Far vivere un museo, far parlare un quadro, valorizzare e promuovere il passato della propria città attraverso il social più amato da bambini e bambine: TikTok.
È l’iniziativa messa in campo sabato pomeriggio a Todi, dove negli spazi del museo-pinacoteca è stato organizzato un laboratorio gratuito di educazione alla consapevolezza digitale, che ha proposto i social non più come luogo di annoiato e ripetitivo svago ma di crescita e stimolo in termini di relazioni, conoscenze e, nel caso specifico, di promozione culturale e turistica.
Dopo una introduzione sul corretto uso di smartphone e applicazioni, i partecipanti sono stati invitati a scoprire gli spazi museali, a viverli e a farli vivere in una dimensione virtuale, utilizzando un unico profilo condiviso nel quale condividere dei brevi filmati da loro stessi realizzati, liberando la propria creatività nella piattaforma di video sharing.
Unica regola: quella di non riprendere il proprio viso e quello dei propri compagni di gioco, al fine di proteggere la privacy e di eliminare i rischi connessi a una esposizione impropria nella grande piazza di internet.
A bambini e genitori è stata consegnata anche una scheda-decalogo elaborata dagli esperti del Digital Transformation Institute, promotore dell’esperienza in collaborazione con CoopCulture, la società che gestisce gli spazi culturali della città di Todi.
Risultato: tanto divertimento e tanta applicazione pratica, con il conseguimento di una nuova consapevolezza sui rischi e le opportunità legate ai social e alla Rete.
“Il laboratorio di Todi – spiega il professor Stefano Epifani, presidente del DTI – esprime bene il nostro approccio verso la sensibilizzazione dei più giovani, che è il modo in cui #RompiamoLeScatole: ossia cerchiamo di aiutarli a guardare oltre le Black Box dei social media per comprenderne i princìpi ed il funzionamento”.
“Nell’occasione, insieme ai bambini partecipanti – sottolinea Francesca Tenti, coordinatrice di CoopCulture Todi – abbiamo potuto apprezzare anche le potenzialità di TikTok in termini di promozione, visto che al termine del laboratorio era già centinaia le visualizzazioni dei filmati postati con protagoniste le opere ospitate nel museo.”