La Camera ha approvato in seconda lettura l’abolizione delle Province, ora la palla ripassa al Senato. La nostra storia è paragonabile alla vita di una farfalla che in breve tempo nasce, cresce, si riproduce e muore?
Senza polemizzare con le scelte compiute nell’ultimo anno, né tantomeno scuotere gli animi di chi ha già preso decisioni inderogabili e il cui animo non si lascerà certo scuotere da queste poche righe, è necessario però ricordare la professionalità unita a umanità dei tanti uomini e donne di questo ente che hanno creduto e credono ancora (nonostante il caos di questi mesi) nel valore della parola servizio e che con una serie di attività di natura più o meno tangibile, hanno contribuito a fornire soluzioni ai problemi piccoli e grandi delle persone.
Per non dimenticare, noi siamo per il cambiamento, lo siamo sempre stati; perché per portare a termine i progetti, peraltro adottati dalla politica, siamo sempre stati in prima linea, al servizio dei cittadini, seppur ammettendo che l’organizzazione adibita a tale scopo si sia rivelata nel tempo complessa, a volte macchinosa e troppo burocratizzata. Sono stati forse commessi errori, compiuti “doppioni” con altri enti, ma sempre con l’unico scopo di aiutare i cittadini.
Un pensiero va a chi ci ha guidato lungo il percorso con l’esperienza personale. Non sfugge che qualcuno si è perso o defilato perché demotivato o entrato in meccanismi poco consoni e, ancora, che certe misure restrittive abbiano penalizzato lo svolgersi delle varie attività e il raggiungimento degli obiettivi.
Per non disperdere quanto di positivo è stato realizzato, è opportuno richiamare alla memoria la dedizione di quanti hanno operato, ad esempio, per soccorrere popolazioni colpite da calamità naturali anche fuori dal territorio di competenza e dall’orario di lavoro, o altri che hanno trascorso intere notti a lavorare per garantire sicurezza in circostanze critiche (come ad esempio quando cedette una parte della diga di Montedoglio e l’Altotevere rischiò di ritrovarsi sott’acqua); o tutti coloro che si sono adoperati e continuano a farlo per il miglioramento, per la riqualificazione e la migliore fruibilità del lago Trasimeno, o quelli che hanno dato e continuano a dare sostegno e vicinanza umana a chi ha perso il lavoro e a chi lo cerca disperatamente da anni. Ma l’elenco può continuare.
Questo è il nostro grido silente: siamo una RISORSA e siamo stanchi di essere bistrattati e considerati un peso. Secondo noi è indispensabile confermare le professionalità che si sono formate in tanti anni di lavoro ed essere trattati in maniera dignitosa. Per avere conferma di queste parole, è sufficiente analizzare la situazione in questo periodo: servizi sospesi, manutenzioni delle strade bloccate, trasferimenti di personale impossibili per via di norme contraddittorie e inattuabili. In conclusione, la medicina sta facendo più danni della malattia?