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Anche le nascite nel nuovo ospedale comprensoriale della media valle del Tevere hanno preso a salire dopo l'iniziale fase di assestamento della struttura che sta divenendo punto di riferimento anche di pazienti extra Umbria
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La notizia certamente di più immediata percezione, per chi ha a cuore la sanità nel territorio della media valle del Tevere umbro, è che da settembre, superata la fase del trasferimento dall’ospedale di Marsciano, anche le nascite – come tutte le restanti attività (vedi i dati in altro articolo) – sono in ripresa presso l’ospedale comprensoriale di Pantalla di Todi.
Secondo il direttore generale della Usl 2 Giuseppe Legato, se il trend si manterrà stabile nel 2012, dovrebbe essere superato abbondantemente quel limite, da non prendere comunque come una mannaia, di 500 parti all’anno che consente di mantenere il servizio.
L’affermazione nel corso dell’affollata assemblea di oggi nella sala riunioni dell’Ospedale, che ha visto anche la presenza del Presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini. Presenza che è stata l’occasione anche di importanti puntualizzazioni sul futuro della sanità dell’Umbria, dell’Ospedale di Pantalla e di quelli dismessi a Todi e Marsciano.
Ad aprire la riunione il dr. Legato che, fatti gli auguri di rito per le prossime festività, s’è tolto qualche sassolino dalle scarpe dopo la pubblicazione, da parte di qualcuno acritica, di un comunicato della Fials emesso dopo una “affollata” assemblea del personale, a cui sembrerebbe abbiano partecipato due soli infermieri della struttura.
Fin troppo facile per il Dg, puntualizzare che nella media valle del Tevere umbro non c’è una pluralità di ospedali per acuti: confondere la casa della salute (o RSA), dove l’assistenza medica è fornita dai medici di fiducia dei pazienti con un ospedale per acuti, è cosa che può dire solo chi non conosce le profonde diversità organizzative e di utenza che si serve dei servizi.

Buona la conferma che comunque le ristrutturazioni dei due ex ospedali procedono – consentendo a regime risparmi di spesa corrente per circa 200 mila euro annui, secondo i programm
i, anche per Todi dove – secondo la Marini – la sanità sta facendo tutto quanto promesso per il riutilizzo della parte del plesso che s’è riservato mentre, per la restante parte, per cui dovevano intervenire indicazioni locali, nulla di concreto s’è ancora mosso. Finita la pazienza probabilmente sarà la Regione che dovrà dar corso alla messa sul mercato di quella parte della struttura.
Quanto al denunciato stress del personale, Legato ha messo in evidenza che i positivi risultati raggiunti – Pantalla è divenuto un polo di attrazione per altri territori interni ed esterni a quello di competenza della Usl ed anche a quello dell’Umbria ed anche nei confronti dell’az.ospedaliera di Perugia (e molto di più lo sarà col montaggio nel prossimo marzo di una Risonanza Magnetica fissa) – vanno a merito degli operatori che di ciò devono essere orgogliosi.
Catiuscia Marini, da parte sua, ha messo in evidenza  come la scelta compiuta (nel 1994 in Umbria c’erano 24 ospedali) di programmare la riorganizzazione delle rete ospedaliera e dei servizi territoriali ha consentito all’Umbria di dover affrontare ora problemi molto minori di quelli che stanno vivendo altre regioni, dove il dibattito è solamente su quanti e quali ospedali da chiudere del tutto.
Scelte già in atto che stanno portando molti pazienti a migrare, per esempio, dal Lazio all’ospedale di Terni perché nelle loro zone, chiuso l’ospedale, non c’è altro posto a cui rivolgersi anche per malattie che potrebbero essere diversamente curate se ci fosse una rete alternativa all’ospedalizzazione
In vero la necessità di riunificare  gli esistenti ospedali umbri in strutture che non fossero centenarie fu posto nel 1980, proprio con riferimento alla media valle del Tevere, dai dirigenti amministrativi della sanità ospedaliera umbra che lanciarono lo slogan “ Due mezzi ospedali non fanno una grande ospedale ma solo un grande mezzo ospedale”.
Poi interessi di bottega fermarono il progetto, ma il seme era stato gettato ed è germogliato anche nel campo della politica che si è potuta avvalere di una struttura amministrativa, ma non solo, avvezza a prendere di petto i problemi prima che incancrenissero, forte di una esperienza passata a dover fronteggiare crisi finanziarie anche molto più gravi di quella attuale, mentre era poco portata ad apparire e comportarsi come yesman, sull’onda e come conseguenza della tanto devastante riforma Bassanini.
Una riforma che, se accelera le giuste scelte della politica, aggrava enormemente la situazione quando le scelte sono sbagliate, perché rende il sistema privo di contrappesi.
 
