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L'istituto bancario che ha "assicurato" un prestito obbligazionario emesso dall'amministrazione comunale, si rifiuterebbe di fornire dati richiesti anche dalla Guardia di Finanza
dadi-strani
In un tempo in cui tutto il sistema bancario mondiale è sotto accusa, dovrebbe essere interesse delle banche mostrarsi quanto più trasparenti possibile.
Ed, invece, a Marsciano c’è una banca che si rifiuta di far conoscere al cliente dati che questo ritiene essenziali.
Il cliente è il Comune di Marsciano, sollecitato alla richiesta dalla Guardia di Finanza, che nel luglio del 2006 provvide ad emettere un prestito obbligazionario per un importo nominale di € 1.907.000,00 a tasso variabile.

Data la situazione del momento, tassi relativamente bassi, per evitare di doversi trovare nei guai finanziari nel caso di un aumento dei tassi, in pratica il Comune stipulò un’ assicurazione con la Banca in base alla quale, se si tassi dovessero salire oltre un certo limite, la Banca stessa dovrebbe rimborsare il maggior onere al Comune.
Ovviamente il Comune è tenuto, come in ogni assicurazione, al pagamento di un premio.
Quindi “ in data 1/8/2006 è stato sottoscritto il contratto di finanza derivata con Banca Intesa Infrastrutture e Sviluppo spa, che prevedeva l’acquisto da parte del Comune di un "CAP" pari al 4,82%, con scadenza 31/12/2020”.

Ma a giugno dello scorso anno la Guardia di Finanza, Nucleo Polizia Tributaria di Perugia, Gruppo Tutela Finanza Pubblica, Sezione Accertamento Danni Erariali, incaricata dalla Corte dei Conti, Procura Regionale presso la Sezione Giurisdizionale per l’Umbria, ha chiesto di conoscere, tra l’altro, il valore del “Mark to Market” del prodotto in questione al momento della stipula

Il Comune, per stare tranquillo ha quindi richiesto alla Banca di conoscere eventuali costi impliciti applicati di cui l’Ente non era a conoscenza
Ma la Banca ha risposto di non essere obbligata da disposizioni di legge vigenti al tempo della stipula a fornire il dato
Da qui l’instaurarsi di una lite tra Comune e Banca, con quest’ultima che chiedeva soldi e Comune che li negava “ ritenendo dovere dell’istituto comunicare l’eventuale costo implicito applicato e tornava a sollecitare la comunicazione del dato.
Tutto ciò ha ovviamente “ ingenerato dubbi sulla legittimità del prodotto acquistato” ed ora la parola passa ad una società che dovrà fare una “valutazione tecnica del derivato, con particolare riguardo alla stima di possibili situazioni di disequilibrio finanziario conseguenti all’eventuale applicazione di commissioni implicite”, ovviamente a pagamento.
 

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