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Per la riapertura dell'impianto marscianese prima dovranno manifestarsi eventuali acquirenti interessati all'acquisto degli immobili e con un piano industriale credibile di rilancio della viticoltura nel territorio”.
vaglie-imbottigliamento

Sarà difficile “Valorizzare l’impianto di imbottigliamento U.V.A. (Umbria Viticoltori Associati) di Marsciano e metterlo al servizio della viticoltura umbra”, come chiedeva,  con una interrogazione alla Giunta regionale, il consigliere Gianfranco Chiacchieroni (Partito democratico) ricordando che la Regione Umbria è uno dei soci di maggioranza, insieme ad altre cantine della zona, del consorzio che possiede la struttura, chiusa da luglio 2012.

Chiacchieroni metteva anche in evidenza che “le cantine umbre si recano fuori regione per il servizio di imbottigliamento” e che quindi “potrebbero esserci sul mercato soggetti interessati all’utilizzo di questa struttura, che al momento della cessazione dell’attività aveva 20 dipendenti”.

Nella risposta scritta dell’Esecutivo di Palazzo Donini, firmata dall’assessore all’Agricoltura, Fernanda Cecchini ed inviata in Seconda Commissione, viene evidenziato che “al momento risulta difficile ipotizzare un intervento propositivo da parte della Regione stante lo stato di Liquidazione coatta amministrativa (Lca) del consorzio.
Inoltre le disposizioni comunitarie e nazionali non consentono il salvataggio di imprese che si trovano in Lca, né tanto meno consentono, in generale, di utilizzare aiuti di Stato (fondi regionali) o di sviluppo economico (risorse del Psr) a sostegno di imprese che abbiano procedure concorsuali in corso”.

In merito al patrimonio immobiliare del consorzio e dell’impianto di imbottigliamento, la Giunta spiega che “è nelle disponibilità dei liquidatori che, in questi casi, sono tenuti a procedere alla liquidazione di tutti i beni fino allo scioglimento della società”.

La Giunta regionale nella risposta tiene a precisare che “prima della messa in Lca del consorzio, la Regione aveva avviato un tavolo di confronto tra il consorzio e l’affittuario con l’intento di dirimere le controversie e trovare un’intesa utile a mantenere i posti di lavoro e per continuare a fornire un servizio alla viticoltura del territorio. Intesa che, anche se apparentemente raggiunta, non si è poi concretizzata determinando lo stato di liquidazione della struttura.

Tutto ciò – conclude il documento di risposta – non vuol dire che oggi non sia possibile riaprire un tavolo di discussione in merito, ma tale ipotesi può essere perseguita soltanto al verificarsi di alcune condizioni, in primis ascoltando i liquidatori nominati dal Mise sullo stato della liquidazione e sugli attuali margini di trattativa, se esistenti e, soprattutto, dovranno manifestarsi eventuali acquirenti interessati all’acquisto degli immobili e con un piano industriale credibile di rilancio della viticoltura nel territorio”.

Chiacchieroni fa sapere di ritenersi “parzialmente soddisfatto” dalla risposta della Giunta, perché, “se da un lato la struttura rimane chiusa dall’altro si lascia aperta la possibilità di riaprire un tavolo per verificare eventuali interessi da parte di nuovi soggetti imprenditoriali del settore vitivinicolo ed alimentare in genere”.

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