A dieci anni dalla morte, la città di Todi rende omaggio a Curtis Bill Pepper, giornalista e scrittore americano, corrispondente nel dopoguerra delle maggiori testate statunitensi, prima vivendo a Roma e poi, dall’inizio degli anni Settanta, nelle campagne tuderti di Torregentile, sempre insieme alla moglie, la scultrice Beverly Pepper.
La coppia, giornalista e scrittore di fama lui, artista volitiva e altrettanto famosa lei, intessono relazioni tra gli Stati Uniti e Todi, rafforzando il nome e la visibilità della città come punto di riferimento per artisti e intellettuali, alcuni dei quali li seguiranno nella scelta di insediarsi in quella che solo due decenni più tardi acquisirà notorietà come “città ideale”.
Il Comune, sabato 7 dicembre, riconoscerà Curtis Bill Pepper come cittadino d’onore e uomo di cultura intitolandogli una strada, proprio nella frazione di Torregentile dove ha vissuto a lungo dopo averla scelta ed essersene innamorato, al pari di Beverly che nel 2019 ha donato una ventina di sue opere alla città di Todi per dare vita ad un parco monotematico, collegato in rete, grazie alla Fondazione che porta il suo nome, con le altre città italiane e straniere dove sono presenti sue sculture.
Oltre a dedicargli una strada, Todi lo celebrerà con la mostra “Viaggio in Sicilia 1959 1961”, una selezione delle fotografie che lo stesso Bill scattò nell’isola, della quale fu colpito dalla drammaticità del suo paesaggio e della sua realtà ancora rurale legata a tradizioni ancestrali. Armato della sua Nikon F, scatterà senza sosta prendendo appunti. Pensava di realizzare una guida “anti turistica”, come lui stesso scrisse, su una Sicilia vera, “non quella delle note località turistiche, non quella delle rovine greche, né quella delle strade lastricate delle principali città siciliane“.
Non la realizzerà mai: rimangono poche note e un corpo di fotografie tra negativi e stampe. Di queste il figlio John R. Pepper e Angelo Bucarelli ne hanno selezionate le 50 esposte nella Sala delle Pietre dei Palazzi Comunali, dove la mostra verrà inaugurata nel pomeriggio dello stesso 7 dicembre, per rimanere aperta fino al 12 gennaio 2025.
Pepper aveva appreso l’arte fotografica dall’amico e grande maestro Henry Cartier Bresson. Nelle sue foto si può apprezzare il talento di sintesi del grande giornalista, professionista della parola, e al tempo stesso la sua capacità di raccontarla con intensità al lettore. Pepper, infatti, maneggia la macchina fotografica con destrezza fulminante, riuscendo a cogliere sempre con successo quello che la scena che gli è di fronte gli racconta al di là della realtà oggettiva.
“Così – scrive Angelo Bucarelli nella presentazione della mostra – nelle donne che scendono la gradinata Pepper racconta il ruolo della donna in quella società. Così la vibrazione della poca luce sui corpi drammatici dei lavoratori/schiavi della miniera di zolfo apre il sipario della loro condizione umana. Così negli uomini che passeggiano ci racconta l’omertà antica di un taciuto e primitivo accordo. Così nella foto scelta a immagine della mostra, l’incontro a contrasto del carro siciliano e della spider dei turisti in una lunga prospettiva parla della fatica di quella terra per raggiungere il futuro che è già presente altrove. Ogni foto, ogni specifico fotografico è ben strutturato facendo trasparire la dimestichezza don il mondo della storia dell’arte che lui conosce bene. Non è un caso la “danza” matissiana dei lavoratori delle saline“.
Bill Pepper ha diretto l’ufficio di corrispondenza per il Mediterraneo del Newsweek con sede a Roma dalla metà degli anni 50 alla metà degli anni 60. Ha lavorato per Edward R. Murrow come corrispondente a Roma per la CBS News e come vaticanista per la United Press International. Ha pubblicato sette libri. La sua ultima opera, Leonardo, è un romanzo biografico su Leonardo da Vinci la cui ispirazione risale ai primi anni dopo i suoi studi sul Rinascimento italiano presso l’Università di Firenze.
Durante la seconda guerra mondiale, si unì al MIS-X, reparto specializzato dell’intelligence che organizzava manovre diversive e si occupava dei militari sfuggiti agli scontri o evasi dalle prigioni nemiche. Assegnato al fronte italiano, si unì alla A-Force, unità di campo del MIS-X assegnata alla quinta armata creando segretamente vie di fuga dietro le linee tedesche per riportare a casa i piloti abbattuti e i prigionieri di guerra fuggiti. In seguito, fu assegnato all’unità che organizzava fughe ed evasioni per la 8ª Armata britannica. Per i servizi resi in guerra fu decorato dall’esercito degli Stati Uniti. Dopo la guerra, rimase in Italia a dirigere una unità che indagava su 143 presunti crimini di guerra contro il personale dell’esercito e dell’Air Corps degli Stati Uniti.