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Dopo una lunga discussione in Consiglio Comunale sulla sua collocazione, venne dato il via alla sua realizzazione nel 1915, con una spesa preventivata di 1.209,09 lire
lavatoio

Il primo lavatoio pubblico di Monte Castello di Vibio risale al lontano 1915, epoca nella quale fu realizzato anche il nuovo acquedotto comunale proveniente da alcune sorgenti ubicate nelle vicinanze del paese di Doglio.
Per secoli, per le esigenze quotidiane delle famiglie del capoluogo, si era utilizzata l’acqua raccolta nei vari pozzi cisterna esistenti nel centro storico oppure quella dei fossi o del torrente Faena. 

L’arrivo per caduta di acqua corrente dalla frazione di Doglio, determinò anche la decisione da parte del Consiglio Comunale montecastellese di realizzare, finalmente, un lavatoio pubblico al fine di evitare lunghi spostamenti nelle campagne circostanti e di rendere così un grande servizio alla popolazione. 

Ma dove realizzare il manufatto? Le ipotesi in campo erano due: sotto il piazzale della chiesa parrocchiale a pochi passi dalle abitazioni oppure in una zona più appartata? Della questione fu investito l’ing. Vignaroli che, insieme all’ing. Caprara, era già stato incaricato della progettazione dell’acquedotto appena inaugurato. Vignaroli sconsigliò la prima ipotesi sia perchè troppo onerosa (sarebbe costata almeno 4.500 lire in più) e sia per evidenti ragioni di igiene pubblica. Nella sua relazione l’ingegnere ricordava infatti che: “I lavatoi in genere sono sempre un poco discosti dall’abitato, ben ventilati, soleggiati e in località dove facilmente si possono sistemare i panni dove questi non siano proprio a contatto col pubblico”.

Il sindaco Giuseppe Nucci, nella seduta del 24 ottobre 1915, riferì che, interpellato in proposito il proprietario dello spazio da espropriare attiguo alla piazza, Oliviero Pettinelli, questi si era dichiarato contrario e pronto ad opporsi anche per le vie legali. Il consigliere Serafino Ciani si dichiarò favorevole ad una ubicazione diversa da quella attigua alla piazza e suggerì gli spazi sottostanti all’area dove, a quel tempo, si svolgeva il mercato, oggi trasformati in giardini pubblici. Anche altri consiglieri si associarono alla proposta di Ciani. 

Il Sindaco Nucci chiese allora ai consiglieri se ritenessero opportuno indire un’asta pubblica per l’esecuzione dei lavori o di affidare gli stessi all’impresa Angeli – Farnesi che aveva realizzato l’acquedotto comunale. I consiglieri si dichiararono favorevoli a questa seconda ipotesi in quanto la ditta stessa aveva “eseguito i lavori dell’acquedotto a regola d’arte e non ha dato luogo a lamenti o reclami di sorta”.

Terminata la lunga discussione, il Consiglio Comunale decise quindi di collocare il lavatoio nel luogo in cui si trova tutt’ora ovvero lungo la discesa che conduce al cimitero (oggi denominata via della Pace), affidandone la progettazione agli stessi ingegneri Caprara e Vignaroli. Il costo preventivato fu di 1.209,09 lire. Della costruzione originaria del manufatto rimane una foto d’epoca scattata ai primi degli anni Sessanta da Sydel Silverman con alcune donne del paese intente a lavare i panni. Si notano inoltre alcune bottiglie utilizzate, evidentemente, per il prelievo di acqua potabile.

Nel corso degli anni il manufatto è stato trasformato ed oggi si presenta con varie vasche in cemento e una tettoia a falda coperta a tegole. L’alimentazione viene attualmente assicurata attraverso l’utilizzazione dell’acqua proveniente dal pozzo cisterna di piazza Vittorio Emanuele II.

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