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Ne fanno parte Michele Filippetti, chitarra  e voce, Alessandro Fredro, batteria, Francesco Coata, tastiere, Francesco Fortunati, basso, Ludovico Nizzo, seconda chitarra, freschi di debutto in pubblico con i primi concerti
bassa pressione

La storia è simile a quella della nascita di tutte le grandi band: un gruppo di amici, la stessa passione,  un garage come locale per la prove.  Questa storia, tutta tuderte, almeno per ora, porta il nome di “Bassa Pressione”. Ne fanno parte Michele Filippetti, chitarra  e voce, Alessandro Fredro, batteria, Francesco Coata, tastiere, Francesco Fortunati, basso, Ludovico Nizzo, seconda chitarra, freschi di debutto in pubblico con i primi concerti.

La loro avventura è iniziata già da alcuni anni, con un altro nome, peraltro – 365 – scelto da quello del negozio dove hanno iniziato a provare, nel magazzino di scarpe messo a disposizione dal padre di uno di loro. Mesi e mesi di prove, qualche cambio nella formazione iniziale e quando ormai si sentivano pronti è arrivato il Covid a fermare tutto e tutti. Ma quando la passione c’è, nessuno può fermare la musica. E così sono ripartiti, fino a provare l’emozione di sentirsi “gruppo” e quindi pronti.

“A quel punto – racconta Michele Filippetti – abbiamo pensato che dovevamo darci un altro nome ma non riusciavamo a trovarlo. Poi un giorno, in due abbiamo comprato la stessa camicia, con le stesse scritte impresse sopra e una di queste, la più evidente, era ‘Bassa Pressione‘. Un po’ ci piaceva, un po’ lo abbiamo visto come un segno del destino e così eccoci qui”. Il primo concerto in un pub, a Todi, poi presso la Cantina Todini, dove hanno raccolto i primi applausi.

La loro musica può essere inquadrata nel rock alternativo. Hanno già scritto dei pezzi, tra cui 2365, dove ritorna il riferimento futuristico al negozio, anche nel testo, e l’obiettivo è quello di avere un repertorio di sole canzoni proprie. Ci sono già le prime richieste per esibirsi, ma adesso per qualche settimana uno di loro andrà all’estero con un Erasmus. Al ritorno torneranno a provare e a suonare. L’obiettivo? “Per ora – confida Filippetti – far stare bene la gente che ci ascolta ed esprimerci, mandare qualche messaggio con un linguaggio universale come quello della musica”.

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