Dina Zucconi ha fatto 100 lo scorso 6 luglio. E pensare che un mese fa gli era stato dato l’olio santo. La signora Dina ci riceve nel giardino di casa, dove vive con il figlio Alessandro e la nuora Simonetta, la nipote Beatrice col marito e due pronipotine. Cosa è successo un mese fa? “Non mi ricordo nulla, Dicono che sono caduta, causandomi problemi a sei vertebre”. Insomma sembrava in fin di vita, tanto che hanno chiamato don Emanuel. E invece eccola qua, vispa e con una memoria da far invidia.
Il papà Francesco e la mamma Amalia erano contadini, e vivevano in una casa alla periferia di Marsciano, proprio dove ora c’è la Casa colonica, gestita dal Centro di igiene mentale. Poi si sono spostati al vocabolo Cantine, poco sopra l’attuale pista di motocross. Dina aveva due fratelli, Pasquale e Oliviero, e quattro sorelle, Giovanna, Enia, Rina e Leandra. A sei anni viene iscritta alla prima elementare. “Ma non mi piaceva andare a scuola e così finita la prima non ci sono più andata”.
Poco distante c’era la famiglia contadina dei Segazzi e nel 1948 sposa Gino e si trasferisce a casa dello sposo. Si ricorda il giorno del matrimonio? “Certo. Siamo andati a piedi alla chiesa San Giovanni Battista, e poi di nuovo a casa mia, sempre a piedi, in tutto un paio d’ore. Il pranzo dai miei”. Viaggio di nozze? Sorride:”Lo faremo di là. A quei tempi non c’erano le possibilità”. Gino è morto nel 2009. Nel 1968 la famiglia Segazzi si è trasferita in via Fontanelle, nel rione Ammeto, facendo sempre il lavoro dei campi e allevando prima maiali e poi vaccine. Dina e Gino hanno avuto due figli: Alessandro e Antonella che gli hanno regalato quattro nipoti (Eleonora, Beatrice, Daniele e Riccardo) che a loro volta hanno allargato la famiglia con sei pronipoti (Giorgia, Alice, Alessandra, Giulia, Davide, Gioele, Gaia, Tommaso, Gabriele e Zoe). Nel 1978 la famiglia Segazzi si sposta in via delle Dogane, tra i rioni Pallotta e Via Larga.
Come si fa ad arrivare a cento anni? “Non lo so, forse una ricetta è di non prendersela troppo. Ho sempre mangiato di tutto, ma senza esagerare. Un po’ di vino a pranzo e a cena. Quando lavoravo nei campi anche un bicchiere per darmi forza”. La fatica non le ha mai fatto difetto. “Per lavare i panni andavamo a piedi al Fersinone con la cesta sulla testa. Poi, ancora bagnati, li riportavamo a casa dove si sbiancavano con cenere e acqua bollente. Chi si lamenta oggi che hanno la lavatrice, mi fanno un po’ rabbia”.
I nipoti l’hanno fatta arrabbiare qualche volta? Sorride e guarda Riccardo:”A lui una volta l’ho rincorso e l’ho schiaffeggiato. Era un gran birichino. Ma anche con gli altri: quando ci voleva non ci pensavo due volte”. Il 6 luglio festicciola in famiglia e domenica 9 festa grande con tutti i discendenti. Auguri nonna Dina.