto allo studio ed una didattica e una ricerca di qualità. Ovviamente, come abbiamo sottolineato ormai da tempo, la Legge 133 non affronta minimamente questi temi, ma elude il problema distruggendo di fatto l’Università pubblica.
La nostra continua presenza nelle Facoltà, nelle piazze, nelle strade e anche sulla stampa è in realtà solo l’inizio della grande elaborazione che vogliamo far partire dall’intero mondo universitario per un complessivo ripensamento del sistema di formazione pubblica. Le nostre prossime iniziative vogliono infatti lanciare una grande mobilità per realizzare il più grande confronto possibile e ripartire dai temi.
In particolare, chiediamo che siano convocati dal Rettore gli Stati Generali dell’Università dell’Ateneo perugino, che devono essere una grande assemblea aperta per cominciare a ripensare l’intero sistema e partire dalle problematiche di studenti, docenti e tutti coloro che vivono l’Università ogni giorno.
Chiediamo quindi che per l’inaugurazione dell’Anno Accademico non siano invitati membri dell’attuale Governo nazionale, in quanto riteniamo incompatibile la distruzione indiscriminata delle accademie con la presenza in un momento così importante per l’Università pubblica.
Chiediamo infine che anche gli Enti Locali prendano una posizione ferma e non equivocabile in difesa delle nostre Università, perché la battaglia che stiamo portando avanti non è e non vuole essere, né ora né mai, una protesta di una parte o di una categoria, ma è e deve essere riconosciuta come un’azione comune per la difesa dell’istruzione e quindi del futuro di tutta l’Italia.
In supporto a queste nostre richieste stiamo già organizzando altre iniziative di protesta creativa. Mercoledì mattina saremo in piazza alla Fiera dei Morti insieme ai professori per portare le lezioni in mezzo a tutta la cittadinanza; Giovedì prossimo saremo infatti ai semafori a lavare i vetri per spiegare a tutta la cittadinanza i provvedimenti in atto e la nostra posizione a riguardo; Sabato sera saremo quindi in piazza per una processione simbolica con tema “beta ignoranza”.
Altre nuove proteste creative sono in fase di elaborazione ed invitiamo comunque tutti gli studenti interessati alle nostra assemblea di mercoledì sera – ore 19:00 aula E di Farmacia, sotto al Rettorato – per discutere insieme di come portare avanti la nostra protesta, ma soprattutto le nostre proposte.
Leonardo Esposito, Sinistra Universitaria – Unione degli Universitari
2 novembre 2008
Le prese di posizione di Caprini sono solo questioni di "lana caprina"
Il ruolo di Rifondazione Comunista nelle passate maggioranze di Sinistra era relativamente determinante e poco considerato dalla Zarina. Gli screzi, tra la Marini e l’allora assessore Marta Cardoni, sono stati un ricorrente motivo che ha posto in una situazione marginale questa forza politica. Dopo la vittoria del centrodestra, ogni possibilità di incidere, anche la più piccola, è venuta meno ed allora il consigliere Caprini si ritrova nelle condizioni di dover disegnarsi una funzione ed occupare uno spazio, difficilmente ottenibili, sia in sede amministrativa che in proiezione nel contesto dell’opinione pubblica.
Preso atto delle capacità oratorie dei suoi interventi in Consiglio comunale, dove però l’azione del consigliere rifondarolo si espleta in maniera monocorde, lo troviamo sempre in prima linea ad additare “le manchevolezze” della Giunta Ruggiano. Sono prese di posizione strumentali che gli fanno porre in secondo piano le sue corresponsabilità amministrative di certe situazioni ereditate dalla Giunta Marini.
Non era il Caprini a fare queste dichiarazioni quando scelleratamente si acquistò il capannone della Chemit? “Esprimo voto favorevole all’acquisto dell’immobile e non solo per le effettive, reali convenienza economiche che derivano da questa vendita e da questo acquisto, appunto perché ricaviamo anche i soldi per rimettere a posto il capannone, ma anche per la qualità dell’acquisto che l’Amministrazione va a fare, sia per quanto riguarda la normativa sulla sicurezza dei luoghi di lavoro, sia per i progetti che l’Amministrazione pensa di sviluppare sul nuovo acquisto”. Pagato oltre due miliardi di lire, oggi vale poco più di settecentomila euro. Allora, le sue, sono solo questioni di lana caprina.
Non ha anche lui concordato il piano di vendite della Giunta Marini dove era inclusa l’alienazione del terreno in Pontenaia che noi abbiamo rivalutato e posto in vendita? Allora, le sue, sono solo questioni di lana caprina.
Dove stava quando le amministrazioni di sinistra si facevano derubare dei servizi ospedalieri? Strilla soltanto oggi per difendere qualche medico il cui ruolo è stato ultimamente compromesso. Allora, le sue, sono solo questioni di lana caprina.
Cosa faceva quando si svendevano nell’Etab immobili per quattro soldi rispetto ai considerevoli investimenti effettuati sugli immobili stessi? Allora, le sue, sono solo questioni di lana caprina.
