“Oggi abbiamo depositato il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica – spiega l’assessore all’Istruzione della Regione Umbria Fabio Barcaioli – l’Umbria non può essere l’unica Regione d’Italia penalizzata dal decreto ministeriale sul dimensionamento scolastico, che stabilisce il numero dei dirigenti e dei direttori amministrativi per le scuole. Il decreto ci assegna 130 autonomie, due in meno rispetto a quanto riteniamo corretto, perché il ministero ha calcolato i posti in base a stime previsionali anziché sul numero effettivo di studenti iscritti. Pretendiamo che la normativa venga applicata in modo corretto e coerente con la realtà delle scuole umbre”.
Il riferimento è al decreto interministeriale n. 124 del 30 giugno 2025, con cui il Ministero dell’Istruzione e quello dell’Economia hanno definito il contingente di dirigenti scolastici e Direttore dei Servizi Generali Amministrativi (Dsga) per l’anno scolastico 2026/2027. Tutte le Regioni hanno ottenuto un aumento, tranne l’Umbria, rimasta a 130 autonomie scolastiche.
L’atto chiede la rettifica del decreto e l’assegnazione di due autonomie in più, portando a 132 il numero complessivo delle dirigenze umbre.
“La Regione conta oltre 101 mila studenti e un territorio in gran parte montano, dove la scuola è spesso l’unico presidio pubblico – aggiunge l’assessore all’Istruzione – Nelle settimane scorse, in Assemblea legislativa, è stato presentato il piano formativo regionale, con cui sono stati già attuati sette accorpamenti scolastici su nove richiesti dal Ministero, sei in Provincia di Perugia e uno nella Provincia di Terni”.
“Abbiamo cercato il dialogo con il Ministero per mesi – prosegue Barcaioli – chiedendo di correggere un errore che appare evidente, ma non abbiamo mai ricevuto risposte. Il ricorso è stato necessario per tutelare le nostre scuole e le comunità che vivono nei territori più fragili”.
“Due autonomie – conclude Barcaioli – possono sembrare poche ma significano due presidi didattici che restano aperti, due comunità che continuano ad avere un punto di riferimento. Il ministro Valditara ha scelto di trattare la scuola pubblica solo in forma di tagli e divieti calpestando le esigenze delle comunità che la sostengono ogni giorno. Con questo governo rischiamo di lasciare le generazioni future senza strumenti, senza conoscenze, incapaci di difendere il loro futuro. È una scelta politica precisa, chi governa oggi ha deciso che istruzione, cultura e territorio non contano, e noi non possiamo accettarlo”.








