Il morso forte della crisi, ma anche tante problematiche specifiche, come l’applicazione della direttiva Bolkenstein, il Durc, il contrasto dell’abusivismo e il bisogno di riqualificazione di fiere e mercati: è piuttosto grigio l’orizzonte dei venditori su aree pubbliche, che si sono ritrovati in massa all’assemblea promossa dalla Fiva-Confcommercio, per discutere del loro futuro.
E pur nell’incertezza dell’oggi, il messaggio emerso dall’assemblea è stato positivo e propositivo: gli ambulanti non si arrendono, hanno voglia di reagire e di tornare ad essere protagonisti di una tipologia di commercio che nella realtà umbra ed italiana ha avuto sempre un notevole gradimento da parte dei consumatori.
Nonostante la pesante congiuntura che stanno vivendo, gli imprenditori sono dunque disponibili a proporre soluzioni innovative – ad esempio in termini di orari di fiere e di mercati – e a fare iniziative che possano intercettare nuove tendenze, nuovi bisogni e nuove tipologie di consumatori – ad esempio i giovani – ma nel contempo chiedono di essere supportati in questo sforzo dalle istituzioni, in primo luogo i Comuni, chiamati ad reinvestire i proventi della tassa di occupazione del suolo pubblico nella riqualificazione di fiere e mercati, molti dei quali in crisi di identità e con dotazioni infrastrutturali e logistiche non adeguate.
La Fiva-Confcommercio, in questo senso, ha assunto nell’ultimo anno un ruolo sempre più attivo, incaricandosi, in collaborazione con i Comuni, della realizzazione e gestione diretta di nuove manifestazioni fieristiche: ultime in ordine di tempo Tipico Italiano, in programma a Città di Castello dal 16 al 18 marzo, e il Mercato Europeo del commercio ambulante, in programma a Foligno il 7-8-9 aprile.
Di sicuro quello dei venditori su aree pubbliche è un comparto in forte evoluzione, prima di tutto per il costante e sempre più massiccio ingresso di operatori stranieri, in particolare cinesi, che se non pone particolari problemi di integrazione, sicuramente determina un appiattimento dell’offerta merceologica e una omologazione verso il basso.
Ma il settore sconta anche l’attacco sempre più forte e per alcuni aspetti subdolo dell’abusivismo: infatti accanto alle forme di abusivismo plateali e conosciute – il classico “vu cumprà” che stende la merce a terra in occasione di fiere e mercati e che non ha alcuna autorizzazione – oggi si assiste ad altre tipologie, operatori che commercializzano prodotti a prezzi così stracciati da destare più di qualche dubbio circa la provenienza della merce.
L’uno e l’altro fenomeno sono sempre più presenti e tanto più insostenibili in un momento di così pesante contrazione dei consumi: per questo gli operatori, attraverso la Fiva, ribadiscono la richiesta di una più incisiva azione di controllo e sanzionatoria da parte degli organi preposti.
Per rappresentare questa vera emergenza, che potrebbe nascondere pericolose forme di illegalità, il sindacato Fiva-Confcommercio chiederà un incontro alla Prefettura e proseguirà l’azione di sensibilizzazione e denuncia nei confronti dei Comuni e delle forze dell’ordine, chiamati a garantire un intervento più forte e più incisivo.
“La nostra categoria – dichiara il presidente della Fiva Umbria Massimiliano Baccari – è impegnata in un grande sforzo di modernizzazione, nonostante la crisi dei consumi ci metta in gravissima difficoltà, con tanti operatori che faticano ad andare avanti. Siamo inoltre alle prese con un vero e proprio cambio di identità, a causa dell’inserimento massiccio di operatori stranieri e della contestuale diminuzione degli italiani, specie giovani, fenomeno che pone problemi di integrazione, di mantenimento della qualità, a volte di legalità.
Poiché il nostro settore svolge una funzione economica ma anche sociale molto importante – animiamo piazze, vie, centri storici e siamo luogo di incontro, oltre che di acquisto – chiediamo con forza ai Comuni di sostenere la rivitalizzazione del comparto, con interventi adeguati su fiere e mercati, per non impoverire un patrimonio che da sempre caratterizza la distribuzione commerciale italiana ed umbra”.
Gli ambulanti che vendono prodotti alimentari rappresentano il 22% del totale; il resto opera nel settore non food, con una prevalenza di imprese che vendono abbigliamento, calzature e prodotti tessili (43%); un quota significativa è rappresentata da operatori generici che vendono merce non specificata (32,3%).
Tra i frequentatori il 33,5% sono casalinghe, il 22,5% donne occupate – 10% operai/e 10% disoccupati/e, il 10% under 20 , il 10% altro, il 4% lavoratori autonomi
• Il 64.7% dei consumatori acquista frutta e verdura
• Il 53,2% dei consumatori acquista abbigliamento
• Il 27,8% dei consumatori acquista pesce
• Il 39,1% dei consumatori acquista intimo jeans e maglieria
• Il 27,4% dei consumatori acquista salumi e formaggi
• Il 30,1% dei consumatori acquista calzature e pelletteria
• Ortofrutta 50-55%
• Pesce 35-40%
• Salumi e formaggi 15-20%
• Altri alimentari 10-15%
• Abbigliamento e confezioni 10-12%
• Intimo e maglieria 10-15%
• Jeanseria-camiceria 10-12%
• Casalinghi e articoli da regalo 8-10 -Pelletterie 7-8%
• Calzature 5-7%
• Pelletterie 7-8%
• Piante e fiori 5-6%
• Giocattoli 2-3%
• Igiene e detergenti 3-4%
• Audiomusica 2-3%
• Altri 1-12%