Anche nella giornata di sabato è stato possibile leggere nei quotidiani regionali della possibile strategia per fronteggiare la siccità in corso. In attesa di miracolose piogge tutti gli enti preposti al controllo e alla gestione delle risorse idriche e degli acquedotti forniscono come soluzione l’attingimento delle risorse idriche più in profondità. Questo significa andare ad intaccare (se già non accade) le riserve di acqua sotterranea delle falde acquifere che rappresentano in genere risorse accumulate in epoche passate e non RINNOVABILI.
Prima di arrivare a questa possibilità chiediamo di prendere sul serio anche un’altra modalità per fronteggiare la crisi idrica in corso: limitare i consumi oltre che aumentare i livelli dei prelievi e i consumi riguardano non certo solo noi cittadini a cui non va’ tolto o razionato un bene primario come l’acqua, ma a coloro che usufruiscono della nostra acqua solo ed esclusivamente per PROFITTI.
Già perché se la ricarica delle falde come neve e pioggia è diminuita del 50%, come in questo caso, come possiamo prelevare più in profondità senza temere un prosciugamento definitivo? Contemporaneamente a questi prelievi i consumi finali saranno lasciati tal quali? Qualcuno ha fatto veramente i conti con il ciclo biogeochimico dell’acqua del bacino Sistema dell’Umbria Nord Orientale che si estende per 700 km2 da Monte Cucco ai Monti di Foligno e Spoleto comprendendo anche i Monti di Gualdo? I prelievi che insistono su questo bacino superano la ricarica?
Pensiamo che quando si presenta una crisi nella vita di un individuo o di una società questa debba essere considerata un momento per riflettere e non per continuare a perpetuare uno stile di vita che in qualche maniera può aver favorito o comunque non evitato il momento difficile. In questa occasione però è frequente leggere di aumenti delle bollette fino al 10% a carico del cittadino perché occorre prelevare l’acqua più in profondità con maggior dispendio di energia. Ribadiamo che questa calamità naturale non è stata causata da noi ma è un evento incontrollabile ma su cui l’uomo si può adattare e può farlo adattando anche i suoi consumi e non solo prelevando più a fondo l’acqua.
E vogliamo avere risposte certe sui fondi dei gestori degli acquedotti che non ci pare possibile non disporre economicamente di quanto occorre per queste emergenze visto che è noto a tutti che l’acqua può mancare essendo un bene finito. Non si parla mai concretamente dell’eventualità di razionalizzare l’acqua e di limitare i prelievi estendendo questa pratica a TUTTI coloro che utilizzano l’acqua dai cittadini ma soprattutto ripetiamo alle attività produttive, e a chi adopera UN BENE COMUNE SPERPERANDOLO RICAVANDONE SOLO PROFITTI (QUESTO CONCETTO SI RIPETE PERCHE DEVE ESSERE BENE CHIARO).
Molti cittadini Gualdesi ci raccontano che pensando ai mesi difficili che ci aspettano, se non arriveranno le piogge, in questo periodo primaverile, in cui si lavorano giardini e orti, molti di loro preferiscono coltivare il minimo indispensabile per non dover sprecare troppa acqua per annaffiare riferendosi sia all’acqua pubblica che a quella dei pozzi privati quando presenti. La priorità la danno all’acqua potabile per il consumo umano.
Questo autocontrollo è possibile riscontrarlo anche nell’industria, nell’agricoltura negli uffici pubblici e nelle scuole cioè al di fuori delle mura domestiche? C’è una autorità che provvede seriamente a controllare e limitare l’attingimento di acqua dalle falde, sorgenti, laghi e fiumi anche ai privati e non solo ai cittadini in questi momenti di crisi? E’ giunto il momento storico per rivedere tutte le concessioni e le modalità di rilascio delle nuove perché occorre tener conto che dal 2000 ad oggi il nuovo millennio ha contato ben 4 crisi idriche (2002, 2006, 2007, 2012) e che se la ricarica è ben inferiore ai prelievi e non limitiamo seriamente i consumi e lo sfruttamento rischiamo di prosciugare anche le riserve più preziose.
Il decreto 152 del 2006 così come i vari programmi per la pianificazione e la gestione delle risorse idriche da esso consentiti e previsti anche dai gestori degli acquedotti sono sottoposti alla nostra scrupolosa attenzione per cercare alcune delle risposte ai nostri quesiti e semmai fosse necessario siamo pronti ad intervenire legalmente e legittimamente per rivendicare i nostri diritti affinché sia rispettato e garantito quanto affermato all’ART. 53 comma 1 del suddetto decreto: "Le disposizioni di cui alla presente sezione (NORME IN MATERIA DI DIFESA DEL SUOLO E LOTTA ALLA DESERTIFICAZIONE n.d.A.) sono volte ad assicurare la tutela ed il risanamento del suolo e del sottosuolo, il risanamento idrogeologico del territorio tramite la prevenzione dei fenomeni di dissesto, la messa in sicurezza delle situazioni a rischio e la lotta alla desertificazione", che riassume almeno in parte ciò che ci aspettiamo venga fatto da tutte le autorità che hanno in mano un bene comune che rappresenta la nostra unica garanzia per la vita.
La responsabilità della gestione di questa ennesima crisi idrica ma peggiore delle precedenti è in mano a pochi che per ora sembrano voler fare i conti ancora con l’economia e dimenticano che invece in questi casi sono le regole della Natura a dover essere studiate e applicate. Regole scomode perché eque e giuste che non conoscono la parola denaro ma la sobrietà e il rigore delle quattro lettere che sostengono: VITA…