Fa riferimenti alla mia delega per il decoro del Centrostorico nel lamentarsi del fatto che durante un temporale sia venuta a mancare la pubblica illuminazione in quel di Santa Prassede. A prescindere che dovrebbe spiegarmi che c’entro io in un accadimento del genere, voglio ricordargli che le nuove linee d’illuminazione pubblica sono state poste in opera sotto la sua Maggioranza e che quei nuovi impianti li hanno presi in consegna loro. Se qualche difetto dovesse esserci non può essere caricato su di noi.
Comunque, basterebbe una piccola infarinatura tecnica per sapere che gli interruttori magnetotermici e differenziali possono facilmente scattare durante un temporale per sopratensione, senza che ciò debba dare adito ad un’azione politica gratuita. Se non sono stati previsti automatismi di reinserimento dell’alimentazione, la colpa non è certamente di Ruggiano e tanto meno degli operai alla manutenzione. Allora, anche qua, le sue, sono solo questioni di lana caprina. La sua ironia nell’espletare il suo compito di opposizione è certamente poco consona alla sua carica, come non gli fanno onore le sue estemporaneità di uomo sandwich ed uomo-megafono. Sono soltanto questioni di lana caprina.
Mario Epifani – consigliere Fiamma Tuderte
1 novembre 2008
Il buio di Borgo e quello delle idee della sinistra di Todi
Dobbiamo amaramente constatare che i black-out che ultimamente e spiacevolmente hanno avuto luogo nelle zone di via Santa Prassede, via Cesia e Borgo Nuovo, impallidiscono di fronte al persistente “buio di idee” della Sinistra Tuderte. Ci rammarica che anche il Consigliere Caprini, che si è sempre contraddistinto per battaglie politicamente non condivisibili ma sensate e comprensibili, fin dall’ultimo Consiglio Comunale si sia lasciato trascinare nello stile della polemica fine a se stessa.
L’associazione poi, tra il disservizio elettrico e il presunto immobilismo dell’Amministrazione Ruggiano, sembra poi un vero e proprio salto nel vuoto. Come si è potuto constatare in questi mesi, tanto la Giunta quanto la maggioranza, hanno scelto di non rispondere alle frequenti ed immotivate provocazioni che l’opposizione ha portato tanto nell’aula del Consiglio Comunale quanto sulla stampa locale. Abbiamo scelto invece di concentrare le migliori risorse ed energie per tracciare le linee concrete di un progetto della città, un progetto che, parte dallo svantaggio oggettivo di anni di ritardi nella realizzazione di opere infrastrutturali e sistemiche sul territorio comunale.
Quanto al tanto contestato piano delle vendite, la vicenda è già stata spiegata in maniera esaustiva dall’assessore al bilancio Mario Ciani. Possiamo assicurare che queste alienazioni, già previste dal 1992, riguardano beni totalmente improduttivi di reddito per il Comune ma che potranno essere oggetto di investimenti e di valorizzazione da parte degli eventuali privati aggiudicatari delle aste.
Le somme incamerate consentiranno all’Amministrazione comunale di disporre di ulteriori importanti risorse che, unite ai notevolissimi risparmi in spesa corrente che si sono realizzati nel primo anno di governo della città, consentiranno di impostare un primo importante piano degli investimenti alcune delle cui linee di indirizzo si possono già intuire consultando il progetto per il PUC2 (Piano urbano complesso).
Marco Belia – portavoce PDL Todi
1 novembre 2008
Le mura di Giano dell’Umbria stanno crollando
Ho inviato un’interrogazione scritta al sindaco di Giano dell’Umbria per conoscere quali misure si intendano adottare per le operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria delle antiche mura che cingono il borgo medievale di Giano dell’Umbria. Sono anni, infatti, che non si opera in tal senso e i recenti lavori di pavimentazione di due degli accessi al borgo non hanno fatto altro che peggiorare lo stato delle cose. E’ necessario che Giano venga considerata non solo una vetrina per manifestazioni enogastronomiche, bensì si provveda a pianificare un futuro sostenibile con interventi mirati e risolutivi. In qualità di portavoce di La Destra del comprensorio voglio sapere se Giano sarà lasciata morire o si mirerà a tutelare tutto il suo patrimonio storico e archeologico.
Jacopo Barbarito
1 novembre 2008
Il buio di Borgo è di chi ha amministrato in passato
Il ritornello è sempre lo stesso: l’amministrazione di centrodestra non fa questo, non fa quello, ecc. Prendo lo spunto dall’intervento colorito, caratteristica che lo contraddistingue sempre, di Caprini sul black-out che ha interessato, ma non solo, il rione Borgo.
Sacrosanto e giusto chiedere ed ottenere che la pubblica illuminazione funzioni. Non so con quanta frequenza si presenti il problema, ma se abbinato ad eventi meteo eccezionali, non lo chiamerei consuetudine. Ma al di là di ciò la domanda è un’altra: è colpa di chi amministra ora la città se la pubblica illuminazione versa in cattive condizioni, o colpa di una
cattiva gestione e di una scarsa manutenzione negli anni passati che l’ha ridotta così? Opterei, senza dubbio e senza timore di smentite, per la seconda ipotesi: la causa del problema stà proprio nella scarsa attenzione per la cosa pubblica negli anni passati.
Perciò chiedere è giusto, ma il dito del colpevole andrebbe puntato altrove.
Luca Cardaio