In tema di alternative la Marini, nel dare notizia dell’avvio della fase esecutiva per il nuovo ospedale di Narni- Amelia, ha ribadito che questa struttura dovrà essere al servizio, almeno per il 70%, di tutta la regione per le fasi riabilitative. Una esigenza che viene dalla necessità di ripensare continuamente le scelte in sanità alla luce dell’evoluzione costante dei riferimenti finanziari ed organizzativi.
Un ripensamento che è avvenuto, strada facendo, anche per l’ospedale di Pantalla che, sfruttando la sua posizione e la sua modernità, sta sperimentando una funzione, non solo al servizio del territorio circostante, ma di “gaglio” di una rete regionale integrata, che dovrebbero porsi l’obiettivo di far sì che nelle aziende ospedaliere ci si concentri sull’alta specializzazione, con il necessario contributo della componente universitaria, per contrastare quella “fuga” verso altre regioni che sottrae risorse alla sanità umbra
Una fuga che, secondo la Marini, è determinata per il 50% non da una libera scelta dei pazienti ma solo dai tempi troppo lunghi per i trattamenti in loco.
Quindi per Pantalla c’è la prospettiva di un progressivo ampliarsi quanti qualitativo delle attività, che non potrà che condurre ad un tasso di occupazione dei posti letto molto più elevato di quello che statisticamente risulta attualmente (75%) a causa del fatto che nel conto non sono entrati, gioco forza, i ricoveri che abitualmente hanno un’impennata dopo le festività di fine anno fin quasi verso aprile.
A quel punto, anche se la Marini non l’ha detto, si porrà il problema di completare la struttura di Pantalla con la “stecca mancante”.
La Marini, comunque, ha posto il dito anche su alcuni aspetti che possono e devono essere migliorati per poter far fronte ai soldi che, dopo quattro manovre finanziarie nazionali, verranno a mancare alla sanità umbra.
Gli obiettivi posti dalla Presidente vanno dalla razionalizzazione anche nell’uso dei farmaci in ospedale, sulla scorta anche di quanto realizzato con le linee guida della rete oncologica regionale, al ripensamento delle due cardiochirurgie presenti in Umbria e che non riescono, nonostante ciò, a trattenere circa un terzo dei pazienti, alla necessità di governare, anche per quelle che si vorrebbero donare, con raziocinio le apparecchiature di “alta tecnologia” che, numerose (180), non paiono utilizzate al meglio, mentre inducono costi rilevanti per il contorno organizzativo che richiedono.
Un richiamo anche al senso di responsabilità di chi gestisce le organizzazioni ospedaliere, alla luce del fatto che nei week end, a partire dal venerdì sera, molta della sanità periferica ospedaliera della regione pare andare in letargo, con un diffuso dirottamento dei malati verso le aziende ospedaliere.
Forse questo accade perché nel tempo s’è diffusa una acquiescenza, anche comoda, ad indicazioni “grifocentriche” che ora stanno mostrando, non solo nel campo sanitario, la componente autolesionista per il capoluogo.
 

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