Dal cimitero di Compignano, frazione di Marsciano, spariscono, da dietro una cappellina privata, in un venerdì di agosto, una quarantina di mattoni, selezionati, puliti, scelti con cura da mio padre, muratore per una vita intera.
Mattoni destinati a essere utilizzati, nel momento in cui viene a mancare qualcuno, per murare i loculi presenti nella cappella di famiglia.
Quaranta mattoni che sono un piccolo “tesoro” per la nostra famiglia. Non certo per il valore economico, ma per il desiderio di mio padre di pensare a tutto e di curare i minimi dettagli, soprattutto quando si trattava del suo lavoro.
Subito dopo la triste scoperta, pensiamo che si possa trattare di un furto e, prima di segnalarlo alle forze dell’ordine, decidiamo di chiedere informazioni al Comune. Scopriamo così che c’è stato l’ordine – arrivato via PEC da parte dell’assessora Borzacchiello – di “buttare tutto ciò che è nei cimiteri” entro il termine perentorio di domenica 6 agosto.
Ci viene spiegato che scope, recipienti per l’acqua, mattoni, tavole, cavalletti ma anche pietre lapidarie lasciate dentro i cimiteri devono essere buttate. Il tutto senza avvisare i legittimi proprietari (spesso concessionari di terreni, quindi facilmente identificabili) con una email, una telefonata o una vecchia lettera.
Non c’è mezzo annuncio sul sito del Comune di Marsciano né un semplice foglio di carta volante appeso all’ingresso dei cimiteri che inviti a togliere ciò che altrimenti sarebbe destinato a sparire per sempre.
Non una mezza parola da parte del Comune che evidentemente ritiene che oggetti sparsi possano rendere “disordinati” quei luoghi di culto dove le piante non vengono potate nemmeno su richiesta esplicita perché potenzialmente dannose per le cappelle; dove l’erba spesso cresce indisturbata e dove non vengono fatti lavori di manutenzione da tempo.
Una attenzione al particolare per il disordine altrui e una completa disattenzione per la comunicazione efficace che somiglia più a violenza amministrativa che ad attenzione alla collettività e ai cittadini.
Non so se riuscirò a recuperare quei quaranta mattoni che mio padre ha accarezzato uno per uno come era solito fare prima di murarli.
Spero solo che questa lettera possa fare da avviso per altri (se sono ancora in tempo a spostare cose di proprietà) e che possa denunciare un modo di fare irrispettoso, quasi surreale per una pubblica amministrazione.