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Tanto ci vorrebbe ai ritmi attuali per tornare ai livelli di Pil pre- crisi se non si trovano le risorse per investire nelle imprese e per far tornare a spendere una classe media falcidiata nei redditi e nelle possibilità di lavoro
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Che l’economia dell’Umbria fosse in crisi è un fatto di cui pochi dubitavano, ma adesso ci sono anche i dati di Bankitalia a confermarlo, pur  se ci sono imprese che reggono bene e progrediscono in settori dove l’innovazione conta.
Il 40% delle imprese prevede per il 2012 un calo del fatturato, mentre il 30% un aumento.
Ma tra le aziende che hanno investito verso l’internazionalizzazione ben il 78% dichiara un aumento del fatturato, mentre solo il 30% di chi non ha investito vede crescere il volume di affari

Ma il famoso Pil, preso a termometro, dà una temperatura ampiamente sotto zero: meno 5 rispetto ai dati prima dell’inizio della crisi.
E anche Bankitalia segnala che la ripresa in Umbria sarà lenta: ai ritmi del 2011 si riuscirà a risalire solo tra 11 anni, perché l’economia regionale risente più di altre in Italia dei fattori negativi e, per il ridotta incidenza delle esportazioni non consente di approfittare subito della eventuale ripresa internazionale.

Le imprese più in crisi sono quelle del settore costruzioni e quelle del turismo non di qualità ( e costo) a testimonianza che la platea dei consumatori si sta dividendo tra chi (pochi) accresce i propri redditi e chi invece li diminuisce.
Beni e servizi “di lusso”, quindi vanno bene mentre quelli medi e bassi calano e ciò non può non avere effetti sull’occupazione specie quella giovanile.

Nella fascia 15-34 anni il tasso di disoccupazione è del 13% (nel 2009 era del 7,2%), superiore alla media nazionale ed in costante crescita.
Nel 2009 il calo di occupazione è stato del 7,9% (9 mila posti persi), nel 2010 del 4,3% (4.600 posti persi) e nel 2011 del 4,3% (4.400 posti di lavoro persi).
Di fronte alla necessità di lavorare molti ( il 35%) si piegano ad occupazioni con qualifica inferiore rispetto a quella a cui potrebbero aspirare in base al livello scolastico conseguito ed in settori per cui non hanno studiato (45%).

La Presidente della Giunta Regionale, Catiuscia Marini, conscia della crisi e della sua probabil lunga durata ha rivolto un appello “Mai come in questo momento è necessario evitare che ciascuno si chiuda nel suo recinto, ma anzi si deve avere la forza di confrontarsi, di capire le ragioni dell’altro”.
Marini ha anche dubbi su la logica economica che guida l’Italia e l’Europa
: “in questi anni forse l’Europa nel suo insieme ha sbagliato ad avere un approccio finanziario e di esclusiva logica di mercato alla ‘governance’” .

E’ indubbio che quando una famiglia, una nazione si pone, per stupidità, nelle mani degli “usurai”, contraendo debiti su debiti, presto diventa schiava dei creditori.
Ma è altrettanto vero che chi ha i soldi per dare un lavoro ed un reddito adeguato a più componenti di quella famiglia o nazione in modo tale da consentirgli di ripagare i debiti, è in tutt’altre faccende affaccendato: logica miope e apparentemente autolesionista perché poi i debitori non solo diventano impossibilitati a rimborsare i debiti, ma anche a pagare gli interessi.
Abbiamo detto apparentemente autolesionista in quanto non sono pochi quelli i quali ritengono che, come per un bravo usuraio, lo scopo ultimo sia quello di  mangiarsi a poco prezzo le proprietà del debitore.

Eppure i soldi per far ripartire l’economia e così diminuire l’impatto del debito ci sono, eccome!
Solo che sono congelati in quella speculazione
la quale ritiene sia più facile far soldi facendo scommesse finanziarie piuttosto che nell’economia reale.
Illuminante il fatto che, da uno studio di R&S di Mediobanca, risulti che  le banche siano piene dei famigerati “derivati”:  in Europa pari al 53% del prodotto interno del Vecchio Continente (era il 41,3% nel 2010) ed in Usa al 32,8% (dal 26,8%).
Il problema è qui ma pochi sembra vogliano ammetterlo: sia perché si è tra i beneficiari della situazione, sia perché si ha paura di contrariare gli usurai; ma di paura si può anche morire.

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