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L'organizzazione degli industriali presenta una quadro nero dell'economia umbra anche per il 2013 per effetto di una riduzione interna della domanda prevista dai comuni mortali, ma che Confindustria dichiara "imprevista"
cavallo-erba

In Italia la ripresa si allontana, dice il report trimestrale di Confindustria Umbria: la domanda interna (specie i consumi) è calata più del previsto (sic!) e l’export ha perso slancio rispetto a qualche mese fa, nonostante il discreto andamento del commercio mondiale.

L’aumento del numero di quanti cercano occupazione conferma le difficoltà dei bilanci delle famiglie (che ora si ripercuotono maggiormente sui consumi nell’intento di ricostituire soglie di sicurezza nei risparmi), mentre i margini delle imprese sono erosi dai maggiori costi unitari, anche del lavoro.

Le restrizioni creditizie si sono ulteriormente accentuate, sebbene i tassi abbiano smesso di salire; le banche denunciano ancora difficoltà di raccolta e con ciò tendono a diminuire gli attivi.

In Umbria, per la tipica composizione della domanda che, rispetto alla media nazionale, nel complesso dipende meno dalle esportazioni e più dai consumi locali, le dinamiche scontano un plus di penalizzazione che si tradurrà in una accresciuta contrazione tanto nel 2012 quanto nel 2013.

Il quadro dell’indagine tra le imprese aderenti a Confindustria Umbria conferma la strategicità di una più accentuata attenzione alla diversificazione dei mercati
Sono proprio le imprese più internazionalizzate, infatti, quelle che meglio fronteggiano i rigori di una congiuntura tuttora pesante
Come per il sottoinsieme delle imprese esportatrici così anche per il sottoinsieme della imprese con più di 20 addetti si deve prendere nota di un qualche decimo in più di dinamica espansiva.